“Once upon a time...” For an anthropology of the European folk tale The thesis is a phenomenological, anthropological and cultural study of the European folk tale, a literary genre in itself, refined and sophisticated, of high artistic rigour, whose roots lie in an archaic, complex and mysterious past. In the popular fairy tale mythology, magic, religiosity, history, tradition are intertwined giving life to a cauldron of imaginary and fantastic narratives. Surviving for millennia, handed down verbally and told from generation to generation, going beyond the space and time in which it arose, the European fairy tale fruit of a mind that elaborates wonders, bringer of refreshment, escape and consolation, has traveled and crossed borders everywhere there was a community willing to listen to its profound meaning. Through the fantastic form it instilled and conveyed an archaic wisdom, the consequential outcome of the experiences of humanity in its complex differentiation to survive. Every single fairy tale preserves the historical or imagined memory, reconstructed by the peoples over the millennia. In his architecture lies the anthropos and its plural way of understanding and manipulating the flows of life, the earthly and supernatural world. Although the peoples present great cultural differences, the Indo-European countries are united by a religious, historical, linguistic past that has determined a collective psychological affinity and unity that is also found among the various expressions of popular fiction. Very similar tales of fantasy or magic are found in all cultures of the world and can take many forms. It emerges that the fairy tale is a symbolic composition with universal and archetypal contents with a profound anthropological-cultural value. The language of the fairy tale is international and belongs to all peoples and all cultures. As an artistic production with a "universal human foundation", the fairy tale constitutes a privileged method for intercultural and transcultural education, as well as a narrative and developmental tool for the Self and a diagnostic device in use in the clinical and community settings. In the concluding part of the thesis, the anthology of some fairy tales is analyzed in the light of the interpretation of Bruno Bettelheim and Marie Louise Von Franz: Bluebeard by Charles Perrault: surviving the black man; Cinderella by the Brothers Grimm: an intercultural fairy tale; The Ugly Duckling by Christian Andersen: the exile of the different.

“C’era una volta...” Per un’antropologia della fiaba popolare europea La tesi è uno studio fenomenologico, antropologico e culturale sulla fiaba popolare europea, un genere letterario a sé, raffinato e sofisticato, di elevato rigore artistico, le cui radici affondano in un passato arcaico, complesso e misterioso. Nella fiaba popolare mitologia, magia, religiosità, storia, tradizione si intrecciano dando vita ad un calderone di narrazioni immaginarie e fantastiche. Sopravvissuta per millenni, tramandata a voce e raccontata di generazione in generazione, travalicando lo spazio e il tempo in cui è sorta, la fiaba europea frutto di una mente elaboratrice di meraviglie, portatrice di ristoro, evasione e consolazione, ha viaggiato e superato confini ovunque vi era una comunità disposta ad ascoltarne il significato profondo. Attraverso la forma fantastica ha instillato e veicolato un’arcaica sapienza, esito conseguenziale delle esperienze dell’umanità nella sua complesso articolarsi per sopravvivere. Ogni singola fiaba preserva la memoria storica o immaginata, ricostruita dai popoli nel corso dei millenni. Nella sua architettura si cela l’anthropos e il suo plurale modo di intendere e manipolare i flussi della vita, il mondo terreno e soprannaturale. Sebbene i popoli presentino grandi differenze culturali, i paesi indoeuropei sono accumunati da un passato religioso, storico, linguistico che ha determinato un’affinità e un’unità psicologica collettiva che si riscontra anche tra le varie espressioni di narrativa popolare. Racconti molto somiglianti di fantasia o di magia si ritrovano in tutte le culture del mondo e possono assumere svariate forme. Ne emerge che la fiaba è una composizione simbolica con contenuti universali e archetipali dal profondo valore antropologico-culturale. Il linguaggio della fiaba è internazionale e appartiene a tutti i popoli e a tutte le culture. In quanto produzione artistica dal “fondamento universale umano”, la fiaba costituisce un metodo privilegiato per l’educazione interculturale e transculturale, nonché uno strumento per la narrazione e sviluppo del Sé in uso in ambito clinico e di comunità. Nella parte conclusiva della tesi sono oggetto di analisi l’antologia di alcune fiabe alla luce dell’interpretazione di Bruno Bettelheim e di Marie Louise Von Franz: Barbablù di Charles Perrault: sopravvivere all’uomo nero; Cenerentola dei fratelli Grimm: una fiaba interculturale; Il Brutto anatroccolo di Hans Christian Andersen: l’esilio del diverso.

"C'era una volta..." Per un'antropologia della fiaba popolare europea

MOCCIA, AURELIA LAURA
2020/2021

Abstract

“C’era una volta...” Per un’antropologia della fiaba popolare europea La tesi è uno studio fenomenologico, antropologico e culturale sulla fiaba popolare europea, un genere letterario a sé, raffinato e sofisticato, di elevato rigore artistico, le cui radici affondano in un passato arcaico, complesso e misterioso. Nella fiaba popolare mitologia, magia, religiosità, storia, tradizione si intrecciano dando vita ad un calderone di narrazioni immaginarie e fantastiche. Sopravvissuta per millenni, tramandata a voce e raccontata di generazione in generazione, travalicando lo spazio e il tempo in cui è sorta, la fiaba europea frutto di una mente elaboratrice di meraviglie, portatrice di ristoro, evasione e consolazione, ha viaggiato e superato confini ovunque vi era una comunità disposta ad ascoltarne il significato profondo. Attraverso la forma fantastica ha instillato e veicolato un’arcaica sapienza, esito conseguenziale delle esperienze dell’umanità nella sua complesso articolarsi per sopravvivere. Ogni singola fiaba preserva la memoria storica o immaginata, ricostruita dai popoli nel corso dei millenni. Nella sua architettura si cela l’anthropos e il suo plurale modo di intendere e manipolare i flussi della vita, il mondo terreno e soprannaturale. Sebbene i popoli presentino grandi differenze culturali, i paesi indoeuropei sono accumunati da un passato religioso, storico, linguistico che ha determinato un’affinità e un’unità psicologica collettiva che si riscontra anche tra le varie espressioni di narrativa popolare. Racconti molto somiglianti di fantasia o di magia si ritrovano in tutte le culture del mondo e possono assumere svariate forme. Ne emerge che la fiaba è una composizione simbolica con contenuti universali e archetipali dal profondo valore antropologico-culturale. Il linguaggio della fiaba è internazionale e appartiene a tutti i popoli e a tutte le culture. In quanto produzione artistica dal “fondamento universale umano”, la fiaba costituisce un metodo privilegiato per l’educazione interculturale e transculturale, nonché uno strumento per la narrazione e sviluppo del Sé in uso in ambito clinico e di comunità. Nella parte conclusiva della tesi sono oggetto di analisi l’antologia di alcune fiabe alla luce dell’interpretazione di Bruno Bettelheim e di Marie Louise Von Franz: Barbablù di Charles Perrault: sopravvivere all’uomo nero; Cenerentola dei fratelli Grimm: una fiaba interculturale; Il Brutto anatroccolo di Hans Christian Andersen: l’esilio del diverso.
ITA
“Once upon a time...” For an anthropology of the European folk tale The thesis is a phenomenological, anthropological and cultural study of the European folk tale, a literary genre in itself, refined and sophisticated, of high artistic rigour, whose roots lie in an archaic, complex and mysterious past. In the popular fairy tale mythology, magic, religiosity, history, tradition are intertwined giving life to a cauldron of imaginary and fantastic narratives. Surviving for millennia, handed down verbally and told from generation to generation, going beyond the space and time in which it arose, the European fairy tale fruit of a mind that elaborates wonders, bringer of refreshment, escape and consolation, has traveled and crossed borders everywhere there was a community willing to listen to its profound meaning. Through the fantastic form it instilled and conveyed an archaic wisdom, the consequential outcome of the experiences of humanity in its complex differentiation to survive. Every single fairy tale preserves the historical or imagined memory, reconstructed by the peoples over the millennia. In his architecture lies the anthropos and its plural way of understanding and manipulating the flows of life, the earthly and supernatural world. Although the peoples present great cultural differences, the Indo-European countries are united by a religious, historical, linguistic past that has determined a collective psychological affinity and unity that is also found among the various expressions of popular fiction. Very similar tales of fantasy or magic are found in all cultures of the world and can take many forms. It emerges that the fairy tale is a symbolic composition with universal and archetypal contents with a profound anthropological-cultural value. The language of the fairy tale is international and belongs to all peoples and all cultures. As an artistic production with a "universal human foundation", the fairy tale constitutes a privileged method for intercultural and transcultural education, as well as a narrative and developmental tool for the Self and a diagnostic device in use in the clinical and community settings. In the concluding part of the thesis, the anthology of some fairy tales is analyzed in the light of the interpretation of Bruno Bettelheim and Marie Louise Von Franz: Bluebeard by Charles Perrault: surviving the black man; Cinderella by the Brothers Grimm: an intercultural fairy tale; The Ugly Duckling by Christian Andersen: the exile of the different.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/44926