Il gioco fa parte della natura umana, ha assunto una grande rilevanza in tutte le culture e le società delle diverse epoche ed è stato sempre considerato simbolo di evasione e spazio alternativo alla realtà quotidiana. Eppure questa forma d'intrattenimento può trasformarsi in patologia (GAP, gioco d'azzardo patologico), segnando il passaggio dell'individuo dalla condizione di "giocatore sociale" (che pratica l'azzardo in forme socialmente adeguate) a quella di "giocatore patologico" (che assume un comportamento maladattivo e persistente in grado di condizionare la sua vita relazionale e professionale). Il presente lavoro, che si articolerà in tre parti principali,si propone di esaminare tale condizione patologica e le implicazioni a livello individuale e sociale che da essa scaturiscono. Sul rischio d'insorgenza di tale patologia sta influendo la repentina diffusione e il profondo mutamento dell'offerta ludica, con il passaggio da giochi d'azzardo caratterizzati da socialità, ritualità ed alta soglia di accesso a giochi di velocità, bassa soglia d'accesso e incentrati sull'isolamento dell'individuo. La dipendenza, infatti, non si limita solamente alle sostanze stupefacenti, ma può assumere modalità altrettanto distruttive anche senza sostanza, modalità tra le quali rientra il gioco d'azzardo patologico,la cui definizione oscilla tra i concetti di dependance, addiction e compulsione. Introdotto, già dal 1980, all'interno del DSM-III, il gap viene generalmente considerato come una dipendenza comportamentale, caratterizzata da un impulso pervasivo e ricorrente a mettere in atto la condotta nonostante la consapevolezza della sua nocività. Diversi sono i modelli elaborati per spiegare le ragioni che spingono il giocatore ad assumere tale comportamento (modello comportamentista, modello cognitivista, modello psicodinamico e modello neurobiologico), mentre simili si presentano le fasi caratterizzanti la "carriera" di ogni giocatore e i casi di comorbilità. Un'altra prospettiva dalla quale è stata osservata la patologia ha riguardato il ruolo assunto dallo Stato e la dicotomia legale-illegale (legalizzazione del gioco e sconfinamenti nell'illegalità), la definizione giuridica e l'evoluzione legislativa in tema di gioco d'azzardo (proposte di legge volte a regolamentare il gioco eccessivo e provvedimenti da attuare per prevenire i problemi che comporta), l'analisi delle modalità di fronteggiamento della patologia. A ciò sono seguite considerazioni sulle implicazioni familiari del gap e sui rischi che esso comporta coinvolgendo nuove categorie di soggetti, quali donne e adolescenti.
Gioco d'azzardo patologico. L'esperienza in un servizio.
TROMBACCA, GRAZIA
2011/2012
Abstract
Il gioco fa parte della natura umana, ha assunto una grande rilevanza in tutte le culture e le società delle diverse epoche ed è stato sempre considerato simbolo di evasione e spazio alternativo alla realtà quotidiana. Eppure questa forma d'intrattenimento può trasformarsi in patologia (GAP, gioco d'azzardo patologico), segnando il passaggio dell'individuo dalla condizione di "giocatore sociale" (che pratica l'azzardo in forme socialmente adeguate) a quella di "giocatore patologico" (che assume un comportamento maladattivo e persistente in grado di condizionare la sua vita relazionale e professionale). Il presente lavoro, che si articolerà in tre parti principali,si propone di esaminare tale condizione patologica e le implicazioni a livello individuale e sociale che da essa scaturiscono. Sul rischio d'insorgenza di tale patologia sta influendo la repentina diffusione e il profondo mutamento dell'offerta ludica, con il passaggio da giochi d'azzardo caratterizzati da socialità, ritualità ed alta soglia di accesso a giochi di velocità, bassa soglia d'accesso e incentrati sull'isolamento dell'individuo. La dipendenza, infatti, non si limita solamente alle sostanze stupefacenti, ma può assumere modalità altrettanto distruttive anche senza sostanza, modalità tra le quali rientra il gioco d'azzardo patologico,la cui definizione oscilla tra i concetti di dependance, addiction e compulsione. Introdotto, già dal 1980, all'interno del DSM-III, il gap viene generalmente considerato come una dipendenza comportamentale, caratterizzata da un impulso pervasivo e ricorrente a mettere in atto la condotta nonostante la consapevolezza della sua nocività. Diversi sono i modelli elaborati per spiegare le ragioni che spingono il giocatore ad assumere tale comportamento (modello comportamentista, modello cognitivista, modello psicodinamico e modello neurobiologico), mentre simili si presentano le fasi caratterizzanti la "carriera" di ogni giocatore e i casi di comorbilità. Un'altra prospettiva dalla quale è stata osservata la patologia ha riguardato il ruolo assunto dallo Stato e la dicotomia legale-illegale (legalizzazione del gioco e sconfinamenti nell'illegalità), la definizione giuridica e l'evoluzione legislativa in tema di gioco d'azzardo (proposte di legge volte a regolamentare il gioco eccessivo e provvedimenti da attuare per prevenire i problemi che comporta), l'analisi delle modalità di fronteggiamento della patologia. A ciò sono seguite considerazioni sulle implicazioni familiari del gap e sui rischi che esso comporta coinvolgendo nuove categorie di soggetti, quali donne e adolescenti.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
723515_tesigraziatrombacca.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
4.69 MB
Formato
Adobe PDF
|
4.69 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/44721