Tutto iniziò il 17 dicembre 2010, giorno in cui Mohamed Bouazizi, un giovane tunisino di 26 anni, si cosparse di benzina e si diede fuoco pubblicamente, davanti al municipio della sua città, Sidi Bouzid. Mohamed aveva deciso di farla finita, non sopportando più povertà, disoccupazione, soprusi, ingiustizie e umiliazioni. Il corpo in fiamme di Mohamed, trasformato in una torcia umana che ardeva sotto gli occhi di tutti, provocò sdegno e rabbia in tutta la popolazione tunisina che per la prima volta, in modo spontaneo, decise di ribellarsi per fermare la ventennale dittatura di Ben Alì. Questo fu l'evento decisivo, il muro della paura e del silenzio si infranse, la voglia di libertà, di riscatto, il desiderio di avere una lavoro sicuro e un pasto tutti i giorni non fu solo il sogno del il popolo tunisino, ma diventò presto una prerogativa per molti dei paesi del Nord Africa. Il vento della rivolta infatti, non si fermò alla Tunisia, ma era pronto a soffiare sugli altri paesi del sud del Mediterraneo. La seconda tappa della Primavera araba arrivò il 25 gennaio 2011 in Egitto. Stesso copione, stesse scene della Tunisia, cambiava la popolazione ed il tiranno da cacciare via; questa volta in piazza c'era il popolo egiziano che chiedeva le dimissioni di Mubarak. A seguire si presentò la ribellione della Libia: il popolo libico si dimostrò pronto a tutto pur di cacciare via Gheddafi, che da oltre quarant'anni legiferava a proprio piacere. In Libia l'insurrezione popolare del 15 febbraio si trasformò in una sanguinosa guerra civile, fomentata dagli interessi delle tribù libiche, la vera ossatura del paese che avevano rotto il tacito patto di stabilità con il Colonnello. Dopo otto mesi di guerra civile i ribelli, grazie anche all'intervento delle nazioni Unite, riuscirono a sconfiggere definitivamente Gheddafi, uccidendolo barbaramente. Si parla sempre più spesso di Primavera araba, termine coniato dagli occidentali per indicare le rivolte dei popoli degli stati che si affacciano sul mediterraneo non democratico, ma sarebbe importante capire cosa sia successo veramente, quali siano state le cause che hanno portato migliaia di persone alla rivolta e a rischiare la propria vita per dare un nuovo volto al loro paese. Si parla e si scrive della Primavera araba senza andare a cogliere le differenze e le peculiarità di ogni paese, si parte dal presupposto che ogni popolo sia uguale all'altro, che ogni rivolta si sia svolta nelle stesso modo, che tutti gli uomini di potere contestati abbiano avuto le stesse reazioni davanti al loro popolo in rivolta, ma è veramente cosi? L'idea di questo elaborato è quella di capire quanto accaduto nelle rivolte che hanno interessato Tunisia, Egitto e Libia, analizzando i punti in comune, le analogie e le differenze tra ciascun paese.

Primavera araba. Le rivolte dei popoli contro Ben Alì, Mubarak e Gheddafi.

DE BORTOLI, ALISSA
2011/2012

Abstract

Tutto iniziò il 17 dicembre 2010, giorno in cui Mohamed Bouazizi, un giovane tunisino di 26 anni, si cosparse di benzina e si diede fuoco pubblicamente, davanti al municipio della sua città, Sidi Bouzid. Mohamed aveva deciso di farla finita, non sopportando più povertà, disoccupazione, soprusi, ingiustizie e umiliazioni. Il corpo in fiamme di Mohamed, trasformato in una torcia umana che ardeva sotto gli occhi di tutti, provocò sdegno e rabbia in tutta la popolazione tunisina che per la prima volta, in modo spontaneo, decise di ribellarsi per fermare la ventennale dittatura di Ben Alì. Questo fu l'evento decisivo, il muro della paura e del silenzio si infranse, la voglia di libertà, di riscatto, il desiderio di avere una lavoro sicuro e un pasto tutti i giorni non fu solo il sogno del il popolo tunisino, ma diventò presto una prerogativa per molti dei paesi del Nord Africa. Il vento della rivolta infatti, non si fermò alla Tunisia, ma era pronto a soffiare sugli altri paesi del sud del Mediterraneo. La seconda tappa della Primavera araba arrivò il 25 gennaio 2011 in Egitto. Stesso copione, stesse scene della Tunisia, cambiava la popolazione ed il tiranno da cacciare via; questa volta in piazza c'era il popolo egiziano che chiedeva le dimissioni di Mubarak. A seguire si presentò la ribellione della Libia: il popolo libico si dimostrò pronto a tutto pur di cacciare via Gheddafi, che da oltre quarant'anni legiferava a proprio piacere. In Libia l'insurrezione popolare del 15 febbraio si trasformò in una sanguinosa guerra civile, fomentata dagli interessi delle tribù libiche, la vera ossatura del paese che avevano rotto il tacito patto di stabilità con il Colonnello. Dopo otto mesi di guerra civile i ribelli, grazie anche all'intervento delle nazioni Unite, riuscirono a sconfiggere definitivamente Gheddafi, uccidendolo barbaramente. Si parla sempre più spesso di Primavera araba, termine coniato dagli occidentali per indicare le rivolte dei popoli degli stati che si affacciano sul mediterraneo non democratico, ma sarebbe importante capire cosa sia successo veramente, quali siano state le cause che hanno portato migliaia di persone alla rivolta e a rischiare la propria vita per dare un nuovo volto al loro paese. Si parla e si scrive della Primavera araba senza andare a cogliere le differenze e le peculiarità di ogni paese, si parte dal presupposto che ogni popolo sia uguale all'altro, che ogni rivolta si sia svolta nelle stesso modo, che tutti gli uomini di potere contestati abbiano avuto le stesse reazioni davanti al loro popolo in rivolta, ma è veramente cosi? L'idea di questo elaborato è quella di capire quanto accaduto nelle rivolte che hanno interessato Tunisia, Egitto e Libia, analizzando i punti in comune, le analogie e le differenze tra ciascun paese.
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