Le proiezioni sul futuro del clima (IPCC; 2012) evidenziano la possibilità di avere in ambienti temperati una forte concentrazione delle precipitazioni e una conseguente maggiore frequenza di lunghi periodi di siccità. L’impatto dello stress idrico sulla coltivazione della vite rappresenta un ambito di studio interessante per sviluppare nuove strategie di gestione dei vigneti, prestando attenzione ad aspetti relativi sia alla quantità sia alla qualità della produzione viticola. Questo elaborato presenta un rapido inquadramento del ruolo fisiologico dell’acqua e del carbonio nelle piante e mette in evidenza la relazione che sussiste fra questi due componenti fondamentali degli organismi vegetali, soffermandosi sull’allocazione dei prodotti della fotosintesi e sulla respirazione in condizioni idriche limitanti in Vitis vinifera L. Dodici piante di Vitis vinifera L. sono state cresciute in vaso per 4 anni utilizzando le classiche tecniche agronomiche. Durante il mese di marzo 2021 le radici delle piante sono state inserite in tank metallici a tenuta d’aria e sono state ben irrigate fino a metà giugno (circa l’80% della capacità di campo). Dalla fine di luglio, per 8 piante, è stato ridotto l’apporto giornaliero di acqua, così da portarle gradualmente ad una situazione idrica di stress che si è stabilizzata il 20 di agosto circa. Le misurazioni sono iniziate il 23 agosto per una durata di circa 15 giorni e 15 notti. La condizione di stress è stata mantenuta fino al 29 di agosto. In questa giornata 4 piante sono state reidratate riportando la loro umidità all’80% della capacità di campo, mentre le altre 4 sono state mantenute costantemente in stress. Dal 23 agosto la parte epigea (chioma) è stata inserita in palloni di polietilene trasparente, e fino al 6 settembre si sono costantemente monitorate la fotosintesi e la respirazione, anche notturna, delle viti per studiare le variazioni reciproche e la relazione che intercorre tra le due vie di approvvigionamento energetico e le condizioni idriche della pianta. Ciò che è emerso da questo studio è che le viti inizialmente sottoposte a stress idrico e successivamente reidratate hanno mostrato la maggior efficienza fotosintetica e una maggior capacità di allocazione del carbonio; questo fenomeno è stato visto anche nella respirazione radicale. Questi risultati sono stati ottenuti grazie al sistema di misura messo a punto dove è possibile analizzare separatamente i flussi entranti e uscenti di vapor d’acqua e anidride carbonica di chioma e comparto radicale, in maniera continuativa e completamente indipendente. La messa a punto dei metodi d’indagine descritti ed i primi risultati ottenuti presentati in questa tesi di laurea suggeriscono che la vite non necessiti di rifornimenti idrici (irrigui) costanti durante la stagione di crescita e di fruttificazione. Al contrario, un periodo di deficit idrico controllato è auspicabile se accoppiato ad eventi di reidratazione. Lo stress idrico deve rimanere al di sopra di livelli minimi di idratazione dei tessuti, che sarebbero difficilmente recuperabili. In questo caso la reidratazione post-stress idrico risulta strategicamente vincente; infatti, si è visto che la pianta nelle fasi post-reidratazione recupera il tasso fotosintetico fogliare e stimola l’attività dei sink di accumulo degli zuccheri. Questo causa un aumento della respirazione radicale, della biomassa microbica della rizosfera del suolo, e dell’accumulo di composti di riserva nei frutti.
Assimilazione e respirazione della vite in condizioni di stress idrico e reidratazione.
BOLASSA, SAMUELE
2020/2021
Abstract
Le proiezioni sul futuro del clima (IPCC; 2012) evidenziano la possibilità di avere in ambienti temperati una forte concentrazione delle precipitazioni e una conseguente maggiore frequenza di lunghi periodi di siccità. L’impatto dello stress idrico sulla coltivazione della vite rappresenta un ambito di studio interessante per sviluppare nuove strategie di gestione dei vigneti, prestando attenzione ad aspetti relativi sia alla quantità sia alla qualità della produzione viticola. Questo elaborato presenta un rapido inquadramento del ruolo fisiologico dell’acqua e del carbonio nelle piante e mette in evidenza la relazione che sussiste fra questi due componenti fondamentali degli organismi vegetali, soffermandosi sull’allocazione dei prodotti della fotosintesi e sulla respirazione in condizioni idriche limitanti in Vitis vinifera L. Dodici piante di Vitis vinifera L. sono state cresciute in vaso per 4 anni utilizzando le classiche tecniche agronomiche. Durante il mese di marzo 2021 le radici delle piante sono state inserite in tank metallici a tenuta d’aria e sono state ben irrigate fino a metà giugno (circa l’80% della capacità di campo). Dalla fine di luglio, per 8 piante, è stato ridotto l’apporto giornaliero di acqua, così da portarle gradualmente ad una situazione idrica di stress che si è stabilizzata il 20 di agosto circa. Le misurazioni sono iniziate il 23 agosto per una durata di circa 15 giorni e 15 notti. La condizione di stress è stata mantenuta fino al 29 di agosto. In questa giornata 4 piante sono state reidratate riportando la loro umidità all’80% della capacità di campo, mentre le altre 4 sono state mantenute costantemente in stress. Dal 23 agosto la parte epigea (chioma) è stata inserita in palloni di polietilene trasparente, e fino al 6 settembre si sono costantemente monitorate la fotosintesi e la respirazione, anche notturna, delle viti per studiare le variazioni reciproche e la relazione che intercorre tra le due vie di approvvigionamento energetico e le condizioni idriche della pianta. Ciò che è emerso da questo studio è che le viti inizialmente sottoposte a stress idrico e successivamente reidratate hanno mostrato la maggior efficienza fotosintetica e una maggior capacità di allocazione del carbonio; questo fenomeno è stato visto anche nella respirazione radicale. Questi risultati sono stati ottenuti grazie al sistema di misura messo a punto dove è possibile analizzare separatamente i flussi entranti e uscenti di vapor d’acqua e anidride carbonica di chioma e comparto radicale, in maniera continuativa e completamente indipendente. La messa a punto dei metodi d’indagine descritti ed i primi risultati ottenuti presentati in questa tesi di laurea suggeriscono che la vite non necessiti di rifornimenti idrici (irrigui) costanti durante la stagione di crescita e di fruttificazione. Al contrario, un periodo di deficit idrico controllato è auspicabile se accoppiato ad eventi di reidratazione. Lo stress idrico deve rimanere al di sopra di livelli minimi di idratazione dei tessuti, che sarebbero difficilmente recuperabili. In questo caso la reidratazione post-stress idrico risulta strategicamente vincente; infatti, si è visto che la pianta nelle fasi post-reidratazione recupera il tasso fotosintetico fogliare e stimola l’attività dei sink di accumulo degli zuccheri. Questo causa un aumento della respirazione radicale, della biomassa microbica della rizosfera del suolo, e dell’accumulo di composti di riserva nei frutti.File | Dimensione | Formato | |
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