This work wants to analyze how a woman politically and socially engaged like Eleanor Roosevelt successfully contributed to the drafting of the Universal Declaration of Human Rights approved by the General Assembly of the United Nations on December 10, 1948, took place in a post-war historical scenario characterized by the attempt to set up a new global multilateral international order which was instead overwhelmed In this work I wanted to analyze how a politically and socially committed woman like Eleanor Roosevelt has successfully contributed to the drafting of the Universal Declaration of Human Rights approved by the United Nations on 10 December 1948 in a post-war historical scenario characterized by the attempt to set up a new global multilateral international order which was instead overwhelmed by the advancement of the logic of the Cold War coming up. Her commitment as Chairman of the Commission on Human Rights, particularly in the years 1946 to 1948, originated from the desire for change and from the determination to no longer be a spectator of a socio-political context devoid of consideration for human dignity, considered irreconcilable with her political, cultural and religious vision. Mrs. Roosevelt acted informally politically by helping to free women, workers and minorities. She certainly thought that power could be exercised by the marginal and non-institutional spheres and she preferred to use the invisibility of her leadership as an opportunity to extend her influence to help the weak rather than reinforce its status: she opened the doors of the White House to marginalized groups and told their story by socializing it. As a leader, she argued to have both the ability to lead and to foster cooperation.

In questo lavoro si è voluto analizzare quanto una donna politicamente e socialmente impegnata come Eleanor Roosevelt abbia contribuito con successo alla stesura della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948 avvenuta in uno scenario storico postbellico caratterizzato dal tentativo di impostazione di un nuovo ordine internazionale multilaterale globale che fu invece sopraffatto dall'avanzare delle logiche della incipiente guerra fredda. L'impegno da lei profuso come Presidente della Commissione per i Diritti Umani, in particolar modo negli anni dal 1946 al 1948, trovava origine dalla volontà di cambiamento e dalla determinazione a non essere più spettatrice di un contesto socio politico privo di considerazione della dignità umana, ritenuto inconciliabile con la sua visione politica, culturale e religiosa. La Roosevelt agì politicamente in modo informale contribuendo ad affrancare le donne, i lavoratori e le minoranze. Pensava sicuramente che il potere potesse essere esercitato dalle sfere marginali e non istituzionali e preferì utilizzare l'invisibilità della sua leadership come opportunità per estendere la sua influenza in aiuto delle fasce deboli piuttosto che rinforzarne lo status: aprì le porte della Casa Bianca ai gruppi marginalizzati e narrò la loro storia socializzandola. Come leader, dimostrò di avere sia la capacità di direzione che quella di favorire la cooperazione. Comprese l'importanza dell'ascoltare gli altri, del lavoro arduo, della modestia, della compassione e del coraggio mantenendo sempre chiaro come obiettivo il perseguimento del rispetto della dignità dell'essere umano nell'interesse del bene comune.

IL CONTRIBUTO DI ELEANOR ROOSEVELT ALLA REDAZIONE DELLA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI

ZANINI, STEFANIA
2018/2019

Abstract

In questo lavoro si è voluto analizzare quanto una donna politicamente e socialmente impegnata come Eleanor Roosevelt abbia contribuito con successo alla stesura della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948 avvenuta in uno scenario storico postbellico caratterizzato dal tentativo di impostazione di un nuovo ordine internazionale multilaterale globale che fu invece sopraffatto dall'avanzare delle logiche della incipiente guerra fredda. L'impegno da lei profuso come Presidente della Commissione per i Diritti Umani, in particolar modo negli anni dal 1946 al 1948, trovava origine dalla volontà di cambiamento e dalla determinazione a non essere più spettatrice di un contesto socio politico privo di considerazione della dignità umana, ritenuto inconciliabile con la sua visione politica, culturale e religiosa. La Roosevelt agì politicamente in modo informale contribuendo ad affrancare le donne, i lavoratori e le minoranze. Pensava sicuramente che il potere potesse essere esercitato dalle sfere marginali e non istituzionali e preferì utilizzare l'invisibilità della sua leadership come opportunità per estendere la sua influenza in aiuto delle fasce deboli piuttosto che rinforzarne lo status: aprì le porte della Casa Bianca ai gruppi marginalizzati e narrò la loro storia socializzandola. Come leader, dimostrò di avere sia la capacità di direzione che quella di favorire la cooperazione. Comprese l'importanza dell'ascoltare gli altri, del lavoro arduo, della modestia, della compassione e del coraggio mantenendo sempre chiaro come obiettivo il perseguimento del rispetto della dignità dell'essere umano nell'interesse del bene comune.
ITA
This work wants to analyze how a woman politically and socially engaged like Eleanor Roosevelt successfully contributed to the drafting of the Universal Declaration of Human Rights approved by the General Assembly of the United Nations on December 10, 1948, took place in a post-war historical scenario characterized by the attempt to set up a new global multilateral international order which was instead overwhelmed In this work I wanted to analyze how a politically and socially committed woman like Eleanor Roosevelt has successfully contributed to the drafting of the Universal Declaration of Human Rights approved by the United Nations on 10 December 1948 in a post-war historical scenario characterized by the attempt to set up a new global multilateral international order which was instead overwhelmed by the advancement of the logic of the Cold War coming up. Her commitment as Chairman of the Commission on Human Rights, particularly in the years 1946 to 1948, originated from the desire for change and from the determination to no longer be a spectator of a socio-political context devoid of consideration for human dignity, considered irreconcilable with her political, cultural and religious vision. Mrs. Roosevelt acted informally politically by helping to free women, workers and minorities. She certainly thought that power could be exercised by the marginal and non-institutional spheres and she preferred to use the invisibility of her leadership as an opportunity to extend her influence to help the weak rather than reinforce its status: she opened the doors of the White House to marginalized groups and told their story by socializing it. As a leader, she argued to have both the ability to lead and to foster cooperation.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/40857