Nel presente lavoro intendo analizzare il comportamento di alcuni verbi pronominali, in particolare dei riflessivi biargomentali (ad es. mi lavo le mani) nell'italiano regionale di Sardegna. Mi soffermerò nello specifico sull'ausiliazione perfettiva, e presterò particolare attenzione a quanto afferma Loporcaro sul sardo, lingua che lo studioso prende in analisi per dimostrare che la sintassi è in grado di rappresentare autonomamente, senza l'interazione di motivazioni semantiche, fenomeni come l'inaccusatività e la selezione dell'ausiliare. Successivamente analizzerò il fenomeno da un punto di vista empirico, riportando i dati emersi da una indagine pratica, condotta da me grazie alla disponibilità dei parlanti direttamente interessati. Per fare questo mi baserò su una prima parte teorica, in cui traccerò nei limiti del possibile le principali e più recenti posizioni finora assunte dagli studiosi nel tentativo di dare una spiegazione alla scissione che concerne la selezione dell'ausiliare perfettivo nelle lingue romanze. In particolare, considererò con maggiore interesse i risultati ottenuti dalle studiose Sorace e Bentley, a favore di una spiegazione prevalentemente semantica del fenomeno, per poi rapportarli con quelli ottenuti invece da Loporcaro, convinto sostenitore della tesi opposta, come già detto, fondamentalmente sintattica. Tra le lingue di cui si serve quest'ultimo per sostenere e dimostrare le proprie idee, vi è appunto il sardo (con influenze sull'italiano regionale di Sardegna) e il particolare utilizzo dell'ausiliare avere nei verbi riflessivi biargomentali, diversamente da quanto avviene nell'italiano standard. Le pubblicazioni citate sono particolarmente significative poiché da esse deriva l'idea stessa e lo sviluppo la mia ricerca. Giunti a questo punto sarà possibile concentrare l'attenzione sul comportamento dell'italiano regionale della Sardegna, che ho notato, in questo specifico caso, avere caratteristiche in comune con quelle non solo della lingua sarda e del dialetto gallurese : come succede in questi due ultimi sistemi comunicativi, spesso anche l'italiano regionale usa l'ausiliare avere nei verbi riflessivi biargomentali, discostandosi dunque dall'italiano standard. Per dimostrare questo ho svolto una ricerca sul campo, durante la quale per prima cosa ho tentato di raccogliere, servendomi di diversi strumenti, dei dati scritti e orali che testimoniano la presenza del fenomeno in questione nell'italiano regionale di Sardegna. Tuttavia, i dati più interessanti dal punto di vista qualitativo e quantitativo sono quelli emersi da una fase successiva, ovvero dai risultati di un questionario che ho sottoposto a parlanti sardi e non, teso a quantificare il livello di accettabilità espresso dai partecipanti riguardo ciascuna delle evidenze empiriche raccolte nella prima fase. I risultati mostrano non solo una consistente divergenza tra l'opinione dei partecipanti sardi e di quelli non sardi, ma anche l'alta variabilità delle risposte interne al questionario dei sardi, le cui percentuali mutano sensibilmente da frase a frase. Ultima fase del lavoro è perciò quella di analizzare nello specifico i risultati dell'indagine svolta, nel tentativo di formulare alcune possibili ipotesi che siano in grado, almeno parzialmente, di spiegare le divergenze riscontrate tra una frase e l'altra.
"Ecco il gatto che si ha mangiato anche gli stivali". Verbi pronominali e intransitività scissa nella percezione metalinguistica dei parlanti di italiano di Sardegna
PESENTI, CHIARA
2017/2018
Abstract
Nel presente lavoro intendo analizzare il comportamento di alcuni verbi pronominali, in particolare dei riflessivi biargomentali (ad es. mi lavo le mani) nell'italiano regionale di Sardegna. Mi soffermerò nello specifico sull'ausiliazione perfettiva, e presterò particolare attenzione a quanto afferma Loporcaro sul sardo, lingua che lo studioso prende in analisi per dimostrare che la sintassi è in grado di rappresentare autonomamente, senza l'interazione di motivazioni semantiche, fenomeni come l'inaccusatività e la selezione dell'ausiliare. Successivamente analizzerò il fenomeno da un punto di vista empirico, riportando i dati emersi da una indagine pratica, condotta da me grazie alla disponibilità dei parlanti direttamente interessati. Per fare questo mi baserò su una prima parte teorica, in cui traccerò nei limiti del possibile le principali e più recenti posizioni finora assunte dagli studiosi nel tentativo di dare una spiegazione alla scissione che concerne la selezione dell'ausiliare perfettivo nelle lingue romanze. In particolare, considererò con maggiore interesse i risultati ottenuti dalle studiose Sorace e Bentley, a favore di una spiegazione prevalentemente semantica del fenomeno, per poi rapportarli con quelli ottenuti invece da Loporcaro, convinto sostenitore della tesi opposta, come già detto, fondamentalmente sintattica. Tra le lingue di cui si serve quest'ultimo per sostenere e dimostrare le proprie idee, vi è appunto il sardo (con influenze sull'italiano regionale di Sardegna) e il particolare utilizzo dell'ausiliare avere nei verbi riflessivi biargomentali, diversamente da quanto avviene nell'italiano standard. Le pubblicazioni citate sono particolarmente significative poiché da esse deriva l'idea stessa e lo sviluppo la mia ricerca. Giunti a questo punto sarà possibile concentrare l'attenzione sul comportamento dell'italiano regionale della Sardegna, che ho notato, in questo specifico caso, avere caratteristiche in comune con quelle non solo della lingua sarda e del dialetto gallurese : come succede in questi due ultimi sistemi comunicativi, spesso anche l'italiano regionale usa l'ausiliare avere nei verbi riflessivi biargomentali, discostandosi dunque dall'italiano standard. Per dimostrare questo ho svolto una ricerca sul campo, durante la quale per prima cosa ho tentato di raccogliere, servendomi di diversi strumenti, dei dati scritti e orali che testimoniano la presenza del fenomeno in questione nell'italiano regionale di Sardegna. Tuttavia, i dati più interessanti dal punto di vista qualitativo e quantitativo sono quelli emersi da una fase successiva, ovvero dai risultati di un questionario che ho sottoposto a parlanti sardi e non, teso a quantificare il livello di accettabilità espresso dai partecipanti riguardo ciascuna delle evidenze empiriche raccolte nella prima fase. I risultati mostrano non solo una consistente divergenza tra l'opinione dei partecipanti sardi e di quelli non sardi, ma anche l'alta variabilità delle risposte interne al questionario dei sardi, le cui percentuali mutano sensibilmente da frase a frase. Ultima fase del lavoro è perciò quella di analizzare nello specifico i risultati dell'indagine svolta, nel tentativo di formulare alcune possibili ipotesi che siano in grado, almeno parzialmente, di spiegare le divergenze riscontrate tra una frase e l'altra.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/43529