I suoli alpini sono caratterizzati da marginalità e lenti processi di formazione, fattori che li rendono sensibili a numerosi disturbi. Inoltre, la loro limitata resilienza può rendere irreversibili i processi di degradazione. Nelle regioni alpine, gli eventi metereologici estremi sono sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico, accelerando i processi di degradazione del suolo e aumentando il numero di processi erosivi, frane superficiali e flussi di detriti. Anche le cause antropiche, come il turismo di massa, la gestione pastorale non idonea, i danni da esbosco e l'abbandono di terreni agricoli, con conseguente interruzione delle pratiche tradizionali di gestione dei versanti e delle risorse idriche, rientrano tra i fattori di degradazione che incidono negativamente sui suoli alpini. Uno dei fattori di degradazione di cui i suoli alpini risentono maggiormente è l'erosione idrica, e la conoscenza dei processi che la regolano è un prerequisito fondamentale per progettare ed attuare misure di controllo. L'erosione è un processo a due fasi che consiste nel distacco di singole particelle dalla massa del suolo e nel loro trasporto ad opera di agenti erosivi. Nel momento in cui l'energia disponibile non è più sufficiente per il trasporto delle particelle entra in gioco una successiva fase, la deposizione. In questa tesi verranno presi in esame due casi studio, il primo relativo all'effetto della copertura vegetazionale nella stabilizzazione dei suoli, il secondo relativo all'effetto delle differenti forme di humus sull'erodibilità. Nel primo caso studio è stato valutato il contributo dei sistemi radicali di dieci specie alpine pioniere alla formazione e alla stabilità di alcuni suoli, esposti recentemente in seguito al ritiro del ghiacciaio del Lys, in Valle d'Aosta. I risultati hanno dimostrato che la stabilità degli aggregati è aumentata significativamente grazie alla presenza delle radici. In particolare, il livello più basso di aggregazione è stato rinvenuto con Epilobium fleischeri, seguito da Minuartia recurva e Leucanthempopsis alpina, mentre il livello più alto di aggregazione è stato osservato con le graminee. Un altro fattore che incide sulla stabilità degli aggregati, e di conseguenza sull'erodibilità dei suoli è l'effetto delle differenti forme di humus. Nel secondo caso studio sono stati selezionati 67 siti nelle Alpi occidentali italiane su differenti substrati, sotto i più comuni tipi di vegetazione forestale. Per ciascuno è stato descritto un profilo tipico e classificata la forma di humus. È stato osservato che gli orizzonti superficiali minerali in suoli con humus Mor sono i più suscettibili all'erosione, perché mostrano i più alti valori di erodibilità e di perdita degli aggregati, unitamente ad un limitato contenuto di sostanza organica negli orizzonti minerali sottostanti. Al contrario, orizzonti superficiali di suoli con humus Amphi, i quali sono ben dotati di sostanza organica, sono meno suscettibili all'erosione, come dimostrano i bassi valori di erodibilità e la limitata perdita di aggregati. Moder e Mull presentano invece comportamenti intermedi. Questi risultati possono contribuire all'identificazione di strategie di conservazione del suolo per le aree soggette ad erosione, le quali stanno aumentando nelle regioni alpine a causa del cambiamento climatico (es. ritiro dei ghiacciai e variazioni nel regime delle precipitazioni).
PROCESSI EROSIVI DEI SUOLI ALPINI E PROPRIETA' AD ESSI CORRELATI
D'ANNA, CRISTINA
2017/2018
Abstract
I suoli alpini sono caratterizzati da marginalità e lenti processi di formazione, fattori che li rendono sensibili a numerosi disturbi. Inoltre, la loro limitata resilienza può rendere irreversibili i processi di degradazione. Nelle regioni alpine, gli eventi metereologici estremi sono sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico, accelerando i processi di degradazione del suolo e aumentando il numero di processi erosivi, frane superficiali e flussi di detriti. Anche le cause antropiche, come il turismo di massa, la gestione pastorale non idonea, i danni da esbosco e l'abbandono di terreni agricoli, con conseguente interruzione delle pratiche tradizionali di gestione dei versanti e delle risorse idriche, rientrano tra i fattori di degradazione che incidono negativamente sui suoli alpini. Uno dei fattori di degradazione di cui i suoli alpini risentono maggiormente è l'erosione idrica, e la conoscenza dei processi che la regolano è un prerequisito fondamentale per progettare ed attuare misure di controllo. L'erosione è un processo a due fasi che consiste nel distacco di singole particelle dalla massa del suolo e nel loro trasporto ad opera di agenti erosivi. Nel momento in cui l'energia disponibile non è più sufficiente per il trasporto delle particelle entra in gioco una successiva fase, la deposizione. In questa tesi verranno presi in esame due casi studio, il primo relativo all'effetto della copertura vegetazionale nella stabilizzazione dei suoli, il secondo relativo all'effetto delle differenti forme di humus sull'erodibilità. Nel primo caso studio è stato valutato il contributo dei sistemi radicali di dieci specie alpine pioniere alla formazione e alla stabilità di alcuni suoli, esposti recentemente in seguito al ritiro del ghiacciaio del Lys, in Valle d'Aosta. I risultati hanno dimostrato che la stabilità degli aggregati è aumentata significativamente grazie alla presenza delle radici. In particolare, il livello più basso di aggregazione è stato rinvenuto con Epilobium fleischeri, seguito da Minuartia recurva e Leucanthempopsis alpina, mentre il livello più alto di aggregazione è stato osservato con le graminee. Un altro fattore che incide sulla stabilità degli aggregati, e di conseguenza sull'erodibilità dei suoli è l'effetto delle differenti forme di humus. Nel secondo caso studio sono stati selezionati 67 siti nelle Alpi occidentali italiane su differenti substrati, sotto i più comuni tipi di vegetazione forestale. Per ciascuno è stato descritto un profilo tipico e classificata la forma di humus. È stato osservato che gli orizzonti superficiali minerali in suoli con humus Mor sono i più suscettibili all'erosione, perché mostrano i più alti valori di erodibilità e di perdita degli aggregati, unitamente ad un limitato contenuto di sostanza organica negli orizzonti minerali sottostanti. Al contrario, orizzonti superficiali di suoli con humus Amphi, i quali sono ben dotati di sostanza organica, sono meno suscettibili all'erosione, come dimostrano i bassi valori di erodibilità e la limitata perdita di aggregati. Moder e Mull presentano invece comportamenti intermedi. Questi risultati possono contribuire all'identificazione di strategie di conservazione del suolo per le aree soggette ad erosione, le quali stanno aumentando nelle regioni alpine a causa del cambiamento climatico (es. ritiro dei ghiacciai e variazioni nel regime delle precipitazioni).File | Dimensione | Formato | |
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