Il XX secolo è stato testimone del progressivo aumento dell'aspettativa di vita delle persone, soprattutto nei Paesi industrializzati. L'invecchiamento della popolazione ha causato un aumento della prevalenza di patologie cerebrali a esso correlate, di cui la demenza costituisce una delle forme più invalidanti. Questa patologia è una tra le maggiori cause di disabilità nella popolazione anziana sia nei Paesi ad alto reddito che in quelli in via di sviluppo; studi epidemiologici prevedono che entro il 2050, il numero complessivo di persone con demenza raggiungerà i 115.4 milioni. Negli ultimi anni, le neuroscienze cognitive hanno mostrato grande interesse per lo studio delle modalità con cui i differenti processi neurodegenerativi, che caratterizzano in modo particolare le demenze, influenzano la cognizione sociale e quindi il comportamento interpersonale e sociale dei pazienti affetti da queste patologie. All'interno di quest'ambito di ricerca, hanno acquisito grande importanza gli studi riguardanti le abilità di Teoria della Mente, ovvero la capacità di attribuire, a se stessi e agli altri, stati mentali come credenze, desideri e intenzioni e di interpretare il comportamento sulla base di questi stati, in tali condizioni patologiche. Numerosi studi hanno proposto che i gravi problemi comportamentali e sociali che caratterizzano le patologie neurodegenerative, come l'Alzheimer e la demenza frontotemporale, possano essere, almeno in parte, dovuti a una significativa compromissione della Teoria delle Mente. Nel presente lavoro sono state esaminate due principali forme di demenza: la demenza frontotemporale, che presenta già in fase d'esordio gravi disturbi comportamentali e interpersonali, dovuti ad una prevalente degenerazione della corteccia prefrontale mediale; e l'Alzheimer che, invece, in fase d'esordio colpisce prevalentemente le aree temporo-parietali causando una compromissione della memoria, seguita da un progressivo declino delle altre funzioni cognitive. Il presente studio intende chiarire la natura del deficit di Teoria della Mente in pazienti affetti da demenza frontotemporale. L'ipotesi che guida questo lavoro sostiene che, a differenza dei pazienti con Alzheimer, quelli con demenza frontotemporale presentano un deficit nella comprensione di intenzioni comunicative già allo stadio iniziale della malattia. In accordo con quanto ci si aspettava, i pazienti con demenza frontotemporale differiscono dagli altri nella comprensione di intenzioni comunicative.

La Teoria della Mente nella demenza frontotemporale: evidenze di una compromissione nella comprensione di contesti di natura sociale

APRATO, CHIARA
2013/2014

Abstract

Il XX secolo è stato testimone del progressivo aumento dell'aspettativa di vita delle persone, soprattutto nei Paesi industrializzati. L'invecchiamento della popolazione ha causato un aumento della prevalenza di patologie cerebrali a esso correlate, di cui la demenza costituisce una delle forme più invalidanti. Questa patologia è una tra le maggiori cause di disabilità nella popolazione anziana sia nei Paesi ad alto reddito che in quelli in via di sviluppo; studi epidemiologici prevedono che entro il 2050, il numero complessivo di persone con demenza raggiungerà i 115.4 milioni. Negli ultimi anni, le neuroscienze cognitive hanno mostrato grande interesse per lo studio delle modalità con cui i differenti processi neurodegenerativi, che caratterizzano in modo particolare le demenze, influenzano la cognizione sociale e quindi il comportamento interpersonale e sociale dei pazienti affetti da queste patologie. All'interno di quest'ambito di ricerca, hanno acquisito grande importanza gli studi riguardanti le abilità di Teoria della Mente, ovvero la capacità di attribuire, a se stessi e agli altri, stati mentali come credenze, desideri e intenzioni e di interpretare il comportamento sulla base di questi stati, in tali condizioni patologiche. Numerosi studi hanno proposto che i gravi problemi comportamentali e sociali che caratterizzano le patologie neurodegenerative, come l'Alzheimer e la demenza frontotemporale, possano essere, almeno in parte, dovuti a una significativa compromissione della Teoria delle Mente. Nel presente lavoro sono state esaminate due principali forme di demenza: la demenza frontotemporale, che presenta già in fase d'esordio gravi disturbi comportamentali e interpersonali, dovuti ad una prevalente degenerazione della corteccia prefrontale mediale; e l'Alzheimer che, invece, in fase d'esordio colpisce prevalentemente le aree temporo-parietali causando una compromissione della memoria, seguita da un progressivo declino delle altre funzioni cognitive. Il presente studio intende chiarire la natura del deficit di Teoria della Mente in pazienti affetti da demenza frontotemporale. L'ipotesi che guida questo lavoro sostiene che, a differenza dei pazienti con Alzheimer, quelli con demenza frontotemporale presentano un deficit nella comprensione di intenzioni comunicative già allo stadio iniziale della malattia. In accordo con quanto ci si aspettava, i pazienti con demenza frontotemporale differiscono dagli altri nella comprensione di intenzioni comunicative.
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