In genere il nome di Viktor Ullmann evoca l'immagine di un compositore che, a causa delle sue origini ebraiche, fu deportato l'8 settembre 1942 nella città concentrazionaria di Theresienstadt, dove visse per due anni prima di morire nelle camere a gas di Auschwitz. La dimensione percettiva legata alla figura di Viktor Ullmann è quindi circoscritta in modo sostanziale entro i confini della sua terribile esperienza detentiva: egli fu un musicista ucciso dal regime nazista. L'obiettivo della tesi è quello di restituire una maggiore completezza alla personalità artistica di questo compositore, attraverso un lavoro biografico e analitico, nel tentativo di passare da una prospettiva unidimensionale ad una visione più ampia. Affinché il lascito artistico di Viktor Ullmann possa essere considerato non solo come un oggetto facente parte di uno specifico contesto, ma come un prezioso oggetto di studio alla pari della produzione musicale coeva, è necessaria una ricollocazione della sua figura all'interno del panorama musicale del Novecento. Una costante del metodo compositivo di Ullmann è la ricerca di un linguaggio in grado di "colmare il divario tra armonia romantica e atonale", attraverso l'utilizzo di una grammatica musicale prevalentemente costituita da ibridazioni armoniche, generanti non tanto un abbandono, quanto una distorsione della tonalità. Molteplici sono gli influssi che compongono lo stile ullmanniano: il largo uso di una sintassi di tipo contrappuntistico, retaggio dei grandi maestri della tradizione austro-tedesca (da Bach a Brahms, da Mahler a Schönberg); il tipo di scrittura strumentale spesso percussiva, nonché il gusto per il grottesco e il paradosso provenienti dalla tradizione est europea (con un particolare riferimento a Bartok); gli ammiccamenti al jazz e allo stile raveliano. In una sorta di abbraccio tra il futuro e il passato, tutti questi elementi si mescolano senza amalgamarsi, in una dimensione calata un presente stratificato. Inevitabilmente l'evento della deportazione di Viktor Ullmann a Theresienstadt influì sull'estetica del compositore. Ciò che emerge dal confronto tra le opere composte prima e dopo l' 8 settembre 1942, riguarda la percezione del tempo presente, che per Ullmann venne a mutare radicalmente. E' come se la condizione estrema, nella quale si ritrovò a scrivere musica, fungesse da nuova humus per comporre non più opere edonistiche, ma simboliche: una sorta di musica "etica", indirizzata sia alla comunità nello spazio-tempo concentrazionario, sia alla memoria.
Viktor Ullmann: "Der fremde Passagier" Viktor Ullmann: "Il passeggero straniero"
CAGLIONI, LARA
2011/2012
Abstract
In genere il nome di Viktor Ullmann evoca l'immagine di un compositore che, a causa delle sue origini ebraiche, fu deportato l'8 settembre 1942 nella città concentrazionaria di Theresienstadt, dove visse per due anni prima di morire nelle camere a gas di Auschwitz. La dimensione percettiva legata alla figura di Viktor Ullmann è quindi circoscritta in modo sostanziale entro i confini della sua terribile esperienza detentiva: egli fu un musicista ucciso dal regime nazista. L'obiettivo della tesi è quello di restituire una maggiore completezza alla personalità artistica di questo compositore, attraverso un lavoro biografico e analitico, nel tentativo di passare da una prospettiva unidimensionale ad una visione più ampia. Affinché il lascito artistico di Viktor Ullmann possa essere considerato non solo come un oggetto facente parte di uno specifico contesto, ma come un prezioso oggetto di studio alla pari della produzione musicale coeva, è necessaria una ricollocazione della sua figura all'interno del panorama musicale del Novecento. Una costante del metodo compositivo di Ullmann è la ricerca di un linguaggio in grado di "colmare il divario tra armonia romantica e atonale", attraverso l'utilizzo di una grammatica musicale prevalentemente costituita da ibridazioni armoniche, generanti non tanto un abbandono, quanto una distorsione della tonalità. Molteplici sono gli influssi che compongono lo stile ullmanniano: il largo uso di una sintassi di tipo contrappuntistico, retaggio dei grandi maestri della tradizione austro-tedesca (da Bach a Brahms, da Mahler a Schönberg); il tipo di scrittura strumentale spesso percussiva, nonché il gusto per il grottesco e il paradosso provenienti dalla tradizione est europea (con un particolare riferimento a Bartok); gli ammiccamenti al jazz e allo stile raveliano. In una sorta di abbraccio tra il futuro e il passato, tutti questi elementi si mescolano senza amalgamarsi, in una dimensione calata un presente stratificato. Inevitabilmente l'evento della deportazione di Viktor Ullmann a Theresienstadt influì sull'estetica del compositore. Ciò che emerge dal confronto tra le opere composte prima e dopo l' 8 settembre 1942, riguarda la percezione del tempo presente, che per Ullmann venne a mutare radicalmente. E' come se la condizione estrema, nella quale si ritrovò a scrivere musica, fungesse da nuova humus per comporre non più opere edonistiche, ma simboliche: una sorta di musica "etica", indirizzata sia alla comunità nello spazio-tempo concentrazionario, sia alla memoria.File | Dimensione | Formato | |
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