La crisi economica del 2008, nata prima come tempesta finanziaria che ha trascinato il mondo ad un passo dal tracollo sistemico, si è guadagnata un posto di rilievo negli annali di storia economica dei prossimi anni, e un buon posto nella graduatoria delle peggiori crisi economiche che la storia annoveri. Nell' introduzione descrivo in maniera sommaria le cause che hanno portato al disastro economico che stiamo tuttora vivendo. Nel capitolo 2 espongo l'influenza della finanza sull'economia reale e viceversa nelle crisi passate, con le relative concause e conseguenze. Nel capitolo 3 inizio con la descrizione della bolla dei ¿tulipani¿ per proseguire poi con la ¿bolla ¿dei mari del sud¿, con la ¿grande crisi del 1929¿ fino alla bolla della¿net economy¿, per finire con ¿le crisi causate da guerre e da atti terroristici¿. Nel capitolo 4 analizzo il problema della ciclicità delle crisi economiche, proponendo al riguardo studi di alcuni economisti che si sono molto dibattuti nel cercare di attribuire alle crisi una qualche ciclicità (da Alfred Marshall a Irving Fisher, ed altri). Nel capitolo 5 rappresento il ruolo conquistato dalla finanza moderna nell'economia e le trascurate tesi dei monatery crank ( da Ezra Pound a Clifford Hugh Douglas detto il maggiore Douglas, fino a Silvio Gesell). Nel capitolo 6 tratto inizialmente del superamento del trattato di Bretton Woods e la conseguente deregulation del settore bancario, che ha dato impulso ad una crescente importanza dei mercati finanziari, connotando tale fenomeno come regime di ¿finanziarizzazione¿, e la nascita di sofisticati strumenti finanziari fino all'ingegneria finanziaria delle operazioni di cartolarizzazione. Nel capitolo 7 descrivo l'esplosione della bolla dei mutui subprime attribuibile alle politiche di deregolamentazione dei capitali e la crescita multinazionale delle banche nella convinzione che, se fossero divenute troppo grandi per fallire (too big to fail), lo Stato sarebbe intervenuto di fronte al rischio di un loro fallimento, a tutela dei risparmiatori. Il capitolo 8 analizza la diffusione del contagio globale che dagli States si è propagato sia al sistema finanziario che all' economia reale, mettendo in grande difficoltà la tenuta dei debiti sovrani dei paesi europei (in ordine Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia) presi di mira dalla speculazione internazionale. Nel capitolo 9 tratto la prima reazione statunitense, costituita dal piano ¿TARP - Troubled asset relief program¿ del 2008, che agli albori della crisi il congresso americano sotto la presidenza Bush ha varato per evitare altri fallimenti, dopo quello già avvenuto della Lehman Brothers. Poi i programmi di ¿QE - quantitative easing¿ della Federal Reserve per aiutare a rilanciare la crescita. Dagli States all'Europa, quando tra novembre 2011 e febbraio 2012 la BCE varò i piani LTRO, OMT, EFSM, EFSF, ESM per scongiurare le difficoltà dei debiti sovrani. Nel capitolo 10 effettuo una ricognizione dei risultati ottenuti dai piani menzionati al capitolo precedente, fotografando la crisi al mese di ottobre 2013. Il capitolo 11 tratta in successione l'accordo Basilea 3, gli eurobond, il fiscal compact, come rafforzare l'unione europea euna nuova politica industriale italiana. Nel capitolo 12 analizza la grande volatilità dei mercati finanziari, tempestati da notizie economiche. Infine nelle Conclusioni espongo alcuni interrogativi sulla crisi e delle personali considerazioni
Analisi e interrogativi sull' attuale crisi economica
PIANTADOSI, ALINA
2012/2013
Abstract
La crisi economica del 2008, nata prima come tempesta finanziaria che ha trascinato il mondo ad un passo dal tracollo sistemico, si è guadagnata un posto di rilievo negli annali di storia economica dei prossimi anni, e un buon posto nella graduatoria delle peggiori crisi economiche che la storia annoveri. Nell' introduzione descrivo in maniera sommaria le cause che hanno portato al disastro economico che stiamo tuttora vivendo. Nel capitolo 2 espongo l'influenza della finanza sull'economia reale e viceversa nelle crisi passate, con le relative concause e conseguenze. Nel capitolo 3 inizio con la descrizione della bolla dei ¿tulipani¿ per proseguire poi con la ¿bolla ¿dei mari del sud¿, con la ¿grande crisi del 1929¿ fino alla bolla della¿net economy¿, per finire con ¿le crisi causate da guerre e da atti terroristici¿. Nel capitolo 4 analizzo il problema della ciclicità delle crisi economiche, proponendo al riguardo studi di alcuni economisti che si sono molto dibattuti nel cercare di attribuire alle crisi una qualche ciclicità (da Alfred Marshall a Irving Fisher, ed altri). Nel capitolo 5 rappresento il ruolo conquistato dalla finanza moderna nell'economia e le trascurate tesi dei monatery crank ( da Ezra Pound a Clifford Hugh Douglas detto il maggiore Douglas, fino a Silvio Gesell). Nel capitolo 6 tratto inizialmente del superamento del trattato di Bretton Woods e la conseguente deregulation del settore bancario, che ha dato impulso ad una crescente importanza dei mercati finanziari, connotando tale fenomeno come regime di ¿finanziarizzazione¿, e la nascita di sofisticati strumenti finanziari fino all'ingegneria finanziaria delle operazioni di cartolarizzazione. Nel capitolo 7 descrivo l'esplosione della bolla dei mutui subprime attribuibile alle politiche di deregolamentazione dei capitali e la crescita multinazionale delle banche nella convinzione che, se fossero divenute troppo grandi per fallire (too big to fail), lo Stato sarebbe intervenuto di fronte al rischio di un loro fallimento, a tutela dei risparmiatori. Il capitolo 8 analizza la diffusione del contagio globale che dagli States si è propagato sia al sistema finanziario che all' economia reale, mettendo in grande difficoltà la tenuta dei debiti sovrani dei paesi europei (in ordine Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia) presi di mira dalla speculazione internazionale. Nel capitolo 9 tratto la prima reazione statunitense, costituita dal piano ¿TARP - Troubled asset relief program¿ del 2008, che agli albori della crisi il congresso americano sotto la presidenza Bush ha varato per evitare altri fallimenti, dopo quello già avvenuto della Lehman Brothers. Poi i programmi di ¿QE - quantitative easing¿ della Federal Reserve per aiutare a rilanciare la crescita. Dagli States all'Europa, quando tra novembre 2011 e febbraio 2012 la BCE varò i piani LTRO, OMT, EFSM, EFSF, ESM per scongiurare le difficoltà dei debiti sovrani. Nel capitolo 10 effettuo una ricognizione dei risultati ottenuti dai piani menzionati al capitolo precedente, fotografando la crisi al mese di ottobre 2013. Il capitolo 11 tratta in successione l'accordo Basilea 3, gli eurobond, il fiscal compact, come rafforzare l'unione europea euna nuova politica industriale italiana. Nel capitolo 12 analizza la grande volatilità dei mercati finanziari, tempestati da notizie economiche. Infine nelle Conclusioni espongo alcuni interrogativi sulla crisi e delle personali considerazioniFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/45241