I began to reflect on the topics covered in this dissertation during mine second year internship within a community for non-foreign minors accompanied. This experience was fundamental for me both in terms of personal and professional growth. Observing the phenomenon of immigration like this closely, experiencing a type of educational relationship in which one is confronted with differences made me think a lot about what it actually means to meet the other. As a person and as a professional, was I really capable of it? And then, what does it actually lead to these encounter phenomena? Because they arouse so much fear? These were all questions I wanted to try and find answers to either at least, I wanted to find some keys to reading that would allow me to better understand the phenomena and the era we are living in. We cannot know or understand a complex phenomenon such as that of immigration without first asking ourselves about the causes that have contributed to making this phenomenon so widespread. We need to recover a historical memory since it alone allows us not to be "blind" to the other. Encouraging sharing and exchange would be a point from which to start over and from which “paths of inclusion” emerge. We need to reform the system, but it is equally important to reform the minds. And to do this, education must be reconsidered, endowing it with new meanings. Rethinking the figure of the educator, adopting new cultures and perspectives. It is also up to us who choose to undertake this profession, to change our gaze and not take refuge in static.
Ho iniziato a riflettere sulle tematiche trattate in questa dissertazione durante il mio tirocinio del secondo anno all’interno di una comunità per minori stranieri non accompagnati. Questa esperienza è stata per me fondamentale sia in termini di crescita personale che professionale. Osservare il fenomeno dell’immigrazione così da vicino, sperimentare un tipo di relazione educativa in cui ci si confronta con le differenze mi ha fatto ragionare molto su cosa voglia dire effettivamente incontrare l’altro. Come persona e come professionista ne ero davvero in grado? E poi, cosa effettivamente conduce a questi fenomeni d’incontro? Perché suscitano così tanto timore? Queste erano tutte domande a cui volevo cercare di trovare delle risposte o perlomeno, intendevo trovare delle chiavi di lettura che mi permettessero di comprendere meglio i fenomeni e l’epoca che stiamo vivendo. Non possiamo conoscere o comprendere un fenomeno complesso come quello dell’immigrazione senza prima interrogarci sulle cause che hanno contribuito a rendere questo fenomeno così diffuso. Bisogna recuperare una memoria storica poiché solo essa ci permette di non essere “ciechi” di fronte all’altro. Favorire la condivisione e lo scambio sarebbe un punto da cui ripartire e da cui far emergere dei “sentieri di inclusione”. Bisogna sì riformare il sistema, ma altrettanto importante è riformare le menti. E per fare ciò bisogna riconsiderare l’educazione, dotandola di nuovi significati. Ripensare la figura dell’educatore, adottare nuove culture e prospettive. Tocca anche a noi che scegliamo di intraprendere questa professione, cambiare il nostro sguardo e non rifugiarci nella staticità.
Educare alla metamorfosi: i sentieri dell'inclusione
ROMANO, SOFIA
2021/2022
Abstract
Ho iniziato a riflettere sulle tematiche trattate in questa dissertazione durante il mio tirocinio del secondo anno all’interno di una comunità per minori stranieri non accompagnati. Questa esperienza è stata per me fondamentale sia in termini di crescita personale che professionale. Osservare il fenomeno dell’immigrazione così da vicino, sperimentare un tipo di relazione educativa in cui ci si confronta con le differenze mi ha fatto ragionare molto su cosa voglia dire effettivamente incontrare l’altro. Come persona e come professionista ne ero davvero in grado? E poi, cosa effettivamente conduce a questi fenomeni d’incontro? Perché suscitano così tanto timore? Queste erano tutte domande a cui volevo cercare di trovare delle risposte o perlomeno, intendevo trovare delle chiavi di lettura che mi permettessero di comprendere meglio i fenomeni e l’epoca che stiamo vivendo. Non possiamo conoscere o comprendere un fenomeno complesso come quello dell’immigrazione senza prima interrogarci sulle cause che hanno contribuito a rendere questo fenomeno così diffuso. Bisogna recuperare una memoria storica poiché solo essa ci permette di non essere “ciechi” di fronte all’altro. Favorire la condivisione e lo scambio sarebbe un punto da cui ripartire e da cui far emergere dei “sentieri di inclusione”. Bisogna sì riformare il sistema, ma altrettanto importante è riformare le menti. E per fare ciò bisogna riconsiderare l’educazione, dotandola di nuovi significati. Ripensare la figura dell’educatore, adottare nuove culture e prospettive. Tocca anche a noi che scegliamo di intraprendere questa professione, cambiare il nostro sguardo e non rifugiarci nella staticità.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/4599