Le aree marine costiere e la zona neritica ospitano ecosistemi complessi caratterizzati da un'elevata produttività e diversità biologica, nonché da una notevole variabilità spaziale e temporale dei processi fisici e biogeochimici, essendo esposti a una vasta gamma di fattori di stress naturali e antropogenici. La forte urbanizzazione, lo sviluppo industriale costiero, l'aumento del turismo e lo sfruttamento eccessivo delle risorse della pesca sono le principali forzature antropogeniche che hanno progressivamente causato il degrado della qualità ambientale delle zone costiere e neritiche. Per cercare di risolvere questi problemi, è nata una direttiva, Marine Strategy Framework Directive (MSFD), che considera il sistema marino con un approccio ecosistemico. L'ittioplancton è considerato come un indicatore (termine utilizzato all'interno della MSFD per indicare uno strumento di valutazione); il suo studio è importante per determinare la qualità ambientale marina, danneggiata enormemente dalle pratiche di pesca distruttive come l'overfishing. Lo studio del plancton viene effettuato attorno al terminale di rigassificazione OLT, il quale si trova a 22 km a largo di Livorno. Il CIBM (Centro Interuniversitario di Biologia ed Ecologia Marina, Livorno) ha commissionato al Laboratorio di Zoologia e Biologia Marina dell'Università di Torino un sondaggio pluriennale per l'analisi delle comunità olo-, mero- e ittioplancton delle acque neritiche che circondano il terminale, dall'estate 2012 ad oggi. I campionamenti vengono eseguiti utilizzando diversi tipi di retini a seconda del tipo di plancton da pescare, dal Bongo net per mero- e ittioplancton al WP2 standard net per l'oloplancton. Una volta finita la retata, i campioni vengono messi in contenitori con formalina e portati in laboratorio, dove verranno analizzati. Il lavoro in laboratorio è complicato, in quanto non si hanno supporti recenti per l'identificazione delle larve prelevate. Attualmente, il metodo ¿sosia¿ sembra essere il migliore perché non ci sono chiavi dicotomiche recenti che permettono il riconoscimento immediato delle specie. Il mio elaborato tratterà principalmente i campioni della primavera del 2019 perché è la stagione di cui mi sono occupato durante il tirocinio presso il Laboratorio di Zoologia e Biologia marina dell'Università di Torino.

Studio dell'ittioplancton e identificazione delle larve di pesce nel mar Mediterraneo​

CARACAUSI, LUCA
2018/2019

Abstract

Le aree marine costiere e la zona neritica ospitano ecosistemi complessi caratterizzati da un'elevata produttività e diversità biologica, nonché da una notevole variabilità spaziale e temporale dei processi fisici e biogeochimici, essendo esposti a una vasta gamma di fattori di stress naturali e antropogenici. La forte urbanizzazione, lo sviluppo industriale costiero, l'aumento del turismo e lo sfruttamento eccessivo delle risorse della pesca sono le principali forzature antropogeniche che hanno progressivamente causato il degrado della qualità ambientale delle zone costiere e neritiche. Per cercare di risolvere questi problemi, è nata una direttiva, Marine Strategy Framework Directive (MSFD), che considera il sistema marino con un approccio ecosistemico. L'ittioplancton è considerato come un indicatore (termine utilizzato all'interno della MSFD per indicare uno strumento di valutazione); il suo studio è importante per determinare la qualità ambientale marina, danneggiata enormemente dalle pratiche di pesca distruttive come l'overfishing. Lo studio del plancton viene effettuato attorno al terminale di rigassificazione OLT, il quale si trova a 22 km a largo di Livorno. Il CIBM (Centro Interuniversitario di Biologia ed Ecologia Marina, Livorno) ha commissionato al Laboratorio di Zoologia e Biologia Marina dell'Università di Torino un sondaggio pluriennale per l'analisi delle comunità olo-, mero- e ittioplancton delle acque neritiche che circondano il terminale, dall'estate 2012 ad oggi. I campionamenti vengono eseguiti utilizzando diversi tipi di retini a seconda del tipo di plancton da pescare, dal Bongo net per mero- e ittioplancton al WP2 standard net per l'oloplancton. Una volta finita la retata, i campioni vengono messi in contenitori con formalina e portati in laboratorio, dove verranno analizzati. Il lavoro in laboratorio è complicato, in quanto non si hanno supporti recenti per l'identificazione delle larve prelevate. Attualmente, il metodo ¿sosia¿ sembra essere il migliore perché non ci sono chiavi dicotomiche recenti che permettono il riconoscimento immediato delle specie. Il mio elaborato tratterà principalmente i campioni della primavera del 2019 perché è la stagione di cui mi sono occupato durante il tirocinio presso il Laboratorio di Zoologia e Biologia marina dell'Università di Torino.
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