A partire dal focolaio di Malattia a Trasmissione Alimentare verificatosi nel 2011 in Germania, l'attenzione della comunità scientifica e dei consumatori si è concentrata sempre di più sui ceppi della specie causale di tale epidemia (l'Escherichia coli) fino a quel momento considerati innocui. Il microrganismo responsabile risultò essere un ibrido STEC/EAEC, infatti presentava i fattori di virulenza tipici del ceppo EAEC, ma risultò positivo anche circa la produzione della tossina Shiga, peculiarità del patotipo STEC. Da quel momento si è assistito sempre più a focolai e/o casi sporadici di malattie associate a nuovi sierotipi, spesso costituiti da fattori di virulenza appartenenti a più ceppi, o a patotipi già conosciuti, ma con caratteristiche completamente nuove. Ciò è dovuto ad una combinazione di più caratteristiche, ovvero una concomitanza tra lo sviluppo delle tecniche di identificazione e di rilevazione dei microrganismi, la loro evoluzione e il trasferimento genico orizzontale che ha portato alla nascita di numerosi ibridi. Come dimostrato dall'epidemia tedesca questi ultimi spesso risultano essere maggiormente patogeni rispetto ai singoli ceppi che li costituiscono, proprio per via della sovrapposizione di differenti fattori di virulenza. In uno studio condotto in Svezia, per esempio, è stato rilevato per la prima volta un caso di persona con manifestazione clinica della malattia (diarrea acuta e sindrome Uremico Emolitica) che presentasse la variante 2e del gene stx2, generalmente associato alla malattia degli edemi nei suini e solo sporadicamente agli esseri umani che manifestano diarrea non complicata o sono portatori asintomatici; in questo caso di trattava di un ibrido STEC/ETEC. Un altro studio, condotto relativamente al ceppo EPEC, ha dimostrato come spesso le disparità relativamente alla gravità della malattia potrebbero risultare meno correlate al batterio e più a fattori ospiti, come, per esempio, microbioma, dieta, allattamento al seno e accesso alle cure mediche. Proprio per via di tutte queste conclusioni la preoccupazione mondiale circa tale microrganismo è cresciuta nel corso del tempo, anche per via della nascita negli ultimi cinquant'anni di una notevole resistenza agli antibiotici, principale fonte contro le infezioni batteriche. Nonostante lo sviluppo crescente di nuovi metodi per contrastare le malattie batteriche essi dovrebbero essere anticipati da una concomitanza tra un'ottima formazione del personale e dei consumatori e un livello igienico-sanitario altrettanto ottimale sia a livello ambientale sia a livello personale.
Analisi dei sierotipi emergenti di Escherichia coli: un microrganismo che continua a sorprendere
SISMONDI, CHIARA
2018/2019
Abstract
A partire dal focolaio di Malattia a Trasmissione Alimentare verificatosi nel 2011 in Germania, l'attenzione della comunità scientifica e dei consumatori si è concentrata sempre di più sui ceppi della specie causale di tale epidemia (l'Escherichia coli) fino a quel momento considerati innocui. Il microrganismo responsabile risultò essere un ibrido STEC/EAEC, infatti presentava i fattori di virulenza tipici del ceppo EAEC, ma risultò positivo anche circa la produzione della tossina Shiga, peculiarità del patotipo STEC. Da quel momento si è assistito sempre più a focolai e/o casi sporadici di malattie associate a nuovi sierotipi, spesso costituiti da fattori di virulenza appartenenti a più ceppi, o a patotipi già conosciuti, ma con caratteristiche completamente nuove. Ciò è dovuto ad una combinazione di più caratteristiche, ovvero una concomitanza tra lo sviluppo delle tecniche di identificazione e di rilevazione dei microrganismi, la loro evoluzione e il trasferimento genico orizzontale che ha portato alla nascita di numerosi ibridi. Come dimostrato dall'epidemia tedesca questi ultimi spesso risultano essere maggiormente patogeni rispetto ai singoli ceppi che li costituiscono, proprio per via della sovrapposizione di differenti fattori di virulenza. In uno studio condotto in Svezia, per esempio, è stato rilevato per la prima volta un caso di persona con manifestazione clinica della malattia (diarrea acuta e sindrome Uremico Emolitica) che presentasse la variante 2e del gene stx2, generalmente associato alla malattia degli edemi nei suini e solo sporadicamente agli esseri umani che manifestano diarrea non complicata o sono portatori asintomatici; in questo caso di trattava di un ibrido STEC/ETEC. Un altro studio, condotto relativamente al ceppo EPEC, ha dimostrato come spesso le disparità relativamente alla gravità della malattia potrebbero risultare meno correlate al batterio e più a fattori ospiti, come, per esempio, microbioma, dieta, allattamento al seno e accesso alle cure mediche. Proprio per via di tutte queste conclusioni la preoccupazione mondiale circa tale microrganismo è cresciuta nel corso del tempo, anche per via della nascita negli ultimi cinquant'anni di una notevole resistenza agli antibiotici, principale fonte contro le infezioni batteriche. Nonostante lo sviluppo crescente di nuovi metodi per contrastare le malattie batteriche essi dovrebbero essere anticipati da una concomitanza tra un'ottima formazione del personale e dei consumatori e un livello igienico-sanitario altrettanto ottimale sia a livello ambientale sia a livello personale.File | Dimensione | Formato | |
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