L’istituto della golden share di matrice britannica e le sue equivalenti, sviluppatesi in altri paesi europei alla fine del secolo scorso, nacque dall’esigenza avvertita dagli Stati di mantenere una certa influenza all’interno di alcune società che, per la tipologia di attività o servizi offerti, fossero ritenute particolarmente strategiche per l’economia e gli interessi del paese, e per questo motivo storicamente assoggettate al controllo diretto o indiretto da parte dei poteri pubblici. Tale esigenza fu avvertita in modo particolare durante il passaggio di molte di queste aziende al settore privato, tramite attuazione di politiche di riforma del sistema economico che diedero vita al più comunemente noto fenomeno delle privatizzazioni. Partendo da queste considerazioni, il presente lavoro si propone di ripercorrere le radici storiche che portarono alla nascita della golden share e ad illustrare le vicende che la coinvolsero, con particolare riferimento all’opera di armonizzazione portata avanti dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che avrà un ruolo fondamentale nel tracciare le linee guida di tale strumento, fino ad arrivare alle sue più recenti evoluzioni, rappresentate in Italia dalla nuova disciplina del Golden Power. A tal fine, si cercherà di illustrare brevemente il contesto economico-politico dei paesi presso i quali tale strumento fu inserito per la prima volta, con particolare attenzione all’ordinamento inglese, francese ed italiano, in cui era risentito il forte peso giocato dal ruolo dello Stato nell’economia. Seguendo l’ordine degli eventi, verranno illustrate le tappe del cammino percorso dai legislatori europei, con riferimento particolare al caso italiano, nel tentativo di salvare la disciplina nazionale dal giudizio negativo espresso dalle istituzioni europee, che sottolineeranno più volte il contrasto delle nuove misure di intervento dello Stato nell’economia privata con i principi dettati dall’ordinamento comunitario, fondati sulla libera concorrenza del mercato. Oggi la nuova formula dei Golden Power italiani, alla cui analisi è dedicata la parte finale dell’elaborato, risulta il frutto del tentativo attuato dalla giurisprudenza comunitaria di creare un modello di riferimento per tutti gli Stati di “golden share virtuosa”, che sia rispettosa delle regole del Trattato e della concorrenza. Infine, nella sua parte conclusiva, il seguente lavoro si propone di presentare alcune delle più recenti modifiche apportate alla disciplina e alcuni dati sull’applicazione concreta dei poteri istituiti dal Golden Power in Italia.

DALLA GOLDEN SHARE AL GOLDEN POWER

TERRIBILE, MARTINA
2020/2021

Abstract

L’istituto della golden share di matrice britannica e le sue equivalenti, sviluppatesi in altri paesi europei alla fine del secolo scorso, nacque dall’esigenza avvertita dagli Stati di mantenere una certa influenza all’interno di alcune società che, per la tipologia di attività o servizi offerti, fossero ritenute particolarmente strategiche per l’economia e gli interessi del paese, e per questo motivo storicamente assoggettate al controllo diretto o indiretto da parte dei poteri pubblici. Tale esigenza fu avvertita in modo particolare durante il passaggio di molte di queste aziende al settore privato, tramite attuazione di politiche di riforma del sistema economico che diedero vita al più comunemente noto fenomeno delle privatizzazioni. Partendo da queste considerazioni, il presente lavoro si propone di ripercorrere le radici storiche che portarono alla nascita della golden share e ad illustrare le vicende che la coinvolsero, con particolare riferimento all’opera di armonizzazione portata avanti dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che avrà un ruolo fondamentale nel tracciare le linee guida di tale strumento, fino ad arrivare alle sue più recenti evoluzioni, rappresentate in Italia dalla nuova disciplina del Golden Power. A tal fine, si cercherà di illustrare brevemente il contesto economico-politico dei paesi presso i quali tale strumento fu inserito per la prima volta, con particolare attenzione all’ordinamento inglese, francese ed italiano, in cui era risentito il forte peso giocato dal ruolo dello Stato nell’economia. Seguendo l’ordine degli eventi, verranno illustrate le tappe del cammino percorso dai legislatori europei, con riferimento particolare al caso italiano, nel tentativo di salvare la disciplina nazionale dal giudizio negativo espresso dalle istituzioni europee, che sottolineeranno più volte il contrasto delle nuove misure di intervento dello Stato nell’economia privata con i principi dettati dall’ordinamento comunitario, fondati sulla libera concorrenza del mercato. Oggi la nuova formula dei Golden Power italiani, alla cui analisi è dedicata la parte finale dell’elaborato, risulta il frutto del tentativo attuato dalla giurisprudenza comunitaria di creare un modello di riferimento per tutti gli Stati di “golden share virtuosa”, che sia rispettosa delle regole del Trattato e della concorrenza. Infine, nella sua parte conclusiva, il seguente lavoro si propone di presentare alcune delle più recenti modifiche apportate alla disciplina e alcuni dati sull’applicazione concreta dei poteri istituiti dal Golden Power in Italia.
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