In La musica che meglio si adatta alle immagini, Roberto Calabretto nota nei racconti di Antonioni una tendenza alla poeticizzazione dell'elemento sonoro secondo modi che si ricollegano al resto della sua cinematografia: I passi che scivolano nel nulla ¿senza rumore, come un film muto¿; il foglio che, cadendo nel vuoto inizia a vorticare ¿e plana via in un sincrono con un suono indistinto¿; la vivacità dell'interno di una chiesa, la cui ¿colonna sonora è un brusio sommesso con qualche nota acuta che farebbe sobbalzare l'ago del vu meter del registratore¿; sono soltanto alcune delle ¿sequenze sonore¿ di queste pagine che talvolta fanno ricordare, anche in maniera diretta, alcuni luoghi cinematografici dello stesso regista. L'autore continua con un'importante osservazione sul modo in cui questa concezione del suono crea rapporti con i personaggi antonioniani: In questi racconti i riferimenti alla musica sono praticamente assenti. La presenza dei rumori, invece, sembra essere il vero motivo conduttore delle 'colonne sonore' di queste pagine dove Antonioni, coerentemente alla propria poetica cinematografica si serve della componente bruitistica per focalizzare il rapporto, indifferente e passivo, dei protagonisti con il mondo a loro circostante. All'interno di una reciproca osmosi dove gli spazi sonori sembrano sovrapporsi, per cui lo sfondo si integra con l'interno al punto da diventare parte di esso (contrariamente alla voce che non puoi non ascoltarla, troviamo in un adagio de La ruota, il rumore del mare si finisce per non sentirlo più), i rumori divengono il riflesso dell'interiorità dei personaggi. Qui la realtà sembra precipitare acusticamente sui protagonisti del racconto, il cui malessere viene colto da indizi sonori, specchio e diagramma della loro incapacità a sopportare il peso dell'esistenza. Da queste considerazioni parte lo sviluppo di questa tesi. Sono molte le pagine dedicate al regista ferrarese e nessuna di esse può fare a meno di considerare in maniera più o meno approfondita l'aspetto della sonorizzazione e il valore estetico del suono nell'opera di questo autore.

L'estetica della musica e del rumore nel cinema di Michelangelo Antonioni.

PUSATERI, LORENZO
2018/2019

Abstract

In La musica che meglio si adatta alle immagini, Roberto Calabretto nota nei racconti di Antonioni una tendenza alla poeticizzazione dell'elemento sonoro secondo modi che si ricollegano al resto della sua cinematografia: I passi che scivolano nel nulla ¿senza rumore, come un film muto¿; il foglio che, cadendo nel vuoto inizia a vorticare ¿e plana via in un sincrono con un suono indistinto¿; la vivacità dell'interno di una chiesa, la cui ¿colonna sonora è un brusio sommesso con qualche nota acuta che farebbe sobbalzare l'ago del vu meter del registratore¿; sono soltanto alcune delle ¿sequenze sonore¿ di queste pagine che talvolta fanno ricordare, anche in maniera diretta, alcuni luoghi cinematografici dello stesso regista. L'autore continua con un'importante osservazione sul modo in cui questa concezione del suono crea rapporti con i personaggi antonioniani: In questi racconti i riferimenti alla musica sono praticamente assenti. La presenza dei rumori, invece, sembra essere il vero motivo conduttore delle 'colonne sonore' di queste pagine dove Antonioni, coerentemente alla propria poetica cinematografica si serve della componente bruitistica per focalizzare il rapporto, indifferente e passivo, dei protagonisti con il mondo a loro circostante. All'interno di una reciproca osmosi dove gli spazi sonori sembrano sovrapporsi, per cui lo sfondo si integra con l'interno al punto da diventare parte di esso (contrariamente alla voce che non puoi non ascoltarla, troviamo in un adagio de La ruota, il rumore del mare si finisce per non sentirlo più), i rumori divengono il riflesso dell'interiorità dei personaggi. Qui la realtà sembra precipitare acusticamente sui protagonisti del racconto, il cui malessere viene colto da indizi sonori, specchio e diagramma della loro incapacità a sopportare il peso dell'esistenza. Da queste considerazioni parte lo sviluppo di questa tesi. Sono molte le pagine dedicate al regista ferrarese e nessuna di esse può fare a meno di considerare in maniera più o meno approfondita l'aspetto della sonorizzazione e il valore estetico del suono nell'opera di questo autore.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/41826