Between them who belonged to the Companìa dij Brandé (¿Company of the andirons¿), was also Tavo Burat, a poet from Biella. The Company aimed to reach high goals making poetry in Piedmontese dialect, following the purposes of its founder, Pinin Pacòt. While the language of koinè used by the Brandé in their works was largely based on Turinese dialect (leaving a short space for the other varieties), the Walloon poet Albert Maquet, Burat's friend, defined him a ¿poète sans frontières¿, because of his commitment in favor of ethnic and linguistic minorities. These two aspects may appear a bit contradictory, and as a matter of fact the Biellese dialect sometimes comes out in Burat's poetical works. This paper aims to demonstrate what is the apport of the Biellese variety to Burat's poetical language. First it has been defined the particular idea of Burat of a language of koinè which admits words and constructs from peripheral varieties (specially from Biellese dialect) and from Old Piedmontese in a linguistic substrate which is typically Turinese. After a brief excursus on the linguistic traits of Biellese dialect, Burat's poetic language has been analyzed in many of its aspects, beginning from the spelling one and the phonetic one. Of these two aspects are been pointed some differences between Burat's poetic diction and the normative koinè based on the dialect of Turin. Than it has been studied the morphological field, with particular attention to some peculiar traits belonging to the Biellese variety, to other peripheral varieties or to Old Piedmontese. At last it has been analyzed Burat's lexicon, in which two different linguistic contribution, from Old and literary Piedmontese and from Biellese variety; it has also been expose the incidence of words belonging to other languages and a meaningful presence of tecnic terminology. The results of the study are been supported by punctual references to other studies focused on all the aspects considered and have demonstrated that, despite the massive presence of Turinese dialect, Biellese variety often appears in Burat's language and almost always in correspondence of specific thematic or affective cores. These aspects originate a particular literary koinè, basically Turinese, which admits words and traits which belong to other Piedmontese varieties aiming to dignify them and save them from the oblivion.

Tra coloro che aderirono al movimento poetico della Companìa dij Brandé (¿Compagnia degli alari¿), che in ottemperanza ai propositi del suo fondatore Pinin Pacòt si proponeva di fare della vera poesia in dialetto piemontese, ci fu anche il poeta biellese Tavo Burat. Il poeta vallone Albert Maquet, amico di Burat, lo definì ¿poète sans frontières¿ per il suo impegno a favore delle minoranze etniche e linguistiche. I due aspetti evidenziati sembrano in qualche modo contraddirsi, se è vero che, a dispetto di alcuni proponimenti teorici iniziali, la lingua ¿di koinè¿ utilizzata dai Brandé nelle loro poesie finisce per coincidere in buona parte col dialetto torinese, lasciando uno spazio minimo (se non nullo) alle varietà locali di piemontese. Il dialetto biellese tuttavia a tratti affiora nelle poesie burattiane. Il proposito di questo lavoro è stato di esaminare le opere in versi di Burat per cercare di comprendere quale sia l'apporto della varietà biellese alla lingua poetica burattiana. È stata anzitutto definita la particolare idea che aveva Burat della koinè, da lui intesa come una lingua che accoglie, all'interno di un substrato a base torinese, parole e costrutti provenienti dai dialetti periferici (in particolar modo dal biellese) e dal piemontese antico. Dopo un breve excursus linguistico volto a evidenziare i tratti caratteristici del dialetto biellese, si è passati all'analisi della lingua poetica burattiana, di cui sono stati esaminati vari aspetti, a partire dal settore della grafia e da quello della fonetica evidenziando in particolare alcuni punti in cui il dettato poetico di Burat sembra discostarsi dalla norma della koinè basata sul torinese. In seguito è stato trattato l'ambito morfologico e morfo-sintattico, con un'attenzione particolare ad alcuni fenomeni peculiari del dialetto biellese (e/o di altre varietà periferiche) o del piemontese antico. Infine si è esaminato il settore lessicale, all'interno del quale si possono evidenziare due apporti essenziali, quello del piemontese illustre e quello del biellese, con qualche accenno anche ai termini appartenenti ad altre lingue e all'abbondante terminologia tecnica impiegata da Burat. I risultati della ricerca, corroborati da puntuali riferimenti a studi riguardanti i vari aspetti linguistici presi in esame, hanno indicato che, nonostante la massiccia presenza del torinese, il dialetto biellese emerge spesso all'interno del linguaggio burattiano e quasi sempre in corrispondenza di particolari nuclei tematici o affettivi, originando così una particolare koinè letteraria, che su una base tipicamente torinese accoglie stilemi e parole appartenenti ad altre varietà piemontesi e in questo modo le ¿nobilita¿ e cerca di salvarle dall'oblio.

Arlichie ansangonà d'un vej langage: la lingua poetica di Tavo Burat tra koinè e dialetto biellese

FLECCHIA, ALESSANDRO
2017/2018

Abstract

Tra coloro che aderirono al movimento poetico della Companìa dij Brandé (¿Compagnia degli alari¿), che in ottemperanza ai propositi del suo fondatore Pinin Pacòt si proponeva di fare della vera poesia in dialetto piemontese, ci fu anche il poeta biellese Tavo Burat. Il poeta vallone Albert Maquet, amico di Burat, lo definì ¿poète sans frontières¿ per il suo impegno a favore delle minoranze etniche e linguistiche. I due aspetti evidenziati sembrano in qualche modo contraddirsi, se è vero che, a dispetto di alcuni proponimenti teorici iniziali, la lingua ¿di koinè¿ utilizzata dai Brandé nelle loro poesie finisce per coincidere in buona parte col dialetto torinese, lasciando uno spazio minimo (se non nullo) alle varietà locali di piemontese. Il dialetto biellese tuttavia a tratti affiora nelle poesie burattiane. Il proposito di questo lavoro è stato di esaminare le opere in versi di Burat per cercare di comprendere quale sia l'apporto della varietà biellese alla lingua poetica burattiana. È stata anzitutto definita la particolare idea che aveva Burat della koinè, da lui intesa come una lingua che accoglie, all'interno di un substrato a base torinese, parole e costrutti provenienti dai dialetti periferici (in particolar modo dal biellese) e dal piemontese antico. Dopo un breve excursus linguistico volto a evidenziare i tratti caratteristici del dialetto biellese, si è passati all'analisi della lingua poetica burattiana, di cui sono stati esaminati vari aspetti, a partire dal settore della grafia e da quello della fonetica evidenziando in particolare alcuni punti in cui il dettato poetico di Burat sembra discostarsi dalla norma della koinè basata sul torinese. In seguito è stato trattato l'ambito morfologico e morfo-sintattico, con un'attenzione particolare ad alcuni fenomeni peculiari del dialetto biellese (e/o di altre varietà periferiche) o del piemontese antico. Infine si è esaminato il settore lessicale, all'interno del quale si possono evidenziare due apporti essenziali, quello del piemontese illustre e quello del biellese, con qualche accenno anche ai termini appartenenti ad altre lingue e all'abbondante terminologia tecnica impiegata da Burat. I risultati della ricerca, corroborati da puntuali riferimenti a studi riguardanti i vari aspetti linguistici presi in esame, hanno indicato che, nonostante la massiccia presenza del torinese, il dialetto biellese emerge spesso all'interno del linguaggio burattiano e quasi sempre in corrispondenza di particolari nuclei tematici o affettivi, originando così una particolare koinè letteraria, che su una base tipicamente torinese accoglie stilemi e parole appartenenti ad altre varietà piemontesi e in questo modo le ¿nobilita¿ e cerca di salvarle dall'oblio.
ITA
Between them who belonged to the Companìa dij Brandé (¿Company of the andirons¿), was also Tavo Burat, a poet from Biella. The Company aimed to reach high goals making poetry in Piedmontese dialect, following the purposes of its founder, Pinin Pacòt. While the language of koinè used by the Brandé in their works was largely based on Turinese dialect (leaving a short space for the other varieties), the Walloon poet Albert Maquet, Burat's friend, defined him a ¿poète sans frontières¿, because of his commitment in favor of ethnic and linguistic minorities. These two aspects may appear a bit contradictory, and as a matter of fact the Biellese dialect sometimes comes out in Burat's poetical works. This paper aims to demonstrate what is the apport of the Biellese variety to Burat's poetical language. First it has been defined the particular idea of Burat of a language of koinè which admits words and constructs from peripheral varieties (specially from Biellese dialect) and from Old Piedmontese in a linguistic substrate which is typically Turinese. After a brief excursus on the linguistic traits of Biellese dialect, Burat's poetic language has been analyzed in many of its aspects, beginning from the spelling one and the phonetic one. Of these two aspects are been pointed some differences between Burat's poetic diction and the normative koinè based on the dialect of Turin. Than it has been studied the morphological field, with particular attention to some peculiar traits belonging to the Biellese variety, to other peripheral varieties or to Old Piedmontese. At last it has been analyzed Burat's lexicon, in which two different linguistic contribution, from Old and literary Piedmontese and from Biellese variety; it has also been expose the incidence of words belonging to other languages and a meaningful presence of tecnic terminology. The results of the study are been supported by punctual references to other studies focused on all the aspects considered and have demonstrated that, despite the massive presence of Turinese dialect, Biellese variety often appears in Burat's language and almost always in correspondence of specific thematic or affective cores. These aspects originate a particular literary koinè, basically Turinese, which admits words and traits which belong to other Piedmontese varieties aiming to dignify them and save them from the oblivion.
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