Il presente lavoro si inserisce all'interno di un filone di ricerche svolte dal Dipartimento di Psicologia dell'Università di Torino, inerenti il tema della deumanizzazione. Per deumanizzazione, nel contesto intergruppi, si intende la negazione delle qualità umane ai membri di gruppi diversi dal proprio (Volpato, 2011).In aggiunta a questa forma esplicita di deumanizzazione, i lavori di Leyens e colleghi (2000) ne hanno messo in evidenza una forma ¿sottile¿ identificata con il termine ¿infraumanizzazione¿. Il lavoro proposto si propone di studiare i processi socio-psicologici che sottendono tali fenomeni e indagare quali variabili abbiano un ruolo nel darne origine o nel modularne la probabilità di comparsa e l'intensità.In particolare, si è scelto di concentrare l'attenzione sul ruolo della minacciosità percepita dell'outgroup nei processi deumanizzanti. Il quesito a cui la ricerca intende rispondere può essere formulato come segue: ¿La minacciosità percepita dell'outgroup modera la relazione fra l'identificazione con l'ingroup e la tendenza alla deumanizzazione?¿. Il costrutto della minacciosità percepita dell'outgroup è stato scomposto in tre dimensioni, per poter indagare il ruolo giocato da ognuna di esse: - La minacciosità materiale, individuata a partire dall'analisi del Modello del Conflitto (Bar-Tal,1990); - La minacciosità simbolica, individuata a partire dall'analisi del Modello del Contenuto degli Stereotipi (Fiske et al., 2002), e del Modello del Processo Duale di Duckitt (2001); - La minaccia alla distintività dell'ingroup, individuata a partire dai risultati emersi dagli studi di Vaes e colleghi(2003), e indagata empiricamente dai due lavori di tesi presi in esame, che hanno ispirato la ricerca qui presentata (Posa, 2012, Polla Mattiot, 2012). Si è inoltre tentato di manipolare questa variabile, creando quattro gruppi sperimentali. L'ipotesi di ricerca prevedeva che entrambe le relazioni, quella fra identificazione con l'ingroup e deumanizzazione, e quella fra identificazione con l'ingroup e infraumanizzazione, fossero moderate dal livello di minacciosità percepita dell'outgroup. La ricerca è stata condotta su un campione di 100 studenti della facoltà di psicologia dell'Università di Torino. Le analisi della varianza, condotte al fine di confrontare i livelli di minacciosità percepita espressi dai partecipanti alle quattro diverse condizioni sperimentali, non mostrano alcuna differenza fra le risposte date dai partecipanti manipolati e le risposte date da chi appartiene al gruppo di controllo. Gli elementi raccolti danno sostegno all'ipotesi di una modalità manipolativa inadatta e inefficace e di una categorizzazione poco saliente per il campione considerato, quali concause degli insoddisfacenti risultati ottenuti. I risultati delle due regressioni di moderazione, condotte per verificare il ruolo svolto dal livello di minacciosità percepita, non hanno fornito sostegno empirico all'ipotesi di ricerca, lasciando irrisolto l'interrogativo di partenza.I risultati, deludenti rispetto alle ipotesi iniziali, hanno reso necessaria una rilettura onesta e critica del lavoro svolto che ha posto in evidenza i problemi e i limiti del lavoro presentato. Elencando i punti di criticità del lavoro svolto sono emerse riflessioni metodologiche utili ad orientare alcune scelte critiche di chi, prima di dirottare l'interesse della ricerca sul ruolo di altre variabili, riterrà opportuno ripetere lo studio. In questo modo le future ricerche potranno, ad esempio, avere l'accortezza di adoperare un campione più numeroso ed eterogeneo, tentare di costruire batterie di item meno onerose dal punto di vista cognitivo e meno monotone, utilizzare altri metodi di somministrazione, costruire situazioni ad hoc utili a manipolare la percezione di minacciosità e sperimentare categorizzazioni sociali differenti.

Identificazione con l'ingroup, deumanizzazione dell'outgroup e percezione di minaccia: uno studio sperimentale.

PASTRONE, VIRGINIA
2011/2012

Abstract

Il presente lavoro si inserisce all'interno di un filone di ricerche svolte dal Dipartimento di Psicologia dell'Università di Torino, inerenti il tema della deumanizzazione. Per deumanizzazione, nel contesto intergruppi, si intende la negazione delle qualità umane ai membri di gruppi diversi dal proprio (Volpato, 2011).In aggiunta a questa forma esplicita di deumanizzazione, i lavori di Leyens e colleghi (2000) ne hanno messo in evidenza una forma ¿sottile¿ identificata con il termine ¿infraumanizzazione¿. Il lavoro proposto si propone di studiare i processi socio-psicologici che sottendono tali fenomeni e indagare quali variabili abbiano un ruolo nel darne origine o nel modularne la probabilità di comparsa e l'intensità.In particolare, si è scelto di concentrare l'attenzione sul ruolo della minacciosità percepita dell'outgroup nei processi deumanizzanti. Il quesito a cui la ricerca intende rispondere può essere formulato come segue: ¿La minacciosità percepita dell'outgroup modera la relazione fra l'identificazione con l'ingroup e la tendenza alla deumanizzazione?¿. Il costrutto della minacciosità percepita dell'outgroup è stato scomposto in tre dimensioni, per poter indagare il ruolo giocato da ognuna di esse: - La minacciosità materiale, individuata a partire dall'analisi del Modello del Conflitto (Bar-Tal,1990); - La minacciosità simbolica, individuata a partire dall'analisi del Modello del Contenuto degli Stereotipi (Fiske et al., 2002), e del Modello del Processo Duale di Duckitt (2001); - La minaccia alla distintività dell'ingroup, individuata a partire dai risultati emersi dagli studi di Vaes e colleghi(2003), e indagata empiricamente dai due lavori di tesi presi in esame, che hanno ispirato la ricerca qui presentata (Posa, 2012, Polla Mattiot, 2012). Si è inoltre tentato di manipolare questa variabile, creando quattro gruppi sperimentali. L'ipotesi di ricerca prevedeva che entrambe le relazioni, quella fra identificazione con l'ingroup e deumanizzazione, e quella fra identificazione con l'ingroup e infraumanizzazione, fossero moderate dal livello di minacciosità percepita dell'outgroup. La ricerca è stata condotta su un campione di 100 studenti della facoltà di psicologia dell'Università di Torino. Le analisi della varianza, condotte al fine di confrontare i livelli di minacciosità percepita espressi dai partecipanti alle quattro diverse condizioni sperimentali, non mostrano alcuna differenza fra le risposte date dai partecipanti manipolati e le risposte date da chi appartiene al gruppo di controllo. Gli elementi raccolti danno sostegno all'ipotesi di una modalità manipolativa inadatta e inefficace e di una categorizzazione poco saliente per il campione considerato, quali concause degli insoddisfacenti risultati ottenuti. I risultati delle due regressioni di moderazione, condotte per verificare il ruolo svolto dal livello di minacciosità percepita, non hanno fornito sostegno empirico all'ipotesi di ricerca, lasciando irrisolto l'interrogativo di partenza.I risultati, deludenti rispetto alle ipotesi iniziali, hanno reso necessaria una rilettura onesta e critica del lavoro svolto che ha posto in evidenza i problemi e i limiti del lavoro presentato. Elencando i punti di criticità del lavoro svolto sono emerse riflessioni metodologiche utili ad orientare alcune scelte critiche di chi, prima di dirottare l'interesse della ricerca sul ruolo di altre variabili, riterrà opportuno ripetere lo studio. In questo modo le future ricerche potranno, ad esempio, avere l'accortezza di adoperare un campione più numeroso ed eterogeneo, tentare di costruire batterie di item meno onerose dal punto di vista cognitivo e meno monotone, utilizzare altri metodi di somministrazione, costruire situazioni ad hoc utili a manipolare la percezione di minacciosità e sperimentare categorizzazioni sociali differenti.
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