Il lavoro di tesi ha portato ad individuare le aree che sono state oggetto di processi geo-idrologici mediante ricerche presso gli Archivi Comunali e rilevamento geomorfologico (riprese aeree multitemporali e ricognizioni in sito). I dati raccolti serviranno per la realizzazione di strumenti utilizzabili nella pianificazione territoriale e in Protezione Civile. L'area oggetto della ricerca (Biellese Orientale, Piemonte; ca. 100 km2) è stata intensamente interessata dagli effetti dannosi dall'evento alluvionale del 1-2 novembre 1968, l'analisi sulla suscettibilità da frana è stata condotta su un'area più di dettaglio (ca. 25 km2).La ricerca è articolata in più fasi. Analisi geo-morfologica: sono stati distinti i settori in base alla pertinenza geologica e morfologica. Analisi storica: definita come la prima tappa del processo di conoscenza di un fenomeno di instabilità, la quale permette di posizionare un evento nel tempo tra le altre trasformazioni spaziali sia di origine naturale, sia antropica sopravvenute nel corso del tempo (TROPEANO & TURCONI, 2004). L'indagine ha permesso l'individuazione e la catalogazione delle aree storicamente interessate da colate detritiche, soil slip e piene torrentizie associato ad un database strutturato in schede di catalogazione degli eventi pregressi con relativa georeferenziazione in ambiente GIS. Analisi delle precipitazioni: dalle elaborazioni è emerso come siano le precipitazioni di breve durata ma con un rain rate elevato (30 mm/30 minuti) quelle in grado di innescare i processi geo-idrologici. Da queste osservazioni ha preso avvio la ricostruzione dell'evento meteo-climatico del 1968 responsabile di estesi allagamenti dei centri abitati e migliaia di frane (densità > 90 frane/km2). Utilizzando l'applicativo Kriging (ArcMap), è stato possibile individuare le aree in cui si sono concentrate le precipitazioni e come sia evoluta nell'arco delle 24 ore la perturbazione. E' emerso che le frane sono state innescate da cumulate di circa 220 mm e combinazioni di durate ed intensità di pioggia crescenti in maniera pressoché proporzionale. Le metodologie statistiche hanno permesso di calcolare il tempo di ritorno delle precipitazioni (>100 anni). Analisi di suscettibilità: volta ad individuare le aree che in futuro saranno potenzialmente instabili, basandosi ¿sull'individuazione e sulla caratterizzazione spaziale di un set di fattori di controllo, e sulla quantificazione delle relazioni spaziali intercorrenti tra questi ed un archivio di frane pregresse, sfruttando l'assunto che le frane future si realizzeranno sotto le stesse condizioni di quelle del passato¿ (GUZZETTI et al.,1999). Trattandosi di movimenti franosi superficiali è stata condotta una campagna pedologica nell'area indagata (20 campioni) per la caratterizzazione geo-meccanica. Uno dei risultati più interessanti è la diversa classificazione granulometrica del suolo in base alla roccia madre di partenza. Sui limi la maggiore concentrazione di frane (76% sul totale). E' stata quindi elaborata la Carta di Suscettibilità utilizzando un approccio statistico/quantitativo che prevede un'architettura analitica in ambiente GIS con la quale ogni fattore, contribuente alle condizioni di instabilità, viene ¿pesato¿ e ricondotto ad un layer informativo. I fattori di controllo dell'instabilità considerati sono: morfologia dei versanti; litologia; uso del suolo; distanza dai corsi d'acqua; acclività ed esposizione dei versanti.
Cause ed effetti degli eventi alluvionali nel Biellese orientale. Methodologie GIS per un'analisi della suscettibilità da frana
GUSSONI, MATTIA
2012/2013
Abstract
Il lavoro di tesi ha portato ad individuare le aree che sono state oggetto di processi geo-idrologici mediante ricerche presso gli Archivi Comunali e rilevamento geomorfologico (riprese aeree multitemporali e ricognizioni in sito). I dati raccolti serviranno per la realizzazione di strumenti utilizzabili nella pianificazione territoriale e in Protezione Civile. L'area oggetto della ricerca (Biellese Orientale, Piemonte; ca. 100 km2) è stata intensamente interessata dagli effetti dannosi dall'evento alluvionale del 1-2 novembre 1968, l'analisi sulla suscettibilità da frana è stata condotta su un'area più di dettaglio (ca. 25 km2).La ricerca è articolata in più fasi. Analisi geo-morfologica: sono stati distinti i settori in base alla pertinenza geologica e morfologica. Analisi storica: definita come la prima tappa del processo di conoscenza di un fenomeno di instabilità, la quale permette di posizionare un evento nel tempo tra le altre trasformazioni spaziali sia di origine naturale, sia antropica sopravvenute nel corso del tempo (TROPEANO & TURCONI, 2004). L'indagine ha permesso l'individuazione e la catalogazione delle aree storicamente interessate da colate detritiche, soil slip e piene torrentizie associato ad un database strutturato in schede di catalogazione degli eventi pregressi con relativa georeferenziazione in ambiente GIS. Analisi delle precipitazioni: dalle elaborazioni è emerso come siano le precipitazioni di breve durata ma con un rain rate elevato (30 mm/30 minuti) quelle in grado di innescare i processi geo-idrologici. Da queste osservazioni ha preso avvio la ricostruzione dell'evento meteo-climatico del 1968 responsabile di estesi allagamenti dei centri abitati e migliaia di frane (densità > 90 frane/km2). Utilizzando l'applicativo Kriging (ArcMap), è stato possibile individuare le aree in cui si sono concentrate le precipitazioni e come sia evoluta nell'arco delle 24 ore la perturbazione. E' emerso che le frane sono state innescate da cumulate di circa 220 mm e combinazioni di durate ed intensità di pioggia crescenti in maniera pressoché proporzionale. Le metodologie statistiche hanno permesso di calcolare il tempo di ritorno delle precipitazioni (>100 anni). Analisi di suscettibilità: volta ad individuare le aree che in futuro saranno potenzialmente instabili, basandosi ¿sull'individuazione e sulla caratterizzazione spaziale di un set di fattori di controllo, e sulla quantificazione delle relazioni spaziali intercorrenti tra questi ed un archivio di frane pregresse, sfruttando l'assunto che le frane future si realizzeranno sotto le stesse condizioni di quelle del passato¿ (GUZZETTI et al.,1999). Trattandosi di movimenti franosi superficiali è stata condotta una campagna pedologica nell'area indagata (20 campioni) per la caratterizzazione geo-meccanica. Uno dei risultati più interessanti è la diversa classificazione granulometrica del suolo in base alla roccia madre di partenza. Sui limi la maggiore concentrazione di frane (76% sul totale). E' stata quindi elaborata la Carta di Suscettibilità utilizzando un approccio statistico/quantitativo che prevede un'architettura analitica in ambiente GIS con la quale ogni fattore, contribuente alle condizioni di instabilità, viene ¿pesato¿ e ricondotto ad un layer informativo. I fattori di controllo dell'instabilità considerati sono: morfologia dei versanti; litologia; uso del suolo; distanza dai corsi d'acqua; acclività ed esposizione dei versanti.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
738441A_allegati.zip
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
12.5 MB
Formato
Unknown
|
12.5 MB | Unknown | |
738441_tesi_elaborato_finale.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
22.55 MB
Formato
Adobe PDF
|
22.55 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/46755