La classificazione ecologica degli organismi che colonizzano gli ambienti ipogei non trova un generale consenso tra gli studiosi di questi ambienti alimentando, in alcuni casi, un acceso dibattito scientifico. Uno dei punti di discussione è legato al ruolo dei caratteri tipici dell'adattamento morfologico all'ambiente sotterraneo (troglomorfismo) come criterio di assegnazione alle diverse categorie. In particolare non vi è un generale consenso sulla relazione tra l'ambiente preferenziale (aree in prossimità dell'ingresso o porzioni più profonde) e le caratteristiche morfologiche. Alla luce del ritrovamento di organismi altamente troglomorfi in ambienti sotterranei superficiali e, in parallelo, di organismi poco adattati nelle profondità delle grotte, gli approcci più recenti tendono a minimizzare l'importanza della morfologia come carattere chiave per la classificazione e ne consigliano un utilizzo molto accorto e possibilmente accompagnato da studi ecologici che ne validino l'impiego. Nonostante il dibattito, studi quantitativi del troglomorfismo sono, ad oggi, decisamente scarsi. Si è esplorato il troglomorfismo attraverso la caratterizzazione quantitativa di 31 tratti morfologici misurati in 122 individui appartenenti a 11 specie di Troglohyphantes Joseph, 1881 (Araneae, Linyphiidae). L'attenzione è stata rivolta alle specie delle Alpi Occidentali in quanto mostrano un significativo grado di diversità morfologica. In particolare i caratteri significativi messi in luce dall'analisi morfologica per caratterizzare il troglomorfismo hanno riguardato la regressione degli occhi, l'allungamento degli arti ambulacrali e la riduzione del profilo del cefalotorace. Sulla base di questi caratteri, le specie sono state suddivise in tre classi di troglomorfismo (alto ¿ intermedio ¿ basso) mediante tecniche di cluster analysis. I gruppi risultanti sono stati analizzati e comparati sulla base delle conoscenze presenti in letteratura. È stata infine esplorata la nicchia morfologica delle varie specie considerate tramite la tecnica dell'ipervolume (n-dimensional hypervolume). I risultati hanno confermato come la classificazione su base morfologica non si allinei necessariamente alle diverse categorie biospeleologiche finora assegnate: organismi classificati nello stesso gruppo ecologico possono presentare livelli di troglomorfismo molto diversi. Inoltre, l'analisi ha messo in evidenza come specie con areali geografici sovrapposti tendano a divergere nella morfologia, ovvero a ridurre il grado di sovrapposizione tra ipervolumi morfologici, verosimilmente per ridurre la competizione andando ad occupare nicchie ecologiche distinte. A fronte di categorizzazioni basate principalmente su osservazioni aneddotiche, la presente analisi dimostra come l'uso di strumenti analitici avanzati possa portare ad una quantificazione del troglomorfismo svincolata dalla soggettività dei diversi studiosi.

Il troglomorfismo nei ragni sotterranei del genere Troglohyphantes (Araneae, Linyphiidae)

DEJANAZ, ANDREA JOHN
2016/2017

Abstract

La classificazione ecologica degli organismi che colonizzano gli ambienti ipogei non trova un generale consenso tra gli studiosi di questi ambienti alimentando, in alcuni casi, un acceso dibattito scientifico. Uno dei punti di discussione è legato al ruolo dei caratteri tipici dell'adattamento morfologico all'ambiente sotterraneo (troglomorfismo) come criterio di assegnazione alle diverse categorie. In particolare non vi è un generale consenso sulla relazione tra l'ambiente preferenziale (aree in prossimità dell'ingresso o porzioni più profonde) e le caratteristiche morfologiche. Alla luce del ritrovamento di organismi altamente troglomorfi in ambienti sotterranei superficiali e, in parallelo, di organismi poco adattati nelle profondità delle grotte, gli approcci più recenti tendono a minimizzare l'importanza della morfologia come carattere chiave per la classificazione e ne consigliano un utilizzo molto accorto e possibilmente accompagnato da studi ecologici che ne validino l'impiego. Nonostante il dibattito, studi quantitativi del troglomorfismo sono, ad oggi, decisamente scarsi. Si è esplorato il troglomorfismo attraverso la caratterizzazione quantitativa di 31 tratti morfologici misurati in 122 individui appartenenti a 11 specie di Troglohyphantes Joseph, 1881 (Araneae, Linyphiidae). L'attenzione è stata rivolta alle specie delle Alpi Occidentali in quanto mostrano un significativo grado di diversità morfologica. In particolare i caratteri significativi messi in luce dall'analisi morfologica per caratterizzare il troglomorfismo hanno riguardato la regressione degli occhi, l'allungamento degli arti ambulacrali e la riduzione del profilo del cefalotorace. Sulla base di questi caratteri, le specie sono state suddivise in tre classi di troglomorfismo (alto ¿ intermedio ¿ basso) mediante tecniche di cluster analysis. I gruppi risultanti sono stati analizzati e comparati sulla base delle conoscenze presenti in letteratura. È stata infine esplorata la nicchia morfologica delle varie specie considerate tramite la tecnica dell'ipervolume (n-dimensional hypervolume). I risultati hanno confermato come la classificazione su base morfologica non si allinei necessariamente alle diverse categorie biospeleologiche finora assegnate: organismi classificati nello stesso gruppo ecologico possono presentare livelli di troglomorfismo molto diversi. Inoltre, l'analisi ha messo in evidenza come specie con areali geografici sovrapposti tendano a divergere nella morfologia, ovvero a ridurre il grado di sovrapposizione tra ipervolumi morfologici, verosimilmente per ridurre la competizione andando ad occupare nicchie ecologiche distinte. A fronte di categorizzazioni basate principalmente su osservazioni aneddotiche, la presente analisi dimostra come l'uso di strumenti analitici avanzati possa portare ad una quantificazione del troglomorfismo svincolata dalla soggettività dei diversi studiosi.
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