Negli ultimi anni, si è registrata un'ampia diffusione del fenomeno delle società a partecipazione pubblica: le amministrazioni pubbliche - soprattutto locali - sono ricorse, sempre più spesso, al modello societario per perseguire fini di interesse pubblico o per erogare servizi pubblici. Dal momento che negli ultimi anni le pubbliche amministrazioni hanno fatto ricorso in modo finanche eccessivo allo strumento societario, è emersa sempre più viva l'esigenza di un "sistematico e costante tutoraggio" nei confronti del socio pubblico nonché la necessità di una razionalizzazione delle partecipazioni societarie detenute dalle pubbliche amministrazioni. In tal senso, il legislatore è intervenuto più volte, soprattutto attraverso svariate leggi finanziarie, ma la svolta è arrivata solo con l'approvazione del d.lgs. 19 agosto 2016 n. 175, recante «Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica». Come esplicitato nell'art. 1, comma 2, il testo unico persegue finalità come l'efficiente gestione delle partecipazioni pubbliche, la tutela e promozione della concorrenza e del mercato, nonché la razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica. Si delinea perciò una disciplina più sistematica, nella quale - in sostanza - si nega la piena cittadinanza delle società pubbliche nel nostro ordinamento, se non «entro il perimetro dei compiti istituzionali o di ambiti strategici per la tutela di interessi pubblici rilevanti». Oltretutto, il testo unico ha intessuto un articolato sistema di controlli della Corte dei conti: in particolare, sono stati previsti obblighi di comunicazione da parte dell'ente partecipante delle più importanti decisioni organizzative e di gestione della società partecipata. La Corte dei conti è così chiamata a svolgere un ruolo di fondamentale importanza anche nell'ipotesi di crisi di impresa nonché nell'ambito dei piani di razionalizzazione periodica e della revisione straordinaria. In un contesto di ampia diffusione del modello privatistico appare dunque particolarmente forte l'esigenza di assicurare un utilizzo oculato delle risorse erariali impiegate. Ed è proprio in questa urgenza di tutela del patrimonio pubblico che riposa la ragione principale per cui negli ultimi anni la giurisprudenza contabile ha via via ampliato il proprio ambito di giurisdizione, ricomprendendo finanche le ipotesi di danno cagionato dagli amministratori delle società partecipate.

I controlli della Corte dei conti in materia di società a partecipazione pubblica

GIUFFRIDA, ELEONORA
2018/2019

Abstract

Negli ultimi anni, si è registrata un'ampia diffusione del fenomeno delle società a partecipazione pubblica: le amministrazioni pubbliche - soprattutto locali - sono ricorse, sempre più spesso, al modello societario per perseguire fini di interesse pubblico o per erogare servizi pubblici. Dal momento che negli ultimi anni le pubbliche amministrazioni hanno fatto ricorso in modo finanche eccessivo allo strumento societario, è emersa sempre più viva l'esigenza di un "sistematico e costante tutoraggio" nei confronti del socio pubblico nonché la necessità di una razionalizzazione delle partecipazioni societarie detenute dalle pubbliche amministrazioni. In tal senso, il legislatore è intervenuto più volte, soprattutto attraverso svariate leggi finanziarie, ma la svolta è arrivata solo con l'approvazione del d.lgs. 19 agosto 2016 n. 175, recante «Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica». Come esplicitato nell'art. 1, comma 2, il testo unico persegue finalità come l'efficiente gestione delle partecipazioni pubbliche, la tutela e promozione della concorrenza e del mercato, nonché la razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica. Si delinea perciò una disciplina più sistematica, nella quale - in sostanza - si nega la piena cittadinanza delle società pubbliche nel nostro ordinamento, se non «entro il perimetro dei compiti istituzionali o di ambiti strategici per la tutela di interessi pubblici rilevanti». Oltretutto, il testo unico ha intessuto un articolato sistema di controlli della Corte dei conti: in particolare, sono stati previsti obblighi di comunicazione da parte dell'ente partecipante delle più importanti decisioni organizzative e di gestione della società partecipata. La Corte dei conti è così chiamata a svolgere un ruolo di fondamentale importanza anche nell'ipotesi di crisi di impresa nonché nell'ambito dei piani di razionalizzazione periodica e della revisione straordinaria. In un contesto di ampia diffusione del modello privatistico appare dunque particolarmente forte l'esigenza di assicurare un utilizzo oculato delle risorse erariali impiegate. Ed è proprio in questa urgenza di tutela del patrimonio pubblico che riposa la ragione principale per cui negli ultimi anni la giurisprudenza contabile ha via via ampliato il proprio ambito di giurisdizione, ricomprendendo finanche le ipotesi di danno cagionato dagli amministratori delle società partecipate.
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