Il lavoro è parte integrante della vita di ciascun individuo, sia come mezzo di sostentamento, sia come mezzo per esprimere sé stessi e per auto realizzarsi; l'attività lavorativa che noi svolgiamo determina fondamentalmente chi siamo nella società odierna. Il lavoratore oggi deve investire tantissima energia in quello che fa in quanto le aziende tendono a chiedere sempre di più ai loro collaboratori in quanto si è sviluppata negli ultimi anni una maggiore competizione e concorrenza tra le organizzazioni. Tutti sanno che cosa sia lo stress, ma non tutti sanno cosa sia il burnout. Questa parola anglosassone che significa ¿bruciarsi, essere bruciato, scoppiato, esaurito¿ descrive una sindrome formata da numerosi sintomi che può colpire una determinata persona sottoposta per un lungo periodo a situazioni particolarmente stressanti. Alcuni sintomi sono la sensazione di non farcela più, il malumore e l'irritazione quotidiana, la prostrazione e lo svuotamento, il senso di delusione e di impotenza di molti lavoratori.Situazioni stressanti e ansiogene non individuate, non analizzate e non contenute, intaccano negativamente non solo le potenzialità del singolo, ma anche quelle dell'organizzazione nel suo complesso. Infatti gli effetti negativi del burnout non interessano solo il singolo lavoratore, ma anche l'utenza, l'organizzazione/istituzione e la famiglia. Se oggi si parla di burnout è perché si riconosce l'importanza del lavoro del singolo nelle aziende e perché è necessaria una sana gestione delle risorse umane, quindi soprattutto di migliorare le condizioni lavorative e il benessere delle organizzazioni. Bisognerebbe essere in grado di creare un equilibrio, un'armonia tra lavoratore e azienda, pensando alla persona non nel breve periodo e non in base alla sua produttività. Infatti se le condizioni lavorative sono ottimali, sarà più probabile che le persone vadano a lavorare consapevoli delle proprie capacità e soddisfatte di ciò che fanno. Di conseguenza, anche la produzione intesa in termine quantitativi potrà migliorare.

Il burnout: la sindrome silenziosa nelle organizzazioni

MOISO, MARTINA
2018/2019

Abstract

Il lavoro è parte integrante della vita di ciascun individuo, sia come mezzo di sostentamento, sia come mezzo per esprimere sé stessi e per auto realizzarsi; l'attività lavorativa che noi svolgiamo determina fondamentalmente chi siamo nella società odierna. Il lavoratore oggi deve investire tantissima energia in quello che fa in quanto le aziende tendono a chiedere sempre di più ai loro collaboratori in quanto si è sviluppata negli ultimi anni una maggiore competizione e concorrenza tra le organizzazioni. Tutti sanno che cosa sia lo stress, ma non tutti sanno cosa sia il burnout. Questa parola anglosassone che significa ¿bruciarsi, essere bruciato, scoppiato, esaurito¿ descrive una sindrome formata da numerosi sintomi che può colpire una determinata persona sottoposta per un lungo periodo a situazioni particolarmente stressanti. Alcuni sintomi sono la sensazione di non farcela più, il malumore e l'irritazione quotidiana, la prostrazione e lo svuotamento, il senso di delusione e di impotenza di molti lavoratori.Situazioni stressanti e ansiogene non individuate, non analizzate e non contenute, intaccano negativamente non solo le potenzialità del singolo, ma anche quelle dell'organizzazione nel suo complesso. Infatti gli effetti negativi del burnout non interessano solo il singolo lavoratore, ma anche l'utenza, l'organizzazione/istituzione e la famiglia. Se oggi si parla di burnout è perché si riconosce l'importanza del lavoro del singolo nelle aziende e perché è necessaria una sana gestione delle risorse umane, quindi soprattutto di migliorare le condizioni lavorative e il benessere delle organizzazioni. Bisognerebbe essere in grado di creare un equilibrio, un'armonia tra lavoratore e azienda, pensando alla persona non nel breve periodo e non in base alla sua produttività. Infatti se le condizioni lavorative sono ottimali, sarà più probabile che le persone vadano a lavorare consapevoli delle proprie capacità e soddisfatte di ciò che fanno. Di conseguenza, anche la produzione intesa in termine quantitativi potrà migliorare.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/43325