Dementias are among the most impacting clinical conditions of the 21st century in the world. Alzheimer's disease (AD), which constitutes up to 80% of all major neurocognitive disorder diagnoses, represents a major health problem for modern society. The Interceptor Project, promoted and funded by the Italian Ministry of Health and the Italian Medicines Agency (AIFA), was created with the aim of promoting modifying therapies, currently in an experimental phase, for this group of syndromes. To validate effective and specific treatments, it is necessary to clearly define the target population to which they should be addressed. Interceptor intends to address those who, from a phase of mild cognitive impairment (MCI) are more at risk of progression into dementia, through the promotion of the best combination of diagnostic biomarkers, non-invasive, locally available, and financially sustainable. In line with a "hub and spoke" organizational model, 4 Expert Centres (CE) were involved in the project in the analysis of biomarkers and risk diagnosis (hub) and 20 Centres for the recruitment of the reference population (CR) ( spoke), including the CDCD of the A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino. The Project will last a total of 54 months, a period in which clinical and neuropsychological follow-up of the candidates will be performed every 6 months. In the present study, the operational phases carried out so far by the CR of Turin have been discussed: the recruitment phase, the baseline phase (T0) and the two subsequent follow-up (at 6 and 12 months from T0). From the preliminary analysis, performed on 14 MCI subjects, it was observed that 29% of the sample evolved into dementia. The progression of the deficit was further confirmed by the variation in performance on neuropsychological tests between the different times (T0 vs T1, T1 vs T2) and one year from the start of the experiment. Furthermore, combinations have been verified between different biomarkers (neuropsychological and cerebrospinal fluid) and other variables (age, sex, education), which may be useful in predicting the risk of progression of the deficit.
Le demenze sono tra le condizioni cliniche più impattanti del XXI secolo a livello globale. La Malattia di Alzheimer (AD), in particolare, che costituisce fino all‘80% di tutte le diagnosi di disturbo neurocognitivo maggiore, rappresenta un problema sanitario di grande rilevanza per la società moderna. Il Progetto Interceptor, promosso e sovvenzionato dal Ministero Italiano della Salute e dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), nasce con il fine ultimo di promuovere terapie modificanti, ad oggi ancora in fase sperimentale, questo gruppo di sindromi. Per poter validare trattamenti efficaci e specifici è necessario definire, in modo chiaro, la popolazione target cui indirizzarli. Interceptor intende rivolgersi ai soggetti che, da una fase di lieve declino cognitivo (MCI) sono più a rischio di progressione in demenza, attraverso la promozione della miglior combinazione di biomarcatori diagnostici, non invasiva, disponibile sul territorio e finanziariamente sostenibile. In linea con un modello organizzativo “hub and spoke”, sono stati coinvolti nella sperimentazione 4 Centri Esperti (CE) nell’analisi dei biomarcatori e nella diagnosi del rischio (hub) e 20 Centri per il reclutamento della popolazione di riferimento (CR) (spoke), tra cui il CDCD dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria (A.O.U.) Città della Salute e della Scienza di Torino. Il Progetto avrà una durata totale di 54 mesi, periodo nel quale saranno eseguiti follow-up clinici e neuropsicologici dei soggetti candidati, ogni 6 mesi. Nel presente studio sono state discusse le fasi operative finora condotte dal CR di Torino: la fase di reclutamento, la fase di baseline (T0) e i due follow-up successivi (a 6 e a 12 mesi da T0). Dall’analisi preliminare, eseguita su 14 soggetti MCI, è stato osservato che il 29% del campione è evoluto in demenza. La progressione del deficit è stata, ulteriormente, confermata dalla variazione delle prestazioni ai test neuropsicologici tra i diversi tempi (T0 vs T1, T1 vs T2) e ad un anno dall’inizio della sperimentazione. Sono state verificate, inoltre, combinazioni tra diversi biomarkers (neuropsicologici e del liquido cerebrospinale) e altre variabili (età, sesso, scolarità), che possono essere utili nel predire il rischio di progressione del deficit.
Il ruolo dei biomarkers nella diagnosi precoce della Malattia di Alzheimer. L’analisi condotta dal CDCD dell’A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino ad un anno dall’inizio del Progetto Interceptor
LOMBARDO, CHIARA
2020/2021
Abstract
Le demenze sono tra le condizioni cliniche più impattanti del XXI secolo a livello globale. La Malattia di Alzheimer (AD), in particolare, che costituisce fino all‘80% di tutte le diagnosi di disturbo neurocognitivo maggiore, rappresenta un problema sanitario di grande rilevanza per la società moderna. Il Progetto Interceptor, promosso e sovvenzionato dal Ministero Italiano della Salute e dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), nasce con il fine ultimo di promuovere terapie modificanti, ad oggi ancora in fase sperimentale, questo gruppo di sindromi. Per poter validare trattamenti efficaci e specifici è necessario definire, in modo chiaro, la popolazione target cui indirizzarli. Interceptor intende rivolgersi ai soggetti che, da una fase di lieve declino cognitivo (MCI) sono più a rischio di progressione in demenza, attraverso la promozione della miglior combinazione di biomarcatori diagnostici, non invasiva, disponibile sul territorio e finanziariamente sostenibile. In linea con un modello organizzativo “hub and spoke”, sono stati coinvolti nella sperimentazione 4 Centri Esperti (CE) nell’analisi dei biomarcatori e nella diagnosi del rischio (hub) e 20 Centri per il reclutamento della popolazione di riferimento (CR) (spoke), tra cui il CDCD dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria (A.O.U.) Città della Salute e della Scienza di Torino. Il Progetto avrà una durata totale di 54 mesi, periodo nel quale saranno eseguiti follow-up clinici e neuropsicologici dei soggetti candidati, ogni 6 mesi. Nel presente studio sono state discusse le fasi operative finora condotte dal CR di Torino: la fase di reclutamento, la fase di baseline (T0) e i due follow-up successivi (a 6 e a 12 mesi da T0). Dall’analisi preliminare, eseguita su 14 soggetti MCI, è stato osservato che il 29% del campione è evoluto in demenza. La progressione del deficit è stata, ulteriormente, confermata dalla variazione delle prestazioni ai test neuropsicologici tra i diversi tempi (T0 vs T1, T1 vs T2) e ad un anno dall’inizio della sperimentazione. Sono state verificate, inoltre, combinazioni tra diversi biomarkers (neuropsicologici e del liquido cerebrospinale) e altre variabili (età, sesso, scolarità), che possono essere utili nel predire il rischio di progressione del deficit.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/44909