Anche gli storici, al pari di Galileo con gli astri, hanno iniziato da molto tempo osservare e prestare attenzione ad aspetti ¿nebulosi¿ della storia e di conseguenza a concentrare i propri interessi su fonti documentarie che per secoli erano state trascurate. In particolare, l'attenzione alla presenza nella storia dei ceti popolari è stata fondamentale nell'indirizzare in modo nuovo la ricerca ed è stato parimenti il presupposto alla base di questo studio. L'archivio di stato di Torino custodisce l'incartamento di un processo tramite il quale veniamo a conoscenza di una vicenda che, nella Torino del 1634, ebbe l'effetto di un vero e proprio ¿terremoto politico¿. Margarita Rovero di Torino, moglie di un soldato della guardia della duchessa Cristina e residente a Torino, finse durante l'estate del 1634 di essere posseduta dal demonio. Esorcizzata dallo zio Pietro Antonio Ballada, frate domenicano, accusò una delle più alte personalità dello stato, il Presidente della Camera dei Conti Lelio Cauda, di avere a sua volta stretto un patto di sangue con il diavolo per potersi impossessare dei soldi dello stato. La congiura del 1634 merita di essere studiata non solo in quanto spia - più che pertinente- di rapporti fra istituzioni diverse e di tensioni sociali ad ampio raggio, ma merita uno studio approfondito anche in quanto messa in scena di quei fenomeni di ¿circolarità¿ della cultura, di influenza reciproca tra cultura ¿alta ¿ e ¿bassa¿, di interazione tra persone appartenenti ai ceti popolari ed esponenti degli ambienti di corte. L'obiettivo principale della ricerca è stato dunque di restituire, attraverso uno studio di impronta microstorica, il valore esemplare di una vicenda che mette a nudo non solo la particolarità delle forme di lotta politica di una società di antico regime, ma anche alcune delle sue strutture più profonde: quelle legate alla mentalità e alle pratiche collettive.
Diavoli, basilischi e finte possedute: una congiura politica nel Piemonte del Seicento
BELTRAMI, ANNA
2011/2012
Abstract
Anche gli storici, al pari di Galileo con gli astri, hanno iniziato da molto tempo osservare e prestare attenzione ad aspetti ¿nebulosi¿ della storia e di conseguenza a concentrare i propri interessi su fonti documentarie che per secoli erano state trascurate. In particolare, l'attenzione alla presenza nella storia dei ceti popolari è stata fondamentale nell'indirizzare in modo nuovo la ricerca ed è stato parimenti il presupposto alla base di questo studio. L'archivio di stato di Torino custodisce l'incartamento di un processo tramite il quale veniamo a conoscenza di una vicenda che, nella Torino del 1634, ebbe l'effetto di un vero e proprio ¿terremoto politico¿. Margarita Rovero di Torino, moglie di un soldato della guardia della duchessa Cristina e residente a Torino, finse durante l'estate del 1634 di essere posseduta dal demonio. Esorcizzata dallo zio Pietro Antonio Ballada, frate domenicano, accusò una delle più alte personalità dello stato, il Presidente della Camera dei Conti Lelio Cauda, di avere a sua volta stretto un patto di sangue con il diavolo per potersi impossessare dei soldi dello stato. La congiura del 1634 merita di essere studiata non solo in quanto spia - più che pertinente- di rapporti fra istituzioni diverse e di tensioni sociali ad ampio raggio, ma merita uno studio approfondito anche in quanto messa in scena di quei fenomeni di ¿circolarità¿ della cultura, di influenza reciproca tra cultura ¿alta ¿ e ¿bassa¿, di interazione tra persone appartenenti ai ceti popolari ed esponenti degli ambienti di corte. L'obiettivo principale della ricerca è stato dunque di restituire, attraverso uno studio di impronta microstorica, il valore esemplare di una vicenda che mette a nudo non solo la particolarità delle forme di lotta politica di una società di antico regime, ma anche alcune delle sue strutture più profonde: quelle legate alla mentalità e alle pratiche collettive.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/44126