Lo scopo del presente lavoro è l'analisi dei concetti di disposizione e stato abituale all'interno degli scritti metafisici ed etici di Aristotele e della loro ripresa da parte di Heidegger, a partire dal contesto della sua riappropriazione della filosofia aristotelica. Infatti, per quanto tali temi abbiano avuto una certa risonanza nella tradizione filosofica e siano stati variamente ripresi anche nel dibattito filosofico contemporaneo, sono stati raramente posti come specifico oggetto d'indagine. La prima parte si sofferma sulla nascita di tali concetti, fornendo un'ampia analisi dei luoghi più eminenti delle opere aristoteliche in cui questi concetti vengono presentati, definiti e utilizzati, vale a dire nella Metafisica, nelle Categorie e nell'Etica Nicomachea. Il secondo capitolo invece ne espone la ricezione e la riattualizzazione compiuta da Heidegger nello schizzo programmatico del 1922 e nei corsi tenuti nell'Università di Marburgo negli anni immediatamente successivi. Infine, nella terza parte, si tenta di mostrare come questi concetti giochino un ruolo rilevante all'interno del capolavoro filosofico di Heidegger, Essere e tempo, congetturando che essi si annidino dietro alle strutture, a un tempo ontologiche ed esistenziali, della situazione emotiva e dell'angoscia, che a sua volta rende possibile i diversi comportamenti che l'Esserci pragmaticamente adotta nel mondo e col mondo. Infine, si accenna all'ipotesi di una possibile rilettura complessiva della filosofia del cosiddetto primo Heidegger alla luce di tali concetti, con possibili aperture anche al di là della Svolta.

Disposizione e stato abituale tra Aristotele e Heidegger

DUTTO, LORIS
2017/2018

Abstract

Lo scopo del presente lavoro è l'analisi dei concetti di disposizione e stato abituale all'interno degli scritti metafisici ed etici di Aristotele e della loro ripresa da parte di Heidegger, a partire dal contesto della sua riappropriazione della filosofia aristotelica. Infatti, per quanto tali temi abbiano avuto una certa risonanza nella tradizione filosofica e siano stati variamente ripresi anche nel dibattito filosofico contemporaneo, sono stati raramente posti come specifico oggetto d'indagine. La prima parte si sofferma sulla nascita di tali concetti, fornendo un'ampia analisi dei luoghi più eminenti delle opere aristoteliche in cui questi concetti vengono presentati, definiti e utilizzati, vale a dire nella Metafisica, nelle Categorie e nell'Etica Nicomachea. Il secondo capitolo invece ne espone la ricezione e la riattualizzazione compiuta da Heidegger nello schizzo programmatico del 1922 e nei corsi tenuti nell'Università di Marburgo negli anni immediatamente successivi. Infine, nella terza parte, si tenta di mostrare come questi concetti giochino un ruolo rilevante all'interno del capolavoro filosofico di Heidegger, Essere e tempo, congetturando che essi si annidino dietro alle strutture, a un tempo ontologiche ed esistenziali, della situazione emotiva e dell'angoscia, che a sua volta rende possibile i diversi comportamenti che l'Esserci pragmaticamente adotta nel mondo e col mondo. Infine, si accenna all'ipotesi di una possibile rilettura complessiva della filosofia del cosiddetto primo Heidegger alla luce di tali concetti, con possibili aperture anche al di là della Svolta.
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