La principale fonte esaminata nella stesura della presente Tesi di Laurea è la Cronaca di Novalesa, nella quale trovano spazio le memorie dell'abbazia sino alla metà del secolo XI circa, periodo in cui fu scritta da un anonimo monaco. Nel ripercorrere gli avvenimenti dell'età carolingia il cronista raffigura spesso una realtà subalterna alla leggenda ed è proprio il reiterato ricorso alla fantasia a far della Cronaca uno dei prodotti letterari più stimolanti della storiografia medievale. Il primo capitolo della Tesi tratta del confronto tra il monastero ed il mondo che lo circonda composto in gran parte da contadini: si è analizzato il rapporto instaurato con questi ultimi dall'abbazia, in qualità di soggetto proprietario di terre e beni, detentore di diritti signorili e immunità imperiali; il tutto in un arco cronologico molto ampio che, a partire dalle leggendarie origini del primitivo cenobio, in epoca romana, risale nei secoli fino a giungere al periodo di instabilità politico-sociale generato dal forte impatto delle scorribande saracene del secolo X, per poi culminare nel nuovo quadro politico-signorile della metà del secolo XI. È stata inoltre sottolineata la metamorfosi manifestatasi nel giudizio riservato dal cronista nei confronti del mondo laico venuto, di volta in volta, a contatto con la comunità monastica novalicense, a seconda dei contesti e degli avvenimenti che contrassegnarono i primi secoli di vita del monastero e priorato, così come narrati nella sua cronistoria. Un'attenzione particolare è stata dedicata ai processi del secolo IX, attraverso i quali alcuni esponenti dei villaggi di Oziate ed Oulx, dipendenti dall'abbazia di Novalesa, cercarono di rivendicare i loro diritti di libertà ed indipendenza. Nel secondo capitolo si è evidenziato come il cronista riuscì a rappresentare in modo palesemente finalizzato i rapporti di forza intercorsi tra il monastero e i poteri laici ed ecclesiastici emergenti in valle di Susa nella prima metà del secolo XI, periodo in cui Novalesa fu costretta a sopportare la convivenza con altre due nuove importanti fondazioni monastiche (Chiusa di S. Michele e S. Giusto di Susa) e una canonica (la Prevostura di S. Lorenzo di Oulx), tutte vittime, insieme al vescovo di Torino, del silenzio riservategli nella Cronaca. In Appendice si è proposto il confronto con un'altra importante fonte medievale della metà del secolo X, l'Antapodosis di Liutprando di Cremona, dal quale sono emerse sorprendenti analogie e ricorrenze tali da renderne possibile, in alcuni episodi, la lettura in diretta sequenza, ritrovando nella Cronaca novalicense il seguito di quanto riferito un secolo prima da Liutprando.
L'abbazia di Novalesa e i suoi rapporti con le popolazioni e le istituzioni circostanti attraverso le pagine della Cronaca.
ZUSSINO, ANDREA
2018/2019
Abstract
La principale fonte esaminata nella stesura della presente Tesi di Laurea è la Cronaca di Novalesa, nella quale trovano spazio le memorie dell'abbazia sino alla metà del secolo XI circa, periodo in cui fu scritta da un anonimo monaco. Nel ripercorrere gli avvenimenti dell'età carolingia il cronista raffigura spesso una realtà subalterna alla leggenda ed è proprio il reiterato ricorso alla fantasia a far della Cronaca uno dei prodotti letterari più stimolanti della storiografia medievale. Il primo capitolo della Tesi tratta del confronto tra il monastero ed il mondo che lo circonda composto in gran parte da contadini: si è analizzato il rapporto instaurato con questi ultimi dall'abbazia, in qualità di soggetto proprietario di terre e beni, detentore di diritti signorili e immunità imperiali; il tutto in un arco cronologico molto ampio che, a partire dalle leggendarie origini del primitivo cenobio, in epoca romana, risale nei secoli fino a giungere al periodo di instabilità politico-sociale generato dal forte impatto delle scorribande saracene del secolo X, per poi culminare nel nuovo quadro politico-signorile della metà del secolo XI. È stata inoltre sottolineata la metamorfosi manifestatasi nel giudizio riservato dal cronista nei confronti del mondo laico venuto, di volta in volta, a contatto con la comunità monastica novalicense, a seconda dei contesti e degli avvenimenti che contrassegnarono i primi secoli di vita del monastero e priorato, così come narrati nella sua cronistoria. Un'attenzione particolare è stata dedicata ai processi del secolo IX, attraverso i quali alcuni esponenti dei villaggi di Oziate ed Oulx, dipendenti dall'abbazia di Novalesa, cercarono di rivendicare i loro diritti di libertà ed indipendenza. Nel secondo capitolo si è evidenziato come il cronista riuscì a rappresentare in modo palesemente finalizzato i rapporti di forza intercorsi tra il monastero e i poteri laici ed ecclesiastici emergenti in valle di Susa nella prima metà del secolo XI, periodo in cui Novalesa fu costretta a sopportare la convivenza con altre due nuove importanti fondazioni monastiche (Chiusa di S. Michele e S. Giusto di Susa) e una canonica (la Prevostura di S. Lorenzo di Oulx), tutte vittime, insieme al vescovo di Torino, del silenzio riservategli nella Cronaca. In Appendice si è proposto il confronto con un'altra importante fonte medievale della metà del secolo X, l'Antapodosis di Liutprando di Cremona, dal quale sono emerse sorprendenti analogie e ricorrenze tali da renderne possibile, in alcuni episodi, la lettura in diretta sequenza, ritrovando nella Cronaca novalicense il seguito di quanto riferito un secolo prima da Liutprando.File | Dimensione | Formato | |
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