L'esistenza dell'Unità 731 resterà una macchia indelebile nella storia del Giappone. Il passato dell'Unità 731 è ancora ricco di misteri. La sua storia è un tassello importante per cercare di comprendere il Paese del Sol Levante. La creazione del generale Ishii Shirō fu il risultato di una società militarista e razzista che mosse guerra all'Estremo Oriente, e all'Occidente. A oltre settant'anni dal termine della guerra, la società giapponese continua a confrontarsi con i fantasmi del passato. Un confronto accesso fra una parte della popolazione che nega, o sminuisce, i crimini perpetrati dall'esercito imperiale e dalla popolazione; e fra un'altra parte, che cerca di confrontarsi con il proprio passato e comprendere gli errori commessi. Nel mezzo le vittime dell'Unità. Ancora non hanno avuto da parte del governo nipponico un riconoscimento ufficiale, delle scuse e un risarcimento. Politica e memoria pubblica sono, così, interconnessi, in un dialogo che troppo spesso in Giappone si trasforma in scontro. In quest'opera abbiamo cercato di analizzare un'organizzazione militare, un'unità medica preposta alla guerra biologica, che durante la guerra d'Asia e del Pacifico commise atrocità indelebili. Per uno strano scherzo del destino, o meglio per gli interessi politici degli Stati Uniti, rimase nascosta agli occhi della giustizia e dei posteri per molto tempo. Si è tentato di analizzare l'Unità 731 nel suo complesso. In relazione sia al contesto storico sia all'ambiente sociale, e all'interno del più ampio panorama dei crimini di guerra commessi dal Giappone nell'ultima guerra mondiale. Un tentativo di comprendere il posto che occupa nella memoria pubblica giapponese. La situazione odierna, infatti, vede un Paese spaccato in due. Da un lato una grossa parte della società immagina un futuro di pace creato partendo dalla critica degli errori del passato. Lo stesso passato che molti altri giapponesi ammirano e ricordano con nostalgia.
Unità 731: la guerra batteriologica e i crimini giapponesi nella seconda guerra mondiale. Storia, memoria pubblica e politica.
BRUZZONE, MATTEO
2016/2017
Abstract
L'esistenza dell'Unità 731 resterà una macchia indelebile nella storia del Giappone. Il passato dell'Unità 731 è ancora ricco di misteri. La sua storia è un tassello importante per cercare di comprendere il Paese del Sol Levante. La creazione del generale Ishii Shirō fu il risultato di una società militarista e razzista che mosse guerra all'Estremo Oriente, e all'Occidente. A oltre settant'anni dal termine della guerra, la società giapponese continua a confrontarsi con i fantasmi del passato. Un confronto accesso fra una parte della popolazione che nega, o sminuisce, i crimini perpetrati dall'esercito imperiale e dalla popolazione; e fra un'altra parte, che cerca di confrontarsi con il proprio passato e comprendere gli errori commessi. Nel mezzo le vittime dell'Unità. Ancora non hanno avuto da parte del governo nipponico un riconoscimento ufficiale, delle scuse e un risarcimento. Politica e memoria pubblica sono, così, interconnessi, in un dialogo che troppo spesso in Giappone si trasforma in scontro. In quest'opera abbiamo cercato di analizzare un'organizzazione militare, un'unità medica preposta alla guerra biologica, che durante la guerra d'Asia e del Pacifico commise atrocità indelebili. Per uno strano scherzo del destino, o meglio per gli interessi politici degli Stati Uniti, rimase nascosta agli occhi della giustizia e dei posteri per molto tempo. Si è tentato di analizzare l'Unità 731 nel suo complesso. In relazione sia al contesto storico sia all'ambiente sociale, e all'interno del più ampio panorama dei crimini di guerra commessi dal Giappone nell'ultima guerra mondiale. Un tentativo di comprendere il posto che occupa nella memoria pubblica giapponese. La situazione odierna, infatti, vede un Paese spaccato in due. Da un lato una grossa parte della società immagina un futuro di pace creato partendo dalla critica degli errori del passato. Lo stesso passato che molti altri giapponesi ammirano e ricordano con nostalgia.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/45363