Autism is a neurodevelopment disorder characterized mostly by persistent deficits of mutual social communication and social interaction, repetitive behavior patterns and restricted interests or activities. The following dissertation examines the emotional deficit in autism, explained in the light of the hypotheses of the theory of the mind, defined as the ability to attribute mental states to oneself and to others, in particular the Metarepresentational Theory (Leslie, 1987) and the Socio-Affective Theory (Hobson, 1993). The Metarepresentational Theory is that which has proved to be more convincing on the theoretical level, since it provides explanations on social, communicative and emotional development: without second-order representations, in fact, there can not be empathy. Moreover, the empathizing-systemizing theory, examining the discrepancy between difficulties of empathy and good capacity for systematization, offers interesting insights for intervention programs aimed at teaching understanding and recognizing emotions such as Mindreading and The Transporters. In fact, autistic individuals find it difficult to empathize because the emotional sphere is poorly placed within regular and predictable patterns. In particular, they present deficits especially at the level of intentional empathy. The deficit of theory of mind also explains the greater difficulty shown by individuals with autism to recognize and express complex emotions, including self-conscious one, compared to basic emotions, except for surprise. Even the failure of emotional regulation processes is motivated by the inability to shift attention from negative mental states to positive mental states, as well as to the fact that they use cognitive re-evaluation less frequently than suppression, being the first one linked to the processes of perspective taking and theory of mind. Finally, regarding understanding of emotions, the hypothesis discussed is the finalistic or teleonomic one, based on which the ID (Intentionality Detector) would be intact and would therefore allow to attribute to another person not the mental representation of desire, but of purpose. The implications of a lack of theory of mind for the proneness to self-conscious emotions in individuals with autism have been investigated in studies on adults and children with conflicting results. Ultimately, it will be discuss the intervention program by Baron-Cohen, Howlin and Hadwin created to teach how to recognize emotions.

L'autismo è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato perlopiù da deficit persistenti della comunicazione sociale reciproca e dell'interazione sociale, da pattern di comportamento ripetitivi ed interessi o attività ristretti. La seguente dissertazione prende in esame il deficit emotivo presente nell'autismo, spiegato alla luce delle ipotesi della teoria della mente, ossia la capacità di attribuire stati mentali a sé e agli altri, in particolare la teoria metarappresentazionale di Leslie e quella del deficit socio-affettivo di Hobson. La teoria metarappresentazionale è quella che si è rivelata essere maggiormente convincente sul piano teorico, poiché fornisce spiegazioni sullo sviluppo sociale, comunicativo ed emotivo: senza rappresentazioni di secondo ordine, infatti, non può esservi empatia. La teoria dell'empatia-sistematizzazione, inoltre, prendendo in esame la discrepanza tra difficoltà di empatia e buona capacità di sistematizzazione, offre spunti interessanti per programmi di intervento volti ad insegnare a comprendere e riconoscere le emozioni come Mindreading e The Transporters. Gli individui autistici, infatti, hanno difficoltà ad empatizzare poiché la sfera emotiva è scarsamente collocabile entro schemi regolari e prevedibili. In particolare, essi presentano deficit soprattutto a livello dell'empatia intenzionale. Il deficit di teoria della mente spiega, inoltre, la maggiore difficoltà mostrata dai soggetti affetti da autismo a riconoscere ed esprimere le emozioni complesse rispetto a quelle di base, eccezione fatta per la sorpresa. Anche il fallimento dei processi di regolazione emotiva viene motivato con l'incapacità di spostare l'attenzione da stati mentali negativi a stati mentali positivi, nonché al fatto che essi usino meno frequentemente la rivalutazione cognitiva rispetto alla soppressione, essendo la prima legata ai processi di presa di prospettiva e di teoria della mente. Infine, per quanto riguarda la comprensione delle emozioni l'ipotesi qui trattata è quella finalistica o teleonomica, in base alla quale l'ID (Intentionality Detector) sarebbe intatto e permetterebbe quindi di attribuire all'altro non la rappresentazione mentale del desiderio, bensì dello scopo. Le implicazioni di una mancanza di teoria della mente per la propensione a provare emozioni autocoscienti nei soggetti affetti da autismo sono state indagate in studi condotti su adulti e bambini con risultati talvolta contrastanti. In ultima analisi verrà esposto il programma di intervento di Baron-Cohen, Howlin e Hadwin per insegnare a riconoscere le emozioni.

Teoria della mente e deficit emotivo nell'autismo

PADOAN, CRISTIANA
2017/2018

Abstract

L'autismo è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato perlopiù da deficit persistenti della comunicazione sociale reciproca e dell'interazione sociale, da pattern di comportamento ripetitivi ed interessi o attività ristretti. La seguente dissertazione prende in esame il deficit emotivo presente nell'autismo, spiegato alla luce delle ipotesi della teoria della mente, ossia la capacità di attribuire stati mentali a sé e agli altri, in particolare la teoria metarappresentazionale di Leslie e quella del deficit socio-affettivo di Hobson. La teoria metarappresentazionale è quella che si è rivelata essere maggiormente convincente sul piano teorico, poiché fornisce spiegazioni sullo sviluppo sociale, comunicativo ed emotivo: senza rappresentazioni di secondo ordine, infatti, non può esservi empatia. La teoria dell'empatia-sistematizzazione, inoltre, prendendo in esame la discrepanza tra difficoltà di empatia e buona capacità di sistematizzazione, offre spunti interessanti per programmi di intervento volti ad insegnare a comprendere e riconoscere le emozioni come Mindreading e The Transporters. Gli individui autistici, infatti, hanno difficoltà ad empatizzare poiché la sfera emotiva è scarsamente collocabile entro schemi regolari e prevedibili. In particolare, essi presentano deficit soprattutto a livello dell'empatia intenzionale. Il deficit di teoria della mente spiega, inoltre, la maggiore difficoltà mostrata dai soggetti affetti da autismo a riconoscere ed esprimere le emozioni complesse rispetto a quelle di base, eccezione fatta per la sorpresa. Anche il fallimento dei processi di regolazione emotiva viene motivato con l'incapacità di spostare l'attenzione da stati mentali negativi a stati mentali positivi, nonché al fatto che essi usino meno frequentemente la rivalutazione cognitiva rispetto alla soppressione, essendo la prima legata ai processi di presa di prospettiva e di teoria della mente. Infine, per quanto riguarda la comprensione delle emozioni l'ipotesi qui trattata è quella finalistica o teleonomica, in base alla quale l'ID (Intentionality Detector) sarebbe intatto e permetterebbe quindi di attribuire all'altro non la rappresentazione mentale del desiderio, bensì dello scopo. Le implicazioni di una mancanza di teoria della mente per la propensione a provare emozioni autocoscienti nei soggetti affetti da autismo sono state indagate in studi condotti su adulti e bambini con risultati talvolta contrastanti. In ultima analisi verrà esposto il programma di intervento di Baron-Cohen, Howlin e Hadwin per insegnare a riconoscere le emozioni.
ITA
Autism is a neurodevelopment disorder characterized mostly by persistent deficits of mutual social communication and social interaction, repetitive behavior patterns and restricted interests or activities. The following dissertation examines the emotional deficit in autism, explained in the light of the hypotheses of the theory of the mind, defined as the ability to attribute mental states to oneself and to others, in particular the Metarepresentational Theory (Leslie, 1987) and the Socio-Affective Theory (Hobson, 1993). The Metarepresentational Theory is that which has proved to be more convincing on the theoretical level, since it provides explanations on social, communicative and emotional development: without second-order representations, in fact, there can not be empathy. Moreover, the empathizing-systemizing theory, examining the discrepancy between difficulties of empathy and good capacity for systematization, offers interesting insights for intervention programs aimed at teaching understanding and recognizing emotions such as Mindreading and The Transporters. In fact, autistic individuals find it difficult to empathize because the emotional sphere is poorly placed within regular and predictable patterns. In particular, they present deficits especially at the level of intentional empathy. The deficit of theory of mind also explains the greater difficulty shown by individuals with autism to recognize and express complex emotions, including self-conscious one, compared to basic emotions, except for surprise. Even the failure of emotional regulation processes is motivated by the inability to shift attention from negative mental states to positive mental states, as well as to the fact that they use cognitive re-evaluation less frequently than suppression, being the first one linked to the processes of perspective taking and theory of mind. Finally, regarding understanding of emotions, the hypothesis discussed is the finalistic or teleonomic one, based on which the ID (Intentionality Detector) would be intact and would therefore allow to attribute to another person not the mental representation of desire, but of purpose. The implications of a lack of theory of mind for the proneness to self-conscious emotions in individuals with autism have been investigated in studies on adults and children with conflicting results. Ultimately, it will be discuss the intervention program by Baron-Cohen, Howlin and Hadwin created to teach how to recognize emotions.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/40622