I sottoscrittori di capitale di rischio investono nelle società di capitali con l'obiettivo di percepirne una remunerazione. La ricchezza prodotta dalla società accresce il valore della stessa, e, di conseguenza, il valore della partecipazione dei soci, i quali vedono aumentare la remunerazione futura attesa del loro investimento, remunerazione che potrà essere percepita attraverso la cessione della partecipazione stessa. Tuttavia, i soci possono decidere di anticipare la riscossione di parte della ricchezza prodotta dalla società deliberando la distribuzione di dividendi. La distribuzione dei dividendi comporta la fuoriuscita di valore economico e di risorse finanziarie dal patrimonio della società. Si tratta, pertanto, di un momento delicato della vita della società, in quanto entrano in gioco gli interessi dei singoli soci, che possono anche differire tra loro, nonché gli interessi degli altri stakeholders della società, primi fra tutti i creditori sociali, che con la distribuzione dei dividendi vedono ridursi la ricchezza della società quale principale garanzia per il buon fine dei loro interessi giuridicamente tutelati. A ciò si aggiunge l'interesse del fisco di assoggettare a tassazione la ricchezza prodotta in capo alla società ma anche in capo al socio percettore, qualora gli utili vengano trasferiti dalla società al socio sotto forma di dividendo. La normativa civilistica si occupa, quindi, di cercare un equilibrio fra gli interessi in gioco, disciplinando il momento dell'approvazione della delibera di distribuzione, e, soprattutto, ponendo una tutela sul valore del patrimonio aziendale che costituisce la più forte garanzia per i creditori. La fuoriuscita di ricchezza dalla società verso i singoli sottoscrittori di capitale di rischio comporta, ovviamente, una gestione contabile, che sostanzialmente dovrà rappresentare la riduzione del patrimonio netto aziendale e la conseguente fuoriuscita di risorse finanziarie o di altri beni della società. La normativa fiscale guarda con occhio attento alla distribuzione dei dividendi, poiché occorre assoggettare gli stessi ad imposizione in maniera diversa a seconda che la ricchezza prodotta sia già stata tassata o meno in capo alla società, nonché a seconda del soggetto - socio persona fisica, imprenditore o società - che percepisce il dividendo, cercando al contempo di contrastare il rischio che parte della ricchezza prodotta venga travestita formalmente al fine di sottrarla all'imposizione. Nel presente lavoro viene fornita una disamina trasversale della distribuzione dei dividendi, con l'obiettivo di sottolineare gli aspetti della tutela civilistica, di delinearne il trattamento contabile e di analizzare la normativa fiscale e i connessi adempimenti in capo alla società erogante nonché in capo al socio percettore.

La distribuzione degli utili delle società di capitali: aspetti contabili, civilistici e fiscali

VALLE, FEDERICA
2017/2018

Abstract

I sottoscrittori di capitale di rischio investono nelle società di capitali con l'obiettivo di percepirne una remunerazione. La ricchezza prodotta dalla società accresce il valore della stessa, e, di conseguenza, il valore della partecipazione dei soci, i quali vedono aumentare la remunerazione futura attesa del loro investimento, remunerazione che potrà essere percepita attraverso la cessione della partecipazione stessa. Tuttavia, i soci possono decidere di anticipare la riscossione di parte della ricchezza prodotta dalla società deliberando la distribuzione di dividendi. La distribuzione dei dividendi comporta la fuoriuscita di valore economico e di risorse finanziarie dal patrimonio della società. Si tratta, pertanto, di un momento delicato della vita della società, in quanto entrano in gioco gli interessi dei singoli soci, che possono anche differire tra loro, nonché gli interessi degli altri stakeholders della società, primi fra tutti i creditori sociali, che con la distribuzione dei dividendi vedono ridursi la ricchezza della società quale principale garanzia per il buon fine dei loro interessi giuridicamente tutelati. A ciò si aggiunge l'interesse del fisco di assoggettare a tassazione la ricchezza prodotta in capo alla società ma anche in capo al socio percettore, qualora gli utili vengano trasferiti dalla società al socio sotto forma di dividendo. La normativa civilistica si occupa, quindi, di cercare un equilibrio fra gli interessi in gioco, disciplinando il momento dell'approvazione della delibera di distribuzione, e, soprattutto, ponendo una tutela sul valore del patrimonio aziendale che costituisce la più forte garanzia per i creditori. La fuoriuscita di ricchezza dalla società verso i singoli sottoscrittori di capitale di rischio comporta, ovviamente, una gestione contabile, che sostanzialmente dovrà rappresentare la riduzione del patrimonio netto aziendale e la conseguente fuoriuscita di risorse finanziarie o di altri beni della società. La normativa fiscale guarda con occhio attento alla distribuzione dei dividendi, poiché occorre assoggettare gli stessi ad imposizione in maniera diversa a seconda che la ricchezza prodotta sia già stata tassata o meno in capo alla società, nonché a seconda del soggetto - socio persona fisica, imprenditore o società - che percepisce il dividendo, cercando al contempo di contrastare il rischio che parte della ricchezza prodotta venga travestita formalmente al fine di sottrarla all'imposizione. Nel presente lavoro viene fornita una disamina trasversale della distribuzione dei dividendi, con l'obiettivo di sottolineare gli aspetti della tutela civilistica, di delinearne il trattamento contabile e di analizzare la normativa fiscale e i connessi adempimenti in capo alla società erogante nonché in capo al socio percettore.
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