Attraverso la mia esperienza da allenatore federale di rugby maturata ormai già da qualche anno, ho capito che per stimolare in maniera più proficua i giovani atleti, il principio della multilateralità è molto importante per aumentare il loro bagaglio motorio e per renderli quindi, in un futuro, più performanti. Negli ultimi anni, alcuni fattori tra i quali la mancanza di tempo e la scarsa possibilità di muoversi a scuola e a casa, hanno indotto noi allenatori a cercare ed utilizzare altre metodologie di allenamento nelle attività giovanili. L'obiettivo primario proposto da noi è quello di creare un ambiente mentalmente stimolante per ¿l'atleta¿, provando a proporre allenamenti, nel contenuto didattico e nell'ordine temporale delle proposte, sempre differenti. Il secondo punto d'arrivo che intendiamo realizzare è rendere partecipi più ragazzi possibili nello stesso momento. Coinvolgendoli nelle varie attività, si ha la possibilità di far sì che la seduta sia più intensa, divertente e varia, che è, poi, quello di cui il gioco del rugby necessita. L'attraversamento della fase evolutiva dei bambini, richiede, oltre l'insegnamento della disciplina e del controllo dell'aggressività (considerandola come un'esclusiva del campo, dell'azione di gioco), di costruire un'ampia base motoria, tramite l'interdisciplinarietà e la multilateralità. Questo perché, occorre formare inizialmente degli atleti, e poi dei rugbisti. Il rugby è uno sport completo: ci sono gesti tecnici fini come calciare, con le mani passare, lanciare e afferrare, ci sono fasi di contatto, fasi di evitamento, difendere e attaccare, correre e saltare, frenare, cambiare direzione, accelerare, spingere e lottare, torsioni e instabilità.   Questa varietà di gesti, rispetto ad altri sport monolaterali o ciclici, è molto appassionante per i bambini perché permette di eccellere in una cosa a sfavore di un'altra, per esempio essere veloci e tecnici, ma non essere lottatori (stimolando il coraggio di affrontare situazioni complicate), o viceversa. Di contro, per l'educatore, è difficile trovare il tempo e il modo per far migliorare in maniera dettagliata tutte queste abilità. Possono venire in aiuto, in questo caso, alcuni gesti propri di altri sport, oltre l'insegnamento della tecnica individuale attraverso la ripetizione del gesto (in una situazione che si avvicina alla partita, quindi contro un avversario, con uno o più compagni etc.). Attraverso dei giochi, che possono richiamare anche un altro sport, oppure con l'utilizzo di diversi strumenti, oltra la palla da rugby, si creerà un bagaglio di gesti e abilità, che, quando sarà più grande, potrà farne uso, creando soluzioni più velocemente ed efficacemente.
metodologie di allenamento: multilateralità nel rugby
CARBONE, ALBERTO
2017/2018
Abstract
Attraverso la mia esperienza da allenatore federale di rugby maturata ormai già da qualche anno, ho capito che per stimolare in maniera più proficua i giovani atleti, il principio della multilateralità è molto importante per aumentare il loro bagaglio motorio e per renderli quindi, in un futuro, più performanti. Negli ultimi anni, alcuni fattori tra i quali la mancanza di tempo e la scarsa possibilità di muoversi a scuola e a casa, hanno indotto noi allenatori a cercare ed utilizzare altre metodologie di allenamento nelle attività giovanili. L'obiettivo primario proposto da noi è quello di creare un ambiente mentalmente stimolante per ¿l'atleta¿, provando a proporre allenamenti, nel contenuto didattico e nell'ordine temporale delle proposte, sempre differenti. Il secondo punto d'arrivo che intendiamo realizzare è rendere partecipi più ragazzi possibili nello stesso momento. Coinvolgendoli nelle varie attività, si ha la possibilità di far sì che la seduta sia più intensa, divertente e varia, che è, poi, quello di cui il gioco del rugby necessita. L'attraversamento della fase evolutiva dei bambini, richiede, oltre l'insegnamento della disciplina e del controllo dell'aggressività (considerandola come un'esclusiva del campo, dell'azione di gioco), di costruire un'ampia base motoria, tramite l'interdisciplinarietà e la multilateralità. Questo perché, occorre formare inizialmente degli atleti, e poi dei rugbisti. Il rugby è uno sport completo: ci sono gesti tecnici fini come calciare, con le mani passare, lanciare e afferrare, ci sono fasi di contatto, fasi di evitamento, difendere e attaccare, correre e saltare, frenare, cambiare direzione, accelerare, spingere e lottare, torsioni e instabilità. Questa varietà di gesti, rispetto ad altri sport monolaterali o ciclici, è molto appassionante per i bambini perché permette di eccellere in una cosa a sfavore di un'altra, per esempio essere veloci e tecnici, ma non essere lottatori (stimolando il coraggio di affrontare situazioni complicate), o viceversa. Di contro, per l'educatore, è difficile trovare il tempo e il modo per far migliorare in maniera dettagliata tutte queste abilità. Possono venire in aiuto, in questo caso, alcuni gesti propri di altri sport, oltre l'insegnamento della tecnica individuale attraverso la ripetizione del gesto (in una situazione che si avvicina alla partita, quindi contro un avversario, con uno o più compagni etc.). Attraverso dei giochi, che possono richiamare anche un altro sport, oppure con l'utilizzo di diversi strumenti, oltra la palla da rugby, si creerà un bagaglio di gesti e abilità, che, quando sarà più grande, potrà farne uso, creando soluzioni più velocemente ed efficacemente.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/42388