Le riflessioni contenute in queste pagine si collocano nel solco della problematica generale di un'analisi fenomenologica e genealogica della forma di vita critica. Che rapporto c'è fra la teoria critica e il soggetto che la incarna? In che modo l'assunzione di una teoria da parte dell'uomo modifica il rapporto che lo lega a se stesso e agli altri? La questione è quanto mai attuale e costituisce una delle linee di sviluppo più vive della filosofia critica odierna: a partire dalla spinta propulsiva degli scritti dell'ultimo Foucault, prospettive anche molto diverse, come per esempio quelle di Judith Butler e Peter Sloterdijk, la ripropongono continuamente al centro del dibattito. L'obiettivo di questo lavoro è arricchire l'analisi del problema ricorrendo a un filtro alternativo: l'opera di Witold Gombrowicz e in particolare i due volumi del suo Diario corrispondenti agli ultimi sedici anni della sua vita, dal 1953 al 1969. Difficilmente classificabile per il suo porsi in una zona liminare in cui convergono autobiografia, letteratura e filosofia, esso si può interpretare appunto come un'indagine sullo sguardo critico e sulla forma di vita ad esso corrispondente.
Il critico immaturo
MANTO, FRANCESCO
2013/2014
Abstract
Le riflessioni contenute in queste pagine si collocano nel solco della problematica generale di un'analisi fenomenologica e genealogica della forma di vita critica. Che rapporto c'è fra la teoria critica e il soggetto che la incarna? In che modo l'assunzione di una teoria da parte dell'uomo modifica il rapporto che lo lega a se stesso e agli altri? La questione è quanto mai attuale e costituisce una delle linee di sviluppo più vive della filosofia critica odierna: a partire dalla spinta propulsiva degli scritti dell'ultimo Foucault, prospettive anche molto diverse, come per esempio quelle di Judith Butler e Peter Sloterdijk, la ripropongono continuamente al centro del dibattito. L'obiettivo di questo lavoro è arricchire l'analisi del problema ricorrendo a un filtro alternativo: l'opera di Witold Gombrowicz e in particolare i due volumi del suo Diario corrispondenti agli ultimi sedici anni della sua vita, dal 1953 al 1969. Difficilmente classificabile per il suo porsi in una zona liminare in cui convergono autobiografia, letteratura e filosofia, esso si può interpretare appunto come un'indagine sullo sguardo critico e sulla forma di vita ad esso corrispondente.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/46471