Lo scopo dell'elaborato era di analizzare lo stato della ricerca in tempi contemporanei (dal 2010 in avanti) circa il training di adattamento mediante occhiali prismatici nel trattamento della sindrome da neglect. La sindorme neglect, in italiano anche definita come negligenza spaziale o eminegligenza spaziale unilaterale, fu descritta per la prima volta negli anni '40 del secolo scorso, dal neurologo inglese Russell Brain. Egli constatò che pazienti con lesioni cerebrali laterizzate nell'emisfero di destra potevano presentare un deficit dell'attenzione visiva spaziale verso il lato controlaterale alla stessa, nell'elaborazione dello spazio personale ed extrapersonale. Già all'epoca Brain individuava nell'attenzione l'origine del deficit, in quanto i lobi occipitali risultavano integri in questa popolazione di malati, con altrettanta preservata funzionalità dell'organo visivo. La condizione neglect è stata considerata fin dagli inizi un'opportunità per meglio comprendere le dinamiche mente-cervello, ma al tempo stesso, sul piano clinico, rappresenta un grosso scoglio da superare, in quanto sovente può essere l'esito di un evento traumatico cerebrale chiuso, come l'ictus. Rossetti e colleghi nel 1998 giungono alla definizione di un protocollo nel trattamento riabilitativo del paziente neglect: l'adattamento con gli occhiali a lenti prismatiche (PA-prism adaptation). Nonostante l'effetto comprovato, anche in rassegne successive, il trattamento è stato ed è tutt'ora oggetto di analisi sia per il tentativo di comprenderne maggiormente gli effetti sottesi, sia di riflesso, per meglio studiare la condizione di eminegligenza. Si è dunque selezionato alcune ricerche di importante carattere esplicativo in merito, alcune con esiti chiari e prove fisiologiche a sostegno di ipotesi predefinite: la teoria di inibizione interemisferica sulle connessioni bilaterali delle cortecce parietali posteriori (PPC) verso le cortecce motorie primarie (M1) è un efficace spiegazione alla base sia degli effetti di PA sulla plasticità neurale, sia del meccanismo principalmente alterato nella sindrome di negligenza spaziale unilaterale. Dati di ricerca in apparenza contradditori, possono essere interpretati, sotto quest'ottica come di sostegno, in quanto non frutto di analisi su pazienti aventi neglect ¿classico¿ (definito di tipo egocentrico). Il giudizio di chi scrive, alla luce delle evidenze sperimentali, è che pare consolidarsi l'idea che nel trattamento della sindrome neglect per così dire classica, dove si ritrovano lesioni cerebrali localizzate e specifiche associate ad altrettanti peculiari deficit cognitivi, l'adattamento di deviazione del campo visivo mediante occhiali a lenti prismatiche, abbia un effetto riabilitativo sensibile non solo ad un livello esclusivamente senso-motorio.

Adattamento prismatico e neglect: una rassegna sulle evidenze sperimentali

PINZA, MICHELE
2017/2018

Abstract

Lo scopo dell'elaborato era di analizzare lo stato della ricerca in tempi contemporanei (dal 2010 in avanti) circa il training di adattamento mediante occhiali prismatici nel trattamento della sindrome da neglect. La sindorme neglect, in italiano anche definita come negligenza spaziale o eminegligenza spaziale unilaterale, fu descritta per la prima volta negli anni '40 del secolo scorso, dal neurologo inglese Russell Brain. Egli constatò che pazienti con lesioni cerebrali laterizzate nell'emisfero di destra potevano presentare un deficit dell'attenzione visiva spaziale verso il lato controlaterale alla stessa, nell'elaborazione dello spazio personale ed extrapersonale. Già all'epoca Brain individuava nell'attenzione l'origine del deficit, in quanto i lobi occipitali risultavano integri in questa popolazione di malati, con altrettanta preservata funzionalità dell'organo visivo. La condizione neglect è stata considerata fin dagli inizi un'opportunità per meglio comprendere le dinamiche mente-cervello, ma al tempo stesso, sul piano clinico, rappresenta un grosso scoglio da superare, in quanto sovente può essere l'esito di un evento traumatico cerebrale chiuso, come l'ictus. Rossetti e colleghi nel 1998 giungono alla definizione di un protocollo nel trattamento riabilitativo del paziente neglect: l'adattamento con gli occhiali a lenti prismatiche (PA-prism adaptation). Nonostante l'effetto comprovato, anche in rassegne successive, il trattamento è stato ed è tutt'ora oggetto di analisi sia per il tentativo di comprenderne maggiormente gli effetti sottesi, sia di riflesso, per meglio studiare la condizione di eminegligenza. Si è dunque selezionato alcune ricerche di importante carattere esplicativo in merito, alcune con esiti chiari e prove fisiologiche a sostegno di ipotesi predefinite: la teoria di inibizione interemisferica sulle connessioni bilaterali delle cortecce parietali posteriori (PPC) verso le cortecce motorie primarie (M1) è un efficace spiegazione alla base sia degli effetti di PA sulla plasticità neurale, sia del meccanismo principalmente alterato nella sindrome di negligenza spaziale unilaterale. Dati di ricerca in apparenza contradditori, possono essere interpretati, sotto quest'ottica come di sostegno, in quanto non frutto di analisi su pazienti aventi neglect ¿classico¿ (definito di tipo egocentrico). Il giudizio di chi scrive, alla luce delle evidenze sperimentali, è che pare consolidarsi l'idea che nel trattamento della sindrome neglect per così dire classica, dove si ritrovano lesioni cerebrali localizzate e specifiche associate ad altrettanti peculiari deficit cognitivi, l'adattamento di deviazione del campo visivo mediante occhiali a lenti prismatiche, abbia un effetto riabilitativo sensibile non solo ad un livello esclusivamente senso-motorio.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/45645