La tesi tratta circa le differenti misure di reddito di base come politiche di contrasto alla povertà in Italia. La prima misura analizzata a tal fine è il reddito di cittadinanza, il quale consiste in un trasferimento monetario, un flusso erogato periodicamente dallo Stato centrale o dagli enti pubblici ai singoli individui, in modo continuo e regolarmente garantito nel tempo, indipendentemente dalle loro condizioni economiche e dalla loro disponibilità ad offrire un contributo di tipo lavorativo; esso è cumulabile con altri redditi (da lavoro, da rendita, da impresa). Si intende dunque una prestazione che si rivolge in modo universale ai soggetti cittadini di un determinato stato; l'unico requisito richiesto al soggetto beneficiario è la cittadinanza e la residenza nel territorio da almeno un certo periodo di tempo (ad esempio un anno), secondo l'ideologia di provvedere all'esistenza delle persone. Il secondo dispositivo analizzato è il reddito minimo, intervento in base al quale il reddito viene concesso alla parte di popolazione che si trova al di sotto di una certa soglia di povertà: per accedere al sussidio, le famiglie dovranno superare la prova dei mezzi e presentare determinate caratteristiche, come la precarietà lavorativa e il rischio di cadere in povertà. L'importo del sussidio è pari alla differenza dalla soglia di povertà e il reddito del soggetto. Tale misura è condizionata alla disponibilità di svolgere una prestazione lavorativa e non presenta la caratteristica dell'universalità dell'erogazione. Si tratta di un dispositivo che si avvicina ad un'imposta negativa sul reddito, misura, questa, che genera un flusso monetario tra Stato e contribuente, basandosi sul principio di assegnare a tutti coloro il cui reddito è inferiore ad una determinata soglia un'integrazione pari ad una percentuale della differenza tra la soglia e il reddito lordo d'imposta. Il principio si applica anche ai redditi superiori alla soglia, trasformando il sussidio in un prelievo; si analizzano poi i dispositivi di welfare-to-work, misure strettamente connesse con l'attivazione lavorativa dei soggetti abili al lavoro: un esempio ne è il reddito minimo d'inserimento. Cogliendo le caratteristiche e le differenze di tali misure si contestualizza l'argomento in ambito europeo, descrivendo i dispositivi esistenti negli altri paesi dell'Unione. Compiendo un excursus storico dell'ideologia sottesa a tali provvedimenti, si arriva a delineare quali siano i presupposti socio-politici di tali provvedimenti assistenziali. Si analizzano le tesi contrarie alle misure di reddito di cittadinanza e di reddito minimo. Viene compiuta una valutazione degli effetti economici e sociali dei due diversi dispositivi. Infine, si analizza la situazione della povertà in Italia, gli attuali interventi assistenziali a sostegno del reddito; vengono descritte le misure proposte per introdurre uno strumento a garanzia del reddito che vada a soddisfare i vuoti di protezione lasciati dal welfare odierno, caratterizzato da una selettività che non colma i bisogni assistenziali di una società esposta ad un'alta percentuale di disoccupazione, di precariato, di redditi al di sotto della soglia accettabile per condurre un'esistenza dignitosa. Si compie un'analisi delle sperimentazioni di tali misure poste in essere in Italia; si delinea un possibile finanziamento degli interventi analizzati. In conclusione, si sostiene quale misura a garanzia del reddito sia, a parere di chi scrive, necessaria e conforme al fine di fronteggiare la povertà in Italia.
il reddito di base come misura di contrasto alla povertà in Italia
FERRO, GIULIA
2012/2013
Abstract
La tesi tratta circa le differenti misure di reddito di base come politiche di contrasto alla povertà in Italia. La prima misura analizzata a tal fine è il reddito di cittadinanza, il quale consiste in un trasferimento monetario, un flusso erogato periodicamente dallo Stato centrale o dagli enti pubblici ai singoli individui, in modo continuo e regolarmente garantito nel tempo, indipendentemente dalle loro condizioni economiche e dalla loro disponibilità ad offrire un contributo di tipo lavorativo; esso è cumulabile con altri redditi (da lavoro, da rendita, da impresa). Si intende dunque una prestazione che si rivolge in modo universale ai soggetti cittadini di un determinato stato; l'unico requisito richiesto al soggetto beneficiario è la cittadinanza e la residenza nel territorio da almeno un certo periodo di tempo (ad esempio un anno), secondo l'ideologia di provvedere all'esistenza delle persone. Il secondo dispositivo analizzato è il reddito minimo, intervento in base al quale il reddito viene concesso alla parte di popolazione che si trova al di sotto di una certa soglia di povertà: per accedere al sussidio, le famiglie dovranno superare la prova dei mezzi e presentare determinate caratteristiche, come la precarietà lavorativa e il rischio di cadere in povertà. L'importo del sussidio è pari alla differenza dalla soglia di povertà e il reddito del soggetto. Tale misura è condizionata alla disponibilità di svolgere una prestazione lavorativa e non presenta la caratteristica dell'universalità dell'erogazione. Si tratta di un dispositivo che si avvicina ad un'imposta negativa sul reddito, misura, questa, che genera un flusso monetario tra Stato e contribuente, basandosi sul principio di assegnare a tutti coloro il cui reddito è inferiore ad una determinata soglia un'integrazione pari ad una percentuale della differenza tra la soglia e il reddito lordo d'imposta. Il principio si applica anche ai redditi superiori alla soglia, trasformando il sussidio in un prelievo; si analizzano poi i dispositivi di welfare-to-work, misure strettamente connesse con l'attivazione lavorativa dei soggetti abili al lavoro: un esempio ne è il reddito minimo d'inserimento. Cogliendo le caratteristiche e le differenze di tali misure si contestualizza l'argomento in ambito europeo, descrivendo i dispositivi esistenti negli altri paesi dell'Unione. Compiendo un excursus storico dell'ideologia sottesa a tali provvedimenti, si arriva a delineare quali siano i presupposti socio-politici di tali provvedimenti assistenziali. Si analizzano le tesi contrarie alle misure di reddito di cittadinanza e di reddito minimo. Viene compiuta una valutazione degli effetti economici e sociali dei due diversi dispositivi. Infine, si analizza la situazione della povertà in Italia, gli attuali interventi assistenziali a sostegno del reddito; vengono descritte le misure proposte per introdurre uno strumento a garanzia del reddito che vada a soddisfare i vuoti di protezione lasciati dal welfare odierno, caratterizzato da una selettività che non colma i bisogni assistenziali di una società esposta ad un'alta percentuale di disoccupazione, di precariato, di redditi al di sotto della soglia accettabile per condurre un'esistenza dignitosa. Si compie un'analisi delle sperimentazioni di tali misure poste in essere in Italia; si delinea un possibile finanziamento degli interventi analizzati. In conclusione, si sostiene quale misura a garanzia del reddito sia, a parere di chi scrive, necessaria e conforme al fine di fronteggiare la povertà in Italia.File | Dimensione | Formato | |
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