The issue of child abandonment and wandering was a particularly serious problem and widespread in the past, both in large urban agglomerations and in rural centres. This work attempts to reconstruct the bicentenary welfare activity of the hospice of Charity, a brefotrophium which arose in a small commune of Cuneo in 1779 at the behest of two illustrious benefactors who, at their death, decided to allocate all their possessions for the Construction of a well-deserving work that would have given shelter to children of both sexes deprived of family or bearing in a state of poverty. The work of the hospice lasted continuously for two centuries, holding almost exclusively on private charity; The first sources found, referable to the mid-nineteenth century, show how it was distinguished by the ability to bring together innovative elements related to a form of assistance almost modern, alongside others decidedly more archaic. In addition to the traditional actions designed to ensure physical and moral protection to the hospitalized, a specific commitment was added in the field of education: the administration undertook to provide for the education of children in accordance with the laws then in force and, after completing his studies, he worked to allow the males to learn a trade and the females to acquire the skills necessary to be able to cover in the future the role of wife and mother. The orphanage also distinguished itself for a greater attention to the care and prophylaxis of childhood diseases through the imposition of specific limitations and requests for certificates in order to be admitted to the structure. Alongside these forward-looking measures, ancient practices were maintained such as the marriage settlement, as well as the willingness to privilege male education at the expense of women, together with a daily management rigid and desonalizing. The internal organization of the Institute remained almost unchanged until the advent of fascism, which, through a series of measures and institutes specially created, impressed a net break in public policies of childhood. The nursing work of the hospice continued during the Second World War without interruption despite the difficult conditions in which he found himself operating. The post-war years were characterized by a slow return to normality and the decision to give a part of the boarding school for paying external users. It was a winning choice that allowed the administration, to cope, at least for twenty years, to increasingly serious and profound economic problems. The chronic lack of resources, to which was added the complete inadequacy of the premises and the increasingly small number of hospitalized, led to the definitive closure of the hospice in 1983. The aim of this research has been to make a faithful and complete description of an institution that for two centuries has been committed to the abandoned or poor childhood, managing to remain in the years faithful to the provisions of Founders notwithstanding the measures emanated from the various governments succeeding in power, the historical events of world-wide reach and the daily difficulties faced.
La questione dell'abbandono e del vagabondaggio infantile fu un problema particolarmente grave e diffuso nel passato riscontrabile tanto nei grandi agglomerati urbani quanto nei centri rurali. Questo lavoro tenta di ricostruire la bicentenaria attività assistenziale dell'Ospizio di Carità, un brefotrofio sorto in un piccolo comune del cuneese nel 1779 per volere di due illustri benefattori che, alla loro morte, decisero di destinare tutti i loro averi per la costruzione di una benemerita opera che avrebbe dato ricovero a fanciulli di ambo i sessi privi di famiglia o recanti in stato di povertà. L'attività dell'Ospizio si protrasse ininterrottamente per due secoli, reggendosi quasi unicamente sulla beneficienza privata; le prime fonti ritrovate, riferibili alla metà del XIX secolo, mostrano come essa si contraddistinse per la capacità di far convivere elementi innovativi, riconducibili ad una forma di assistenza quasi moderna, accanto ad altri decisamente più arcaici. Oltre alle tradizionali azioni volte ad assicurare protezione fisica e morale ai ricoverati, si aggiunse uno specifico impegno in campo educativo: l'amministrazione si impegnò a provvedere all'istruzione dei fanciulli conformemente alle leggi allora vigenti e, una volta terminati gli studi, si adoperò per consentire ai maschi di apprendere un mestiere e alle femmine di acquisire le competenze necessarie per poter rivestire nel futuro il ruolo di moglie e madre. L'orfanotrofio si distinse inoltre per una maggiore attenzione alla cura e alla profilassi delle malattie infantili attraverso l'imposizione di specifiche limitazioni e richieste di certificati per poter essere ammessi alla struttura. A fianco di questi lungimiranti provvedimenti, vennero mantenute pratiche antiche quali ad esempio l'istituto delle doti, così come la volontà di privilegiare la formazione maschile a discapito di quella femminile, unitamente ad una gestione della quotidianità rigida e spersonalizzante. L'organizzazione interna dell'Istituto rimase pressoché inalterata fino all'avvento del fascismo, il quale, attraverso una serie di provvedimenti e di istituti creati appositamente, impresse una cesura netta nelle politiche pubbliche dell'infanzia. L'attività assistenziale dell'Ospizio continuò durante la Seconda guerra mondiale senza interruzioni nonostante le difficilissime condizioni nella quale si trovò ad operare. Gli anni del dopoguerra furono caratterizzati da un lento ritorno alla normalità e dalla decisione di adibire una parte dell'Istituto a Convitto per utenti esterni paganti. Fu una scelta vincente che consentì all'amministrazione, di far fronte, almeno per un ventennio, a problematiche economiche sempre più gravi e profonde. La mancanza cronica di risorse, a cui si aggiungeva la completa inadeguatezza dei locali e al sempre più esiguo numero di ricoverati, portarono alla chiusura definitiva dell'Ospizio nel 1983. Scopo di questa ricerca è stato rendere una descrizione fedele e il più possibile completa di un'istituzione che per due secoli profuse il proprio impegno nei confronti dell'infanzia abbandonata o povera, riuscendo a rimanere negli anni fedele alla disposizioni dei fondatori nonostante i provvedimenti emanati dai diversi governi succedutosi al potere, gli eventi storici di portata mondiale sopraggiunti e le quotidiane difficoltà affrontate.
Tracce di un'istituzione scomparsa: l'Ospizio e la Congregazione di Carità della città di Ceva
DRAGONE, ELISABETTA
2017/2018
Abstract
La questione dell'abbandono e del vagabondaggio infantile fu un problema particolarmente grave e diffuso nel passato riscontrabile tanto nei grandi agglomerati urbani quanto nei centri rurali. Questo lavoro tenta di ricostruire la bicentenaria attività assistenziale dell'Ospizio di Carità, un brefotrofio sorto in un piccolo comune del cuneese nel 1779 per volere di due illustri benefattori che, alla loro morte, decisero di destinare tutti i loro averi per la costruzione di una benemerita opera che avrebbe dato ricovero a fanciulli di ambo i sessi privi di famiglia o recanti in stato di povertà. L'attività dell'Ospizio si protrasse ininterrottamente per due secoli, reggendosi quasi unicamente sulla beneficienza privata; le prime fonti ritrovate, riferibili alla metà del XIX secolo, mostrano come essa si contraddistinse per la capacità di far convivere elementi innovativi, riconducibili ad una forma di assistenza quasi moderna, accanto ad altri decisamente più arcaici. Oltre alle tradizionali azioni volte ad assicurare protezione fisica e morale ai ricoverati, si aggiunse uno specifico impegno in campo educativo: l'amministrazione si impegnò a provvedere all'istruzione dei fanciulli conformemente alle leggi allora vigenti e, una volta terminati gli studi, si adoperò per consentire ai maschi di apprendere un mestiere e alle femmine di acquisire le competenze necessarie per poter rivestire nel futuro il ruolo di moglie e madre. L'orfanotrofio si distinse inoltre per una maggiore attenzione alla cura e alla profilassi delle malattie infantili attraverso l'imposizione di specifiche limitazioni e richieste di certificati per poter essere ammessi alla struttura. A fianco di questi lungimiranti provvedimenti, vennero mantenute pratiche antiche quali ad esempio l'istituto delle doti, così come la volontà di privilegiare la formazione maschile a discapito di quella femminile, unitamente ad una gestione della quotidianità rigida e spersonalizzante. L'organizzazione interna dell'Istituto rimase pressoché inalterata fino all'avvento del fascismo, il quale, attraverso una serie di provvedimenti e di istituti creati appositamente, impresse una cesura netta nelle politiche pubbliche dell'infanzia. L'attività assistenziale dell'Ospizio continuò durante la Seconda guerra mondiale senza interruzioni nonostante le difficilissime condizioni nella quale si trovò ad operare. Gli anni del dopoguerra furono caratterizzati da un lento ritorno alla normalità e dalla decisione di adibire una parte dell'Istituto a Convitto per utenti esterni paganti. Fu una scelta vincente che consentì all'amministrazione, di far fronte, almeno per un ventennio, a problematiche economiche sempre più gravi e profonde. La mancanza cronica di risorse, a cui si aggiungeva la completa inadeguatezza dei locali e al sempre più esiguo numero di ricoverati, portarono alla chiusura definitiva dell'Ospizio nel 1983. Scopo di questa ricerca è stato rendere una descrizione fedele e il più possibile completa di un'istituzione che per due secoli profuse il proprio impegno nei confronti dell'infanzia abbandonata o povera, riuscendo a rimanere negli anni fedele alla disposizioni dei fondatori nonostante i provvedimenti emanati dai diversi governi succedutosi al potere, gli eventi storici di portata mondiale sopraggiunti e le quotidiane difficoltà affrontate.File | Dimensione | Formato | |
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