Obiettivo del seguente lavoro è analizzare la dottrina politica di Machiavelli concentrandosi sul ruolo teorico che il momento dell'emergenza e dell'eccezione assume al suo interno. Si può sostenere, infatti, che una delle caratteristiche peculiari della produzione teorica del Fiorentino consista proprio nel riconoscimento della natura essenzialmente eccezionale della politica. Tale convinzione ha fatto sì che fosse per lui imprescindibile un'indagine sugli strumenti di cui ci si può dotare per fronteggiare le situazioni che eccedono l'ordinario e, pertanto, i cosiddetti poteri di emergenza ricoprono all'interno della produzione machiavelliana un ruolo importante ed estremamente interessante. Prima di analizzare i diversi poteri individuati dall'autore come atti a gestire le situazioni di crisi, si è ritenuto necessario dedicare l'introduzione a una breve presentazione del pensiero politico di Machiavelli. Il confronto, seppur limitato, con la sua antropologia, la sua concezione della storia e della politica è infatti imprescindibile per comprendere come mai egli sia stato tra i primi a includere il tema dell'eccezione all'interno di una teoria politica. Successivamente il primo capitolo tenterà di analizzare le riflessioni del Fiorentino sul tema della dittatura romana. Queste vanno contestualizzate nel più ampio tentativo intrapreso da Machiavelli di individuare i mezzi più opportuni per fronteggiare le situazioni di emergenza. È convinzione dell'autore, infatti, che in tali circostanze il ricorso alle istituzioni ordinarie della repubblica sia insufficiente a causa della loro scarsa capacità di agire tempestivamente. Il tempismo è invece una qualità fondamentale per fronteggiare le situazioni eccezionali. Machiavelli sostiene quindi la necessità, in caso di pericolo, di ricorrere a istituti straordinari dotati di un potere tale da rendere il loro operato indipendente dalle altre magistrature e, per tanto, più rapido. La magistratura dittatoria romana è identificata in questo contesto come paradigma virtuoso di istituto costituzionalmente riconosciuto per affrontare gli «accidenti istraordinari». Il secondo capitolo sarà invece dedicato all'analisi del tema della corruzione all'interno del pensiero politico del Fiorentino. Il ricorso alla dittatura, infatti, esattamente come il ricorso a qualsiasi altra magistratura prevista dalla costituzione, è possibile unicamente in uno stato in cui il corpo sociale non è corrotto. Là dove la corruzione si è diffusa, le leggi e le istituzioni ordinarie cessano di essere efficaci. Si può sostenere che la diffusione della corruzione all'interno del corpo politico rappresenti per Machiavelli l'espressione per antonomasia della crisi sociale e politica, la gestione di tale evento, pertanto, assume un ruolo centrale nella sua produzione. Mostreremo in questa sede come per il repubblicano Machiavelli il confronto con la crisi nella sua espressione più drammatica abbia comportato il riconoscimento del potere monarchico come l'unico in grado di riformare una repubblica corrotta. Nel terzo ed ultimo capitolo si tenterà infine di analizzare più dettagliatamente il concetto di «stato di eccezione». In un primo momento ci confronteremo con il pensiero di Carl Schmitt, il pensatore che più di tutti ha tentato di elaborare una teoria rigorosa di tale concetto. Successivamente si tenterà di rileggere le teorie machiavelliane esposte nei primi due capitoli alla luce delle categoria schmittiane.

Il ruolo dell'eccezione nel pensiero politico di Niccolò Machiavelli

CORRADO, VIRGINIA
2017/2018

Abstract

Obiettivo del seguente lavoro è analizzare la dottrina politica di Machiavelli concentrandosi sul ruolo teorico che il momento dell'emergenza e dell'eccezione assume al suo interno. Si può sostenere, infatti, che una delle caratteristiche peculiari della produzione teorica del Fiorentino consista proprio nel riconoscimento della natura essenzialmente eccezionale della politica. Tale convinzione ha fatto sì che fosse per lui imprescindibile un'indagine sugli strumenti di cui ci si può dotare per fronteggiare le situazioni che eccedono l'ordinario e, pertanto, i cosiddetti poteri di emergenza ricoprono all'interno della produzione machiavelliana un ruolo importante ed estremamente interessante. Prima di analizzare i diversi poteri individuati dall'autore come atti a gestire le situazioni di crisi, si è ritenuto necessario dedicare l'introduzione a una breve presentazione del pensiero politico di Machiavelli. Il confronto, seppur limitato, con la sua antropologia, la sua concezione della storia e della politica è infatti imprescindibile per comprendere come mai egli sia stato tra i primi a includere il tema dell'eccezione all'interno di una teoria politica. Successivamente il primo capitolo tenterà di analizzare le riflessioni del Fiorentino sul tema della dittatura romana. Queste vanno contestualizzate nel più ampio tentativo intrapreso da Machiavelli di individuare i mezzi più opportuni per fronteggiare le situazioni di emergenza. È convinzione dell'autore, infatti, che in tali circostanze il ricorso alle istituzioni ordinarie della repubblica sia insufficiente a causa della loro scarsa capacità di agire tempestivamente. Il tempismo è invece una qualità fondamentale per fronteggiare le situazioni eccezionali. Machiavelli sostiene quindi la necessità, in caso di pericolo, di ricorrere a istituti straordinari dotati di un potere tale da rendere il loro operato indipendente dalle altre magistrature e, per tanto, più rapido. La magistratura dittatoria romana è identificata in questo contesto come paradigma virtuoso di istituto costituzionalmente riconosciuto per affrontare gli «accidenti istraordinari». Il secondo capitolo sarà invece dedicato all'analisi del tema della corruzione all'interno del pensiero politico del Fiorentino. Il ricorso alla dittatura, infatti, esattamente come il ricorso a qualsiasi altra magistratura prevista dalla costituzione, è possibile unicamente in uno stato in cui il corpo sociale non è corrotto. Là dove la corruzione si è diffusa, le leggi e le istituzioni ordinarie cessano di essere efficaci. Si può sostenere che la diffusione della corruzione all'interno del corpo politico rappresenti per Machiavelli l'espressione per antonomasia della crisi sociale e politica, la gestione di tale evento, pertanto, assume un ruolo centrale nella sua produzione. Mostreremo in questa sede come per il repubblicano Machiavelli il confronto con la crisi nella sua espressione più drammatica abbia comportato il riconoscimento del potere monarchico come l'unico in grado di riformare una repubblica corrotta. Nel terzo ed ultimo capitolo si tenterà infine di analizzare più dettagliatamente il concetto di «stato di eccezione». In un primo momento ci confronteremo con il pensiero di Carl Schmitt, il pensatore che più di tutti ha tentato di elaborare una teoria rigorosa di tale concetto. Successivamente si tenterà di rileggere le teorie machiavelliane esposte nei primi due capitoli alla luce delle categoria schmittiane.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/41676