Questo lavoro ha lo scopo di analizzare la critica allo specismo che Peter Singer, filosofo e saggista australiano, conduce nel suo Animal Liberation, il suo saggio più famoso, diventato il testo di riferimento per il movimento animalista. Il termine «specismo», coniato nel 1970 dallo psicologo inglese Richard D. Ryder in analogia a razzismo e sessismo, è divenuto di dominio pubblico nel 1975, proprio con la pubblicazione di Animal Liberation. In questo testo Singer critica fortemente l'atteggiamento umano nei confronti degli animali non umani ed è uno dei primi ad usare il termine in modo tecnico affermando che lo specismo è un pregiudizio: «Speciesism¿the word is not an attractive one, but I can think of no better term¿is a prejudice or attitude of bias in favor of the interests of members of one' s own species and against those of members of other species.» La prima parte di questo elaborato pertanto è dedicata all'analisi della posizione etica di Peter Singer, che nega allo specismo solidi argomenti di resistenza. Successivamente verranno esaminati due esempi di specismo in pratica: la sperimentazione sugli animali e l'allevamento degli animali a scopo alimentare, innegabilmente legati alle politiche dei nostri governi e alle nostre stesse vite. Nella seconda parte invece si prenderà in esame il testo Animals and Why They Matter pubblicato nel 1983 dalla filosofa e psicologa inglese Mary Midgley. Seguendo un approccio differente da quello di Peter Singer, Midgley esamina le barriere che la nostra tradizione di pensiero ha eretto tra gli esseri umani e gli altri animali mostrando che si tratta di barriere solo apparentemente invalicabili e che non vi è nessuna ragione in grado di giustificare quella che la filosofa definisce «esclusione assoluta» delle altre specie, ovvero lo specismo nella sua forma radicale, per cui l'appartenenza alla specie segna il confine ultimo della morale.
Il problema dello specismo in Peter Singer
DE GIRARDIS, PIERA
2017/2018
Abstract
Questo lavoro ha lo scopo di analizzare la critica allo specismo che Peter Singer, filosofo e saggista australiano, conduce nel suo Animal Liberation, il suo saggio più famoso, diventato il testo di riferimento per il movimento animalista. Il termine «specismo», coniato nel 1970 dallo psicologo inglese Richard D. Ryder in analogia a razzismo e sessismo, è divenuto di dominio pubblico nel 1975, proprio con la pubblicazione di Animal Liberation. In questo testo Singer critica fortemente l'atteggiamento umano nei confronti degli animali non umani ed è uno dei primi ad usare il termine in modo tecnico affermando che lo specismo è un pregiudizio: «Speciesism¿the word is not an attractive one, but I can think of no better term¿is a prejudice or attitude of bias in favor of the interests of members of one' s own species and against those of members of other species.» La prima parte di questo elaborato pertanto è dedicata all'analisi della posizione etica di Peter Singer, che nega allo specismo solidi argomenti di resistenza. Successivamente verranno esaminati due esempi di specismo in pratica: la sperimentazione sugli animali e l'allevamento degli animali a scopo alimentare, innegabilmente legati alle politiche dei nostri governi e alle nostre stesse vite. Nella seconda parte invece si prenderà in esame il testo Animals and Why They Matter pubblicato nel 1983 dalla filosofa e psicologa inglese Mary Midgley. Seguendo un approccio differente da quello di Peter Singer, Midgley esamina le barriere che la nostra tradizione di pensiero ha eretto tra gli esseri umani e gli altri animali mostrando che si tratta di barriere solo apparentemente invalicabili e che non vi è nessuna ragione in grado di giustificare quella che la filosofa definisce «esclusione assoluta» delle altre specie, ovvero lo specismo nella sua forma radicale, per cui l'appartenenza alla specie segna il confine ultimo della morale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/43625