Tuber magnatum Pico, conosciuto anche come tartufo bianco, è un fungo del genere Tuber il cui corpo fruttifero è molto apprezzato nell’alimentazione umana. I corpi fruttiferi dei tartufi sono colonizzati da complesse comunità di batteri e il suolo in cui il tartufo cresce spontaneamente presenta spesso specifici consorzi microbici. Attualmente, tuttavia, la diversità microbica e la sua eventuale funzione nei diversi compartimenti del corpo fruttifero di T. magnatum sono ancora poco studiate, così come le relazioni che intercorrono tra diversità microbica del suolo e del corpo fruttifero stesso. Alcuni studi hanno suggerito un ruolo chiave nella formazione dell’aroma del tartufo da parte dei batteri, la cui presenza varia a seconda del sito di raccolta del tartufo e la cui biodiversità ha un impatto diretto sulle qualità organolettiche. Il primo scopo di questo lavoro di tesi è stato quello di confermare l'ipotesi per cui le comunità microbiche differiscono tra i diversi compartimenti del corpo fruttifero (peridio e gleba) di T. magnatum e tra suoli di siti tartufigeni (produttivi) e suoli non tartufigeni (non produttivi). Un secondo obiettivo preso in esame è stato la verifica della presenza di specie batteriche/taxa univoci presumibilmente associati alle diverse aree geografiche da cui provenivano i singoli i corpi fruttiferi considerati. Lo studio ha preso in considerazione campioni provenienti dalle aree denominate Casentino, Crete Senesi e Mugello della Regione Toscana. Per il presente lavoro di tesi sono stati raccolti campioni di tartufo per la gleba (la parte interna del corpo fruttifero), per il peridio (la parte esterna) e suoli provenienti da terreni produttivi e non produttivi. L’analisi bioinformatica svolta con qiime2 ha permesso di comparare il microbioma della gleba con quello del peridio e, analogamente, quello del suolo produttivo con quello del suolo non produttivo. L’analisi della diversità microbica ha evidenziato che i diversi comparti sono effettivamente distinguibili in relazione al microbioma associato. La beta diversity ha permesso di discriminare quali ordini batterici fossero associati in maniera univoca ad ogni comparto. I risultati ottenuti hanno dimostrato che il comparto che meglio si discrimina in relazione alla composizione batterica rispetto agli altri è la gleba, seguita dal peridio e, infine, dai due terreni. La gleba è il comparto in cui si ha la massima pressione selettiva nei confronti delle comunità microbiche coinvolte nell’interazione tartufo-batteri, per cui è il comparto che meglio discrimina corpi fruttiferi di siti differenti. A tal proposito l’alfa e la beta diversity, calcolate sui campioni delle glebe, hanno dimostrato che le comunità batteriche presenti all’interno di queste nei corpi fruttiferi delle varie aree geografiche prese in esame si differenziavano significativamente, avvalorando l’ipotesi che l’analisi della diversità microbica dei tartufi possa fornire un utile strumento ai fini della tracciabilità dei corpi fruttiferi stessi.

Analisi delle comunità batteriche associate al corpo fruttifero e ai suoli produttivi e non produttivi del tartufo bianco Tuber magnatum

CALVO, ALICE
2020/2021

Abstract

Tuber magnatum Pico, conosciuto anche come tartufo bianco, è un fungo del genere Tuber il cui corpo fruttifero è molto apprezzato nell’alimentazione umana. I corpi fruttiferi dei tartufi sono colonizzati da complesse comunità di batteri e il suolo in cui il tartufo cresce spontaneamente presenta spesso specifici consorzi microbici. Attualmente, tuttavia, la diversità microbica e la sua eventuale funzione nei diversi compartimenti del corpo fruttifero di T. magnatum sono ancora poco studiate, così come le relazioni che intercorrono tra diversità microbica del suolo e del corpo fruttifero stesso. Alcuni studi hanno suggerito un ruolo chiave nella formazione dell’aroma del tartufo da parte dei batteri, la cui presenza varia a seconda del sito di raccolta del tartufo e la cui biodiversità ha un impatto diretto sulle qualità organolettiche. Il primo scopo di questo lavoro di tesi è stato quello di confermare l'ipotesi per cui le comunità microbiche differiscono tra i diversi compartimenti del corpo fruttifero (peridio e gleba) di T. magnatum e tra suoli di siti tartufigeni (produttivi) e suoli non tartufigeni (non produttivi). Un secondo obiettivo preso in esame è stato la verifica della presenza di specie batteriche/taxa univoci presumibilmente associati alle diverse aree geografiche da cui provenivano i singoli i corpi fruttiferi considerati. Lo studio ha preso in considerazione campioni provenienti dalle aree denominate Casentino, Crete Senesi e Mugello della Regione Toscana. Per il presente lavoro di tesi sono stati raccolti campioni di tartufo per la gleba (la parte interna del corpo fruttifero), per il peridio (la parte esterna) e suoli provenienti da terreni produttivi e non produttivi. L’analisi bioinformatica svolta con qiime2 ha permesso di comparare il microbioma della gleba con quello del peridio e, analogamente, quello del suolo produttivo con quello del suolo non produttivo. L’analisi della diversità microbica ha evidenziato che i diversi comparti sono effettivamente distinguibili in relazione al microbioma associato. La beta diversity ha permesso di discriminare quali ordini batterici fossero associati in maniera univoca ad ogni comparto. I risultati ottenuti hanno dimostrato che il comparto che meglio si discrimina in relazione alla composizione batterica rispetto agli altri è la gleba, seguita dal peridio e, infine, dai due terreni. La gleba è il comparto in cui si ha la massima pressione selettiva nei confronti delle comunità microbiche coinvolte nell’interazione tartufo-batteri, per cui è il comparto che meglio discrimina corpi fruttiferi di siti differenti. A tal proposito l’alfa e la beta diversity, calcolate sui campioni delle glebe, hanno dimostrato che le comunità batteriche presenti all’interno di queste nei corpi fruttiferi delle varie aree geografiche prese in esame si differenziavano significativamente, avvalorando l’ipotesi che l’analisi della diversità microbica dei tartufi possa fornire un utile strumento ai fini della tracciabilità dei corpi fruttiferi stessi.
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