La tesi, suddivisa in due parti e bicefala, intende indagare la produzione biografica di Daniello Bartoli, poligrafo gesuita al servizio della Compagnia. Prendendo le mosse da un sintetico e criticamente aggiornato ritratto intellettuale dello scrittore ferrarese, mi propongo di inquadrare una porzione dell'opera bartoliana trascurata e poco studiata. Il mio lavoro si sofferma in particolare su quei testi che si collocano tra l'Istoria della Compagnia di Gesù, la biografia e l'agiografia. L'iniziale rassegna bibliografica di biografie bartoliane, assemblata mediante la consultazione di regesti e repertori gesuitici, ha lo scopo di tratteggiare un primo e generale quadro d'insieme rispetto a cui illustrare le caratteristiche peculiari del genere. Con la pubblicazione della Vita e dell'istituto di S. Ignazio, infatti, Bartoli non solo dotò la sua opera storiografica di un proemio che raccontasse la prima irradiazione gesuitica nel mondo attraverso le missioni e il modello ignaziano, ma si avvicinò, da poligrafo, al genere agiografico e biografico, che coltivò fino agli ultimi anni di vita. Bartoli è ancora ligio allo schema concettuale dell'imitatio e dell'aemulatio Christi e soprattutto non rinuncia a dialogare a largo raggio con i predecessori del suo Ordine e il loro particolare carisma. Esempi inarrivabili di vita ascetica, gli epigoni di sant'Ignazio di Loyola sono presentati quali modelli universali di vita religiosa. È l'incontro tra lo scrittore gesuita e la santità della Compagnia ed è soprattutto, per chi legge, un veicolo idoneo per accedere all'universo culturale bartoliano, almeno a coglierne alcune linee essenziali e personali. Da qui l'inserimento di alcune presunte tessere e sopravvivenze autobiografiche bartoliane all'interno delle opere stesse: un aggancio legato all'adesione all'ideale gesuitico, alle incombenze letterarie e storiografiche destinategli dai superiori, ai suoi slanci giovanilistici da instancabile sognatore di missioni nelle Indie e oltreoceano, sempre interdette. La seconda parte infine è incentrata sul caso specifico della Vita di S. Francesco Borgia, autentica agiografia bartoliana, tutta pervasa da un senso di precarietà, dal contrasto, tipicamente secentesco, tra regalità e miseria, tra potenza e insicurezza, tra fascino e decoro e squallore e oblio. Attributi che hanno consentito di fissare definitivamente l'iconografia del santo anche nelle arti figurative. A corredo del capitolo conclusivo una larga messe di indicazioni bibliografiche sulla figura del santo spagnolo.
"Lo scrivere le vite de' santi uomini": Daniello Bartoli biografo della Compagnia di Gesù. La Vita di S. Francesco Borgia, nuovo Ignazio
OTTAVIS, FEDERICO
2017/2018
Abstract
La tesi, suddivisa in due parti e bicefala, intende indagare la produzione biografica di Daniello Bartoli, poligrafo gesuita al servizio della Compagnia. Prendendo le mosse da un sintetico e criticamente aggiornato ritratto intellettuale dello scrittore ferrarese, mi propongo di inquadrare una porzione dell'opera bartoliana trascurata e poco studiata. Il mio lavoro si sofferma in particolare su quei testi che si collocano tra l'Istoria della Compagnia di Gesù, la biografia e l'agiografia. L'iniziale rassegna bibliografica di biografie bartoliane, assemblata mediante la consultazione di regesti e repertori gesuitici, ha lo scopo di tratteggiare un primo e generale quadro d'insieme rispetto a cui illustrare le caratteristiche peculiari del genere. Con la pubblicazione della Vita e dell'istituto di S. Ignazio, infatti, Bartoli non solo dotò la sua opera storiografica di un proemio che raccontasse la prima irradiazione gesuitica nel mondo attraverso le missioni e il modello ignaziano, ma si avvicinò, da poligrafo, al genere agiografico e biografico, che coltivò fino agli ultimi anni di vita. Bartoli è ancora ligio allo schema concettuale dell'imitatio e dell'aemulatio Christi e soprattutto non rinuncia a dialogare a largo raggio con i predecessori del suo Ordine e il loro particolare carisma. Esempi inarrivabili di vita ascetica, gli epigoni di sant'Ignazio di Loyola sono presentati quali modelli universali di vita religiosa. È l'incontro tra lo scrittore gesuita e la santità della Compagnia ed è soprattutto, per chi legge, un veicolo idoneo per accedere all'universo culturale bartoliano, almeno a coglierne alcune linee essenziali e personali. Da qui l'inserimento di alcune presunte tessere e sopravvivenze autobiografiche bartoliane all'interno delle opere stesse: un aggancio legato all'adesione all'ideale gesuitico, alle incombenze letterarie e storiografiche destinategli dai superiori, ai suoi slanci giovanilistici da instancabile sognatore di missioni nelle Indie e oltreoceano, sempre interdette. La seconda parte infine è incentrata sul caso specifico della Vita di S. Francesco Borgia, autentica agiografia bartoliana, tutta pervasa da un senso di precarietà, dal contrasto, tipicamente secentesco, tra regalità e miseria, tra potenza e insicurezza, tra fascino e decoro e squallore e oblio. Attributi che hanno consentito di fissare definitivamente l'iconografia del santo anche nelle arti figurative. A corredo del capitolo conclusivo una larga messe di indicazioni bibliografiche sulla figura del santo spagnolo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/45881