Fin dall'antichità vennero elaborate riflessioni teoriche sui fatti economici: la nascita dell'economia politica risale però al 1776, anno di pubblicazione di ¿La Ricchezza delle Nazioni¿ di Adam Smith. Nel periodo antecedente diverse teorie influenzarono l'andamento economico della società, senza assumere però i caratteri di vere e proprie scuole. La teoria mercantilista e la teoria fisiocratica nelle ricerche sulla evoluzione del pensiero economico furono spesso ritenute incapaci di dare un coerente quadro d'insieme delle relazioni economiche fondamentali del loro tempo. Il mercantilismo, in particolare, sviluppò le sue teorie e credenze economiche rispondendo alle necessità che il contesto storico richiedeva in quell'epoca; il principale problema sociale era l'acquisizione di risorse per il consolidamento e l'espansione dello Stato, la politica economica doveva mirare a realizzare l'attivo permanente della bilancia del commercio, garantendo un continuo afflusso di metalli preziosi dalle altre nazioni. Il mercantilismo si sviluppò per quasi due secoli, influenzando l'economia delle principali potenze europee, nonostante le significative divergenze interne sul funzionamento dei processi economici. Il pensiero classico venne definito un vero e proprio paradigma, in quanto riuscì a soppiantare interamente e per lungo tempo le teorie precedenti, dimostrando la non veridicità di numerosi assunti e avvalendosi di una coerenza e organicità interna rivoluzionaria.La scuola classica nacque in un epoca caratterizzata da profondi cambiamenti economici e politici, quali la rivoluzione industriale e la nascita del capitalismo. Il principale esponente della scuola classica fu proprio Adam Smith, considerato da molti come il fondatore dell'economia politica. Nella sua opera più importante, sopra citata, egli intraprese una critica sostanziale nei confronti del sistema mercantile, elaborando un insieme di misure alternative e più funzionali di quelle proposte dal sistema stesso. Due furono i cardini principali delle sue tesi: l'introduzione di un mercato libero attraverso l'abolizione di tutte le limitazioni precedentemente utilizzate e l'attribuzione alla moneta di un ruolo di minore importanza rispetto ad altre variabili reali, come la divisione del lavoro, da lui considerate alla base dello sviluppo economico.
Alle origini del Paradigma Classico: Adam Smith interprete del Mercantilismo
SANTIN, MARZIA
2018/2019
Abstract
Fin dall'antichità vennero elaborate riflessioni teoriche sui fatti economici: la nascita dell'economia politica risale però al 1776, anno di pubblicazione di ¿La Ricchezza delle Nazioni¿ di Adam Smith. Nel periodo antecedente diverse teorie influenzarono l'andamento economico della società, senza assumere però i caratteri di vere e proprie scuole. La teoria mercantilista e la teoria fisiocratica nelle ricerche sulla evoluzione del pensiero economico furono spesso ritenute incapaci di dare un coerente quadro d'insieme delle relazioni economiche fondamentali del loro tempo. Il mercantilismo, in particolare, sviluppò le sue teorie e credenze economiche rispondendo alle necessità che il contesto storico richiedeva in quell'epoca; il principale problema sociale era l'acquisizione di risorse per il consolidamento e l'espansione dello Stato, la politica economica doveva mirare a realizzare l'attivo permanente della bilancia del commercio, garantendo un continuo afflusso di metalli preziosi dalle altre nazioni. Il mercantilismo si sviluppò per quasi due secoli, influenzando l'economia delle principali potenze europee, nonostante le significative divergenze interne sul funzionamento dei processi economici. Il pensiero classico venne definito un vero e proprio paradigma, in quanto riuscì a soppiantare interamente e per lungo tempo le teorie precedenti, dimostrando la non veridicità di numerosi assunti e avvalendosi di una coerenza e organicità interna rivoluzionaria.La scuola classica nacque in un epoca caratterizzata da profondi cambiamenti economici e politici, quali la rivoluzione industriale e la nascita del capitalismo. Il principale esponente della scuola classica fu proprio Adam Smith, considerato da molti come il fondatore dell'economia politica. Nella sua opera più importante, sopra citata, egli intraprese una critica sostanziale nei confronti del sistema mercantile, elaborando un insieme di misure alternative e più funzionali di quelle proposte dal sistema stesso. Due furono i cardini principali delle sue tesi: l'introduzione di un mercato libero attraverso l'abolizione di tutte le limitazioni precedentemente utilizzate e l'attribuzione alla moneta di un ruolo di minore importanza rispetto ad altre variabili reali, come la divisione del lavoro, da lui considerate alla base dello sviluppo economico.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/43012