Il presente lavoro di Tesi ha come scopo quello di analizzare la cinematografia del regista palermitano di adozione parigina Stefano Savona. La mia scelta è ricaduta sui suoi lavori dopo averli conosciuti durante le diverse edizioni del Torino Film Festival. Questi film non hanno una distribuzione cinematografica vera e propria in Italia, al contrario della Francia, dove invece riescono ad entrare nel circuito cinematografico nazionale. C'è da dire che l'Italia è stata fondamentale dal punto di vista della realizzazione, Rai 3 è infatti uno dei partner che più ha puntato sull'operato di Stefano Savona. I lavori qui proposti sono stati mandati in onda sul programma Doc 3, ma con limitazioni importanti dal punto di vista della durata e, qualche volta di linguaggio. I diversi festival cinematografici italiani rappresentano l'ambito che maggiormente ha proposto la diffusione delle suddette opere, e per quanto questi le valorizzino dal punto di vista della critica, quello che ancora manca è la proposta verso un pubblico più ampio. Ad oggi esistono pochissime pubblicazioni su Stefano Savona, ed è per questo motivo che la mia ricerca si è concentrata soprattutto su materiale trovato on-line, composto prevalentemente da numerose interviste all'autore, spesso in forma di video che ho trascritto personalmente. Inoltre è stato fondamentale il materiale tratto da un workshop che ho seguito, tenuto dal regista stesso. Una delle questioni che mi ha maggiormente interessato è stata la sua idea documentaria, nata da motivazioni più politiche che da una esigenza di ricerca visiva. Savona dimostra infatti di voler raccontare le situazioni da un punto di vista ad altezza uomo, andando contro la spettacolarizzazione offerta dai media ufficiali, e riportando le questioni in un ambito più prettamente etico dimostrando la sua personale vicinanza ai temi trattati. Esserci, ancora prima di filmare, appunto. Durante il percorso di analisi della presente Tesi ho tentato di individuare il percorso cinematografico del regista, collocando il cinema documentario di Stefano Savona all'interno di una tradizione documentaria e cinematografica in generale, attraverso un excursus che attraversa la storia del cinema documentario, riconoscendo come 2 regista archetipico Vittorio De Seta. Infine ho analizzato nello specifico tre opere rappresentative dell'autore: Primavera in Kurdistan, Piombo Fuso e Piazza Tahrir. I tre film sono accomunati da molteplici elementi: raccontano il medesimo conflitto fra la devianza oppressiva del potere, aiutata dalla diffusione di notizie nei media ufficiali, e la volontà di riscatto del popolo. Durante l'analisi emergono diverse questioni come la risoluzione delle problematiche riscontrate durante la produzione dei film, sia dal punto di vista tecnico, che da quello etico. In conclusione l'opera di Stefano Savona dimostra che il cinema come mezzo, ci offre un'alternativa ai canali informativi ufficiali, pur non rinunciando a un'obiettività svuotata di cliché e raggiungendo un livello più aderente alla realtà, avvicinando così gli esseri umani e restituendo dignità all'individuo non più rappresentato come massa uniformata e generalizzata.

Esserci, prima ancora di filmare. Il cinema documentario di Stefano Savona.

MORONI SPIDALIERI, FRANCESCO
2012/2013

Abstract

Il presente lavoro di Tesi ha come scopo quello di analizzare la cinematografia del regista palermitano di adozione parigina Stefano Savona. La mia scelta è ricaduta sui suoi lavori dopo averli conosciuti durante le diverse edizioni del Torino Film Festival. Questi film non hanno una distribuzione cinematografica vera e propria in Italia, al contrario della Francia, dove invece riescono ad entrare nel circuito cinematografico nazionale. C'è da dire che l'Italia è stata fondamentale dal punto di vista della realizzazione, Rai 3 è infatti uno dei partner che più ha puntato sull'operato di Stefano Savona. I lavori qui proposti sono stati mandati in onda sul programma Doc 3, ma con limitazioni importanti dal punto di vista della durata e, qualche volta di linguaggio. I diversi festival cinematografici italiani rappresentano l'ambito che maggiormente ha proposto la diffusione delle suddette opere, e per quanto questi le valorizzino dal punto di vista della critica, quello che ancora manca è la proposta verso un pubblico più ampio. Ad oggi esistono pochissime pubblicazioni su Stefano Savona, ed è per questo motivo che la mia ricerca si è concentrata soprattutto su materiale trovato on-line, composto prevalentemente da numerose interviste all'autore, spesso in forma di video che ho trascritto personalmente. Inoltre è stato fondamentale il materiale tratto da un workshop che ho seguito, tenuto dal regista stesso. Una delle questioni che mi ha maggiormente interessato è stata la sua idea documentaria, nata da motivazioni più politiche che da una esigenza di ricerca visiva. Savona dimostra infatti di voler raccontare le situazioni da un punto di vista ad altezza uomo, andando contro la spettacolarizzazione offerta dai media ufficiali, e riportando le questioni in un ambito più prettamente etico dimostrando la sua personale vicinanza ai temi trattati. Esserci, ancora prima di filmare, appunto. Durante il percorso di analisi della presente Tesi ho tentato di individuare il percorso cinematografico del regista, collocando il cinema documentario di Stefano Savona all'interno di una tradizione documentaria e cinematografica in generale, attraverso un excursus che attraversa la storia del cinema documentario, riconoscendo come 2 regista archetipico Vittorio De Seta. Infine ho analizzato nello specifico tre opere rappresentative dell'autore: Primavera in Kurdistan, Piombo Fuso e Piazza Tahrir. I tre film sono accomunati da molteplici elementi: raccontano il medesimo conflitto fra la devianza oppressiva del potere, aiutata dalla diffusione di notizie nei media ufficiali, e la volontà di riscatto del popolo. Durante l'analisi emergono diverse questioni come la risoluzione delle problematiche riscontrate durante la produzione dei film, sia dal punto di vista tecnico, che da quello etico. In conclusione l'opera di Stefano Savona dimostra che il cinema come mezzo, ci offre un'alternativa ai canali informativi ufficiali, pur non rinunciando a un'obiettività svuotata di cliché e raggiungendo un livello più aderente alla realtà, avvicinando così gli esseri umani e restituendo dignità all'individuo non più rappresentato come massa uniformata e generalizzata.
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