Questa Tesi si pone come obiettivo quello di analizzare e approfondire il lavoro di Vittorio Storaro, sugli aspetti più superficiali e nello stesso tempo più profondi, visibili e intimi, da lui raccontati sia in maniera prosaica che poetica, del suo lavoro di direttore della fotografia. Ciò che si è deciso di approfondire, poichè risultato un elemento interessante, è stato il suo modo di operare peculiare, personale e quindi riconoscibile; un lavoro, il suo, di direttore della fotografia, che sembra sottovalutato, ghettizzato rispetto al mondo del cinema. Ma il cinema, questa settima arte così declamata come tale da più di un secolo, è soprattutto immagine in movimento, qualcosa che noi vediamo. Per questo siamo partiti, nel nostro studio, proprio dalla fotografia, andando a ricercarne le sue più antiche origini, fino alla sua evoluzione, che l'ha fatta approdare al cinema. Il primo capitolo è dedicato all'excursus della fotografia, dal 1839, con la sua scoperta e i suoi primi esperimenti, passando per la svolta del movimento, dove ci si è chiesti se davvero la fotografia fosse arte, fino alla sua funzione nel cinema, scomponendo i soggetti in quelli che saranno definiti piani e campi di un'inquadratura. Queste scelte fanno parte del lavoro del direttore della fotografia, che, vedendosi affidata una storia, dovrà capire quale potrà essere il modo migliore di vivificarla attraverso l'uso di luci e ombre; in questa Tesi si definisce l'evoluzione del suo ruolo nel tempo. Il secondo capitolo tratta, più nello specifico, della biografia di Vittorio Storaro: la sua nascita artistica prematura, la sua formazione come direttore della fotografia, i suoi principali incontri professionali, come per esempio quello con Bernardo Bertolucci e successivamente, il suo ingresso nell'orbita internazionale, con le collaborazioni con Francis Ford Coppola e Woody Allen. Storaro ha pubblicato una trilogia: Scrivere con la luce, i colori e gli elementi, in base alla quale sono stati strutturati i successivi tre capitoli; l'introduzione di ciascuno dei tre capitoli è dedicata ai tre concetti indicati nel titolo della suddetta trilogia. In particolare la luce e il colore sono stati associati al campo della fisica e alle emozioni che queste scelte suscitano nello spettatore, e gli elementi al campo della filosofia. Nell'ultimo capitolo sono stati analizzati i tre film che gli hanno consentito di ottenere gli Oscar per la migliore fotografia: Apocalypse Now (1979), Reds (1981) e L'ultimo imperatore (1987), attraverso le loro caratteristiche generali, con attenzione particolare alle curiosità e alle scelte stilistiche di Vittorio Storaro, nel corso delle loro lavorazioni.

IL DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA COME AUTORE DELLA LUCE: VITTORIO STORARO

BRIATTA, ELENA
2018/2019

Abstract

Questa Tesi si pone come obiettivo quello di analizzare e approfondire il lavoro di Vittorio Storaro, sugli aspetti più superficiali e nello stesso tempo più profondi, visibili e intimi, da lui raccontati sia in maniera prosaica che poetica, del suo lavoro di direttore della fotografia. Ciò che si è deciso di approfondire, poichè risultato un elemento interessante, è stato il suo modo di operare peculiare, personale e quindi riconoscibile; un lavoro, il suo, di direttore della fotografia, che sembra sottovalutato, ghettizzato rispetto al mondo del cinema. Ma il cinema, questa settima arte così declamata come tale da più di un secolo, è soprattutto immagine in movimento, qualcosa che noi vediamo. Per questo siamo partiti, nel nostro studio, proprio dalla fotografia, andando a ricercarne le sue più antiche origini, fino alla sua evoluzione, che l'ha fatta approdare al cinema. Il primo capitolo è dedicato all'excursus della fotografia, dal 1839, con la sua scoperta e i suoi primi esperimenti, passando per la svolta del movimento, dove ci si è chiesti se davvero la fotografia fosse arte, fino alla sua funzione nel cinema, scomponendo i soggetti in quelli che saranno definiti piani e campi di un'inquadratura. Queste scelte fanno parte del lavoro del direttore della fotografia, che, vedendosi affidata una storia, dovrà capire quale potrà essere il modo migliore di vivificarla attraverso l'uso di luci e ombre; in questa Tesi si definisce l'evoluzione del suo ruolo nel tempo. Il secondo capitolo tratta, più nello specifico, della biografia di Vittorio Storaro: la sua nascita artistica prematura, la sua formazione come direttore della fotografia, i suoi principali incontri professionali, come per esempio quello con Bernardo Bertolucci e successivamente, il suo ingresso nell'orbita internazionale, con le collaborazioni con Francis Ford Coppola e Woody Allen. Storaro ha pubblicato una trilogia: Scrivere con la luce, i colori e gli elementi, in base alla quale sono stati strutturati i successivi tre capitoli; l'introduzione di ciascuno dei tre capitoli è dedicata ai tre concetti indicati nel titolo della suddetta trilogia. In particolare la luce e il colore sono stati associati al campo della fisica e alle emozioni che queste scelte suscitano nello spettatore, e gli elementi al campo della filosofia. Nell'ultimo capitolo sono stati analizzati i tre film che gli hanno consentito di ottenere gli Oscar per la migliore fotografia: Apocalypse Now (1979), Reds (1981) e L'ultimo imperatore (1987), attraverso le loro caratteristiche generali, con attenzione particolare alle curiosità e alle scelte stilistiche di Vittorio Storaro, nel corso delle loro lavorazioni.
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