This paper was created with the aim of offering a glimpse into the vast panorama of white-collar crime. Chapter number one first explores the main concept of "deviance" and the theories that the sociology of deviance has developed to look for its causes. Particular attention is paid to the formulation of Sutherland's theory of differential associations, which he provided as an explanation for why men commit crimes. Edwin H. Sutherland had the merit of first discovering this phenomenon of white-collar crime, of which we try to offer a unique definition starting from its first formulation up to the present day. The second chapter, of a psychological origin, is developed with the intention of explaining, on the basis of existing literature, the relationship between personality disorders and white-collar criminals as a possible explanation for this kind of crime. The relationship with the Dark Triad construct of personality is examined in more detail, and then the concept of "successful psychopath" and possible correlations with white-collar crimes are developed. Reference is made to several empirical studies to support the thesis that white-collar criminals have personality traits attributable to the Dark Triad and successful psychopathy. Finally, the last chapter examines the phenomenon of denial and the strategies used to implement it. It offers an overview of the neutralization techniques of Skyes and Matza, the first authors to develop a theory on the subject, and of the strategies developed later. It mainly refers to the perspective of authors such as Cohen and Vidoni Guidoni. Denial strategies are explored in relation to white-collar crime, the tendency these criminals have to use them and in relation to which strategies are used the most. To conclude, a case of corporate crime is examined, to be exact the Eternit case of Casale Monferrato, as an example of the use of denial strategies. An interview conducted, years after the events, with a former factory manager is analyzed to identify the justifications and excuses he used.
L’elaborato nasce con l’intento di offrire uno scorcio sul vastissimo panorama della criminalità dei colletti bianchi. Il primo capitolo esplora innanzitutto il concetto principale di “devianza” e le teorie che la sociologia della devianza ha elaborato per cercarne le cause. Viene posta particolare attenzione alla formulazione della teoria delle associazioni differenziali di Sutherland, da lui fornita come spiegazione al perché gli uomini commettano reati. Edwin H. Sutherland ha avuto il merito di scoprire per primo questo fenomeno della criminalità dei colletti bianchi, di cui si cerca di offrire una definizione univoca partendo dalla sua prima formulazione fino ad arrivare al giorno d’oggi. Il secondo capitolo, di matrice psicologica, viene sviluppato con l’intento di spiegare, sulla base della letteratura esistente, la relazione tra i disturbi di personalità ed i criminali dal colletto bianco come possibile spiegazione di questo tipo di criminalità. Viene esaminata più nel dettaglio la relazione con il costrutto della Triade Oscura della personalità, per poi sviluppare il concetto di “psicopatico di successo” e le possibili correlazioni con i white-collar crimes. Viene fatto riferimento a diverse ricerche empiriche a sostegno della tesi che i criminali dal colletto bianco presentino tratti di personalità riconducibili alla Dark Triad ed alla psicopatia di successo. L’ultimo capitolo, infine, prende in esame il fenomeno della negazione e le strategie utilizzate per metterla in atto. Viene offerta una panoramica delle tecniche di neutralizzazione di Skyes e Matza, i primi autori ad elaborare una teoria sull’argomento, e delle strategie sviluppatesi in seguito. Si fa riferimento soprattutto alla prospettiva di autori quali Cohen e Vidoni Guidoni. Le strategie di negazione vengono esplorate in relazione alla criminalità dei colletti bianchi, alla tendenza che questi criminali hanno di farne uso ed in relazione a quali strategie vengano maggiormente utilizzate. Per concludere, viene preso in esame un caso di criminalità d’impresa, per l’esattezza il caso Eternit di Casale Monferrato, come esempio dell’uso delle strategie di negazione. Viene analizzata un’intervista condotta, anni dopo i fatti, ad un ex dirigente della fabbrica per individuare le giustificazioni e le scuse da lui utilizzate.
La criminalità dei colletti bianchi e le strategie di negazione
PELLEGRINO, CRISTINA
2020/2021
Abstract
L’elaborato nasce con l’intento di offrire uno scorcio sul vastissimo panorama della criminalità dei colletti bianchi. Il primo capitolo esplora innanzitutto il concetto principale di “devianza” e le teorie che la sociologia della devianza ha elaborato per cercarne le cause. Viene posta particolare attenzione alla formulazione della teoria delle associazioni differenziali di Sutherland, da lui fornita come spiegazione al perché gli uomini commettano reati. Edwin H. Sutherland ha avuto il merito di scoprire per primo questo fenomeno della criminalità dei colletti bianchi, di cui si cerca di offrire una definizione univoca partendo dalla sua prima formulazione fino ad arrivare al giorno d’oggi. Il secondo capitolo, di matrice psicologica, viene sviluppato con l’intento di spiegare, sulla base della letteratura esistente, la relazione tra i disturbi di personalità ed i criminali dal colletto bianco come possibile spiegazione di questo tipo di criminalità. Viene esaminata più nel dettaglio la relazione con il costrutto della Triade Oscura della personalità, per poi sviluppare il concetto di “psicopatico di successo” e le possibili correlazioni con i white-collar crimes. Viene fatto riferimento a diverse ricerche empiriche a sostegno della tesi che i criminali dal colletto bianco presentino tratti di personalità riconducibili alla Dark Triad ed alla psicopatia di successo. L’ultimo capitolo, infine, prende in esame il fenomeno della negazione e le strategie utilizzate per metterla in atto. Viene offerta una panoramica delle tecniche di neutralizzazione di Skyes e Matza, i primi autori ad elaborare una teoria sull’argomento, e delle strategie sviluppatesi in seguito. Si fa riferimento soprattutto alla prospettiva di autori quali Cohen e Vidoni Guidoni. Le strategie di negazione vengono esplorate in relazione alla criminalità dei colletti bianchi, alla tendenza che questi criminali hanno di farne uso ed in relazione a quali strategie vengano maggiormente utilizzate. Per concludere, viene preso in esame un caso di criminalità d’impresa, per l’esattezza il caso Eternit di Casale Monferrato, come esempio dell’uso delle strategie di negazione. Viene analizzata un’intervista condotta, anni dopo i fatti, ad un ex dirigente della fabbrica per individuare le giustificazioni e le scuse da lui utilizzate.File | Dimensione | Formato | |
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