Aristotele qualifica il principio di non contraddizione come l'assioma per eccellenza, intendendo per assioma una proposizione che si pone al principio della dimostrazione, ossia una premessa vera, prima, immediata, più nota delle conclusioni e anteriore ad esse, senza la quale non è possibile alcuna forma di conoscenza. Tre sono i titoli di privilegio assegnati al principio di non contraddizione che rendono chiaro il motivo per il quale questo principio è definito l'assioma per eccellenza: 1) è il principio più sicuro e più saldo di tutti, 2) è il principio che consente di evitare di cadere in errore, 3) è il principio più noto. Dalle definizioni che Aristotele ne dà, è anche chiaro che ai suoi occhi esso non è solo legge logica (o legge del pensiero), per la quale è possibile non contraddirsi parlando, ma anche legge dell'essere (o legge della realtà), per la quale, le cose che sono, sono conoscibili in modo non equivoco. È inoltre chiaro per Aristotele che, in quanto verità assiomatica conoscibile solo noeticamente, questo principio risulta essere indimostrabile, perché qualsiasi tentativo di dimostrarlo incorrerebbe nell'errore logico della petizione di principio. Tuttavia, un metodo per provarlo esiste ed è, indirettamente, attraverso la sua confutazione: chi nega il principio di non contraddizione, per negarlo, è costretto, infatti, a farne uso per dar significato alle parole del proprio ragionamento; altrimenti, parlando, si finirebbe per affermare e negare la stessa cosa nel medesimo tempo, dicendo tutto e il contrario di tutto, ossia nulla. Né si tratterebbe solo, secondo Aristotele, della formulazione di discorsi senza senso. La negazione del principio comporterebbe, infatti, anche l'impossibilità di agire, giacché l'azione comporta scelte da compiere e l'adozione di comportamenti dettati da fini che si intende perseguire o non perseguire. Molti e diversi sono quindi i temi che si intrecciano nella trattazione aristotelica di Gamma. All'intreccio complesso dei contenuti corrisponde anche, sul piano metodologico, l'uso di procedure argomentative differenziate. Se infatti in sede di fondazione del principio, nella prima parte del libro, Aristotele ricorre ad argomentazioni di tipo logico-deduttivo, la confutazione dei negatori del principio, nella seconda parte, è condotta con una tipica strategia dialettica. Sono così identificate diverse posizioni filosofiche (di Eraclito, di Parmenide, di Protagora e di Anassagora) e di ciascuna sono rilevate debolezze e assurdità. Di qui la dimostrazione dialettica della loro insostenibilità non solo sul piano concettuale, ma anche sul piano dei contenuti. Sostenere tali posizioni comporterebbe conseguenze logicamente inaccettabili, ma anche tesi filosoficamente riduttive. Gli avversari dell'assioma per eccellenza sono così invitati più volte a rendere consapevoli se stessi dell'impossibilità di negarlo, poiché, altrimenti, ridurrebbero l'intera realtà alla sola realtà sensibile, nella quale le cose si presentano in forme contrastanti, e la conoscenza a una forma di relativismo.
Aristotele sul principio di non contraddizione tra logica e dialettica
ENRIETTI, ENRICO
2012/2013
Abstract
Aristotele qualifica il principio di non contraddizione come l'assioma per eccellenza, intendendo per assioma una proposizione che si pone al principio della dimostrazione, ossia una premessa vera, prima, immediata, più nota delle conclusioni e anteriore ad esse, senza la quale non è possibile alcuna forma di conoscenza. Tre sono i titoli di privilegio assegnati al principio di non contraddizione che rendono chiaro il motivo per il quale questo principio è definito l'assioma per eccellenza: 1) è il principio più sicuro e più saldo di tutti, 2) è il principio che consente di evitare di cadere in errore, 3) è il principio più noto. Dalle definizioni che Aristotele ne dà, è anche chiaro che ai suoi occhi esso non è solo legge logica (o legge del pensiero), per la quale è possibile non contraddirsi parlando, ma anche legge dell'essere (o legge della realtà), per la quale, le cose che sono, sono conoscibili in modo non equivoco. È inoltre chiaro per Aristotele che, in quanto verità assiomatica conoscibile solo noeticamente, questo principio risulta essere indimostrabile, perché qualsiasi tentativo di dimostrarlo incorrerebbe nell'errore logico della petizione di principio. Tuttavia, un metodo per provarlo esiste ed è, indirettamente, attraverso la sua confutazione: chi nega il principio di non contraddizione, per negarlo, è costretto, infatti, a farne uso per dar significato alle parole del proprio ragionamento; altrimenti, parlando, si finirebbe per affermare e negare la stessa cosa nel medesimo tempo, dicendo tutto e il contrario di tutto, ossia nulla. Né si tratterebbe solo, secondo Aristotele, della formulazione di discorsi senza senso. La negazione del principio comporterebbe, infatti, anche l'impossibilità di agire, giacché l'azione comporta scelte da compiere e l'adozione di comportamenti dettati da fini che si intende perseguire o non perseguire. Molti e diversi sono quindi i temi che si intrecciano nella trattazione aristotelica di Gamma. All'intreccio complesso dei contenuti corrisponde anche, sul piano metodologico, l'uso di procedure argomentative differenziate. Se infatti in sede di fondazione del principio, nella prima parte del libro, Aristotele ricorre ad argomentazioni di tipo logico-deduttivo, la confutazione dei negatori del principio, nella seconda parte, è condotta con una tipica strategia dialettica. Sono così identificate diverse posizioni filosofiche (di Eraclito, di Parmenide, di Protagora e di Anassagora) e di ciascuna sono rilevate debolezze e assurdità. Di qui la dimostrazione dialettica della loro insostenibilità non solo sul piano concettuale, ma anche sul piano dei contenuti. Sostenere tali posizioni comporterebbe conseguenze logicamente inaccettabili, ma anche tesi filosoficamente riduttive. Gli avversari dell'assioma per eccellenza sono così invitati più volte a rendere consapevoli se stessi dell'impossibilità di negarlo, poiché, altrimenti, ridurrebbero l'intera realtà alla sola realtà sensibile, nella quale le cose si presentano in forme contrastanti, e la conoscenza a una forma di relativismo.File | Dimensione | Formato | |
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