Analisi dettagliata della figura politica di Edgardo Sogno e degli eventi che lo portarono ad essere accusato dal pubblico ministero torinese Luciano Violante e poi assolto dalla magistratura romana, di attività eversiva che sarebbe dovuta culminare con il colpo di stato passato alla storia come Golpe Bianco nell'agosto 1974. Sogno fu una figura di spicco della Resistenza, periodo in cui maturò un deciso astio nei confronti dell'ideologia comunista e dello stesso partito che la rappresentava in Italia. Decise di contrapporsi ad esso, prima tramite movimenti politici con fini propagandistici e poi pianificando il golpe, ovvero quello che lui definì uno "strappo" istituzionale per passare in Italia a una Repubblica di tipo presidenziale. Personaggio sanguigno e fortemente discusso della politica del dopoguerra e membro della prima ora del Partito Liberale, dal quale fuoriuscì ben tre volte. Durante gli anni della politica attiva non smise mai i panni del partigiano, mantenendo sempre un impeto da guerra civile nei confronti degli antagonisti comunisti, ormai al centro dello scacchiere politico italiano, e stringendo rapporti e collaborazioni con persone fuoriuscite dal PC con cui cercò di destabilizzare l'avanzata bolscevica in Italia. In seguito all'accusa del magistrato torinese cambiò radicalmente approccio, dichiarandosi innocente e vittima di un sistema giudiziario e politico che lo aveva emarginato e denigrato. Gli anni successivi alla fine della vicenda giudiziaria portarono ad un lento ed inesorabile oblio della sua figura politica. Sul finire della vita, con il libro intervista "Testamento di un anticomunista", scritto a due mani con il giornalista Aldo Cazzullo, affermò che quello non fu un colpo di stato da operetta, ma che lui il golpe lo aveva pianificato nei minimi particolari e lo avrebbe messo in atto se non fosse intervenuto il magistrato Violante. Confessione importante, ma che non ottenne il giusto clamore che avrebbe sortito negli anni caldi della strategia della tensione. Più che altro, fu un ammissione che Sogno si sentì di fare per allontanare da sé l'immagine di vittima che aveva volontariamente vestito negli anni delle accuse.
Edgardo Sogno. Il calembour anticomunista
MONASTEROLO, PAOLO
2018/2019
Abstract
Analisi dettagliata della figura politica di Edgardo Sogno e degli eventi che lo portarono ad essere accusato dal pubblico ministero torinese Luciano Violante e poi assolto dalla magistratura romana, di attività eversiva che sarebbe dovuta culminare con il colpo di stato passato alla storia come Golpe Bianco nell'agosto 1974. Sogno fu una figura di spicco della Resistenza, periodo in cui maturò un deciso astio nei confronti dell'ideologia comunista e dello stesso partito che la rappresentava in Italia. Decise di contrapporsi ad esso, prima tramite movimenti politici con fini propagandistici e poi pianificando il golpe, ovvero quello che lui definì uno "strappo" istituzionale per passare in Italia a una Repubblica di tipo presidenziale. Personaggio sanguigno e fortemente discusso della politica del dopoguerra e membro della prima ora del Partito Liberale, dal quale fuoriuscì ben tre volte. Durante gli anni della politica attiva non smise mai i panni del partigiano, mantenendo sempre un impeto da guerra civile nei confronti degli antagonisti comunisti, ormai al centro dello scacchiere politico italiano, e stringendo rapporti e collaborazioni con persone fuoriuscite dal PC con cui cercò di destabilizzare l'avanzata bolscevica in Italia. In seguito all'accusa del magistrato torinese cambiò radicalmente approccio, dichiarandosi innocente e vittima di un sistema giudiziario e politico che lo aveva emarginato e denigrato. Gli anni successivi alla fine della vicenda giudiziaria portarono ad un lento ed inesorabile oblio della sua figura politica. Sul finire della vita, con il libro intervista "Testamento di un anticomunista", scritto a due mani con il giornalista Aldo Cazzullo, affermò che quello non fu un colpo di stato da operetta, ma che lui il golpe lo aveva pianificato nei minimi particolari e lo avrebbe messo in atto se non fosse intervenuto il magistrato Violante. Confessione importante, ma che non ottenne il giusto clamore che avrebbe sortito negli anni caldi della strategia della tensione. Più che altro, fu un ammissione che Sogno si sentì di fare per allontanare da sé l'immagine di vittima che aveva volontariamente vestito negli anni delle accuse.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
238690_monasterolo_paolo-edgardo_sogno.il_calembour_anticomunista.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
928.49 kB
Formato
Adobe PDF
|
928.49 kB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/43029