Gli scopi della ricerca La ricerca nasce dall'idea di analizzare il numero di richieste di valutazione logopedica per sospetta disfagia nei pazienti colpiti da ictus, ricoverati nei diversi reparti nel Presidio Ospedaliero ¿Sant'Andrea¿ di Vercelli, dal 01 gennaio 2012 al 30 giugno 2013. Lo scopo finale di questa ricerca è evidenziare l'importanza della presa incarico logopedica precoce (entro 24-48 ore dalla richiesta di valutazione) rispetto al tipo di dieta consigliato alla dimissione. Materiali e metodi Le risorse bibliografiche sono state reperite, attraverso ricerche su internet, nelle banche dati di linee guida ¿ SIGN, SPREAD e NGC, sulle banche dati di revisioni sistematiche ¿ Cochrane Library, Medline, Pubmed. Il lavoro metodologico della mia tesi è stato svolto avvalendosi di una ricerca quantitativa, osservazionale, longitudinale. La popolazione indagata è composta da 239 pazienti, con diagnosi di ictus, di cui 118 maschi e 121 femmine la cui età media è di 78,9 anni, ricoverati nei diversi reparti del Presidio Ospedaliero ¿Sant'Andrea¿ di Vercelli nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2012 e il 30 giugno 2013, individuati a rischio di disfagia in seguito all'esecuzione dello screening ¿Test del bolo d'acqua¿. Analisi dei dati Dei 239 pazienti osservati, al momento della prima valutazione logopedica il 61% di loro non si alimentava per os, ma per via parenterale, mentre l'altro 39% si alimentava con diete di varia consistenza. In seguito alla prima valutazione logopedica delle abilità deglutitorie ci sono state delle modifiche del tipo di diete indicate ai pazienti, in particolare coloro che continuano a non alimentarsi per os, ma solo per via parenterale scende dal 61% al 28%. Il restante 72% si alimenta con diete varie. Ciò significa che un'importante percentuale di soggetti, corrispondente al 33% senza l'intervento logopedico precoce non avrebbe iniziato l'alimentazione per os o la avrebbe iniziata in ritardo, con tutte le conseguenze del caso. In seguito il 38% dei soggetti ha necessitato di ulteriori rivalutazioni e il 25% è andato incontro ad ulteriori modifiche della dieta, in particolare il 5% è passato da una nutrizione parenterale ad una per os, riducendo quindi al 23% la percentuale dei pazienti che non si alimenta per os entro la prima settimana di ricovero. Da notare come le diete iniziali impostate dal reparto e quelle indicate dalla logopedista nel 73% dei casi non corrispondano, in particolare nel 66% dei casi la dieta o il tipo di nutrizione impostato dal reparto era di difficoltà inferiore rispetto a quello che la logopedista ha poi consigliato. Considerazioni conclusive Dall'analisi quantitativa dei dati raccolti durante il periodo preso in esame e nel campione considerato si rileva come sia di fondamentale importanza che i logopedisti operanti nei reparti per acuti degli ospedali attuino un intervento precoce, ed anche specifico, nella diagnosi di disfagia, al fine di ottimizzare le risorse e di migliorare la qualità di vita dei pazienti, andando ad agire anche sul tipo di dieta indicata alla dimissione. Il miglioramento della qualità di vita del paziente che è stato colpito da un evento ischemico è uno degli outcomes più significativi da prendere in considerazione.
La disfagia nell'ictus: prove di efficacia dell'intervento logopedico
PERRON, DANIELA
2012/2013
Abstract
Gli scopi della ricerca La ricerca nasce dall'idea di analizzare il numero di richieste di valutazione logopedica per sospetta disfagia nei pazienti colpiti da ictus, ricoverati nei diversi reparti nel Presidio Ospedaliero ¿Sant'Andrea¿ di Vercelli, dal 01 gennaio 2012 al 30 giugno 2013. Lo scopo finale di questa ricerca è evidenziare l'importanza della presa incarico logopedica precoce (entro 24-48 ore dalla richiesta di valutazione) rispetto al tipo di dieta consigliato alla dimissione. Materiali e metodi Le risorse bibliografiche sono state reperite, attraverso ricerche su internet, nelle banche dati di linee guida ¿ SIGN, SPREAD e NGC, sulle banche dati di revisioni sistematiche ¿ Cochrane Library, Medline, Pubmed. Il lavoro metodologico della mia tesi è stato svolto avvalendosi di una ricerca quantitativa, osservazionale, longitudinale. La popolazione indagata è composta da 239 pazienti, con diagnosi di ictus, di cui 118 maschi e 121 femmine la cui età media è di 78,9 anni, ricoverati nei diversi reparti del Presidio Ospedaliero ¿Sant'Andrea¿ di Vercelli nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2012 e il 30 giugno 2013, individuati a rischio di disfagia in seguito all'esecuzione dello screening ¿Test del bolo d'acqua¿. Analisi dei dati Dei 239 pazienti osservati, al momento della prima valutazione logopedica il 61% di loro non si alimentava per os, ma per via parenterale, mentre l'altro 39% si alimentava con diete di varia consistenza. In seguito alla prima valutazione logopedica delle abilità deglutitorie ci sono state delle modifiche del tipo di diete indicate ai pazienti, in particolare coloro che continuano a non alimentarsi per os, ma solo per via parenterale scende dal 61% al 28%. Il restante 72% si alimenta con diete varie. Ciò significa che un'importante percentuale di soggetti, corrispondente al 33% senza l'intervento logopedico precoce non avrebbe iniziato l'alimentazione per os o la avrebbe iniziata in ritardo, con tutte le conseguenze del caso. In seguito il 38% dei soggetti ha necessitato di ulteriori rivalutazioni e il 25% è andato incontro ad ulteriori modifiche della dieta, in particolare il 5% è passato da una nutrizione parenterale ad una per os, riducendo quindi al 23% la percentuale dei pazienti che non si alimenta per os entro la prima settimana di ricovero. Da notare come le diete iniziali impostate dal reparto e quelle indicate dalla logopedista nel 73% dei casi non corrispondano, in particolare nel 66% dei casi la dieta o il tipo di nutrizione impostato dal reparto era di difficoltà inferiore rispetto a quello che la logopedista ha poi consigliato. Considerazioni conclusive Dall'analisi quantitativa dei dati raccolti durante il periodo preso in esame e nel campione considerato si rileva come sia di fondamentale importanza che i logopedisti operanti nei reparti per acuti degli ospedali attuino un intervento precoce, ed anche specifico, nella diagnosi di disfagia, al fine di ottimizzare le risorse e di migliorare la qualità di vita dei pazienti, andando ad agire anche sul tipo di dieta indicata alla dimissione. Il miglioramento della qualità di vita del paziente che è stato colpito da un evento ischemico è uno degli outcomes più significativi da prendere in considerazione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/46472