La scienza urbanistica nacque per individuare le regole giuridiche idonee a disciplinare l'assetto e lo sviluppo degli agglomerati urbani, in particolare le città. Nel tempo l'oggetto della disciplina ha subito una notevole evoluzione, soprattutto per l'emersione di aspetti nuovi e complessi connessi all'ampliamento degli insediamenti urbani e per la presa di coscienza che le scelte relative al territorio hanno inevitabilmente delle ricadute sociali ed economiche. L'elaborato mira ad analizzare il percorso evolutivo della pianificazione territoriale in Italia, in particolare per quanto riguarda il territorio comunale. Nel primo capitolo si farà un'analisi del Piano regolatore generale (PRG) come regolato dalla L.U. n. 1150/1942, legge urbanistica fondamentale con il quale il legislatore diede vita ad una organica e completa disciplina della materia; l'analisi si concentrerà in particolar modo sui contenuti e ambito di competenza del PRG, sui principi di zonizzazione e localizzazione e sul procedimento di formazione del piano. Il modello delineato dalla L.U. del 1942 si fonda su un sistema di piani, differenziati tra loro in relazione all'estensione territoriale di riferimento, legati da un rapporto gerarchico/piramidale nel quale i piani urbanistici di vertice (piani territoriali di coordinamento, PTC) individuano le linee guida dello sviluppo territoriale tramite indirizzi che i PRG devono recepire e portare ad attuazione direttamente o tramite un ulteriore livello di pianificazione costituito dai piani particolareggiati. Questo sistema di pianificazione gerarchico "a cascata" rappresenta tuttora il modello generale vigente nel nostro ordinamento. Tuttavia, nel secondo capitolo si esaminerà il fatto che tale sistema risulta essere ampiamente superato, in particolare dopo la riforma del Titolo V della Costituzione avvenuta nel 2001 che ha portato ad una cooperazione tra enti soprattutto per quanto riguarda la pianificazione territoriale (copianificazione). Sempre nel secondo capitolo si analizzeranno le cause che hanno portato alla crisi della pianificazione delineata dalla L.U. del 1942, con la conseguente adozione da parte di parecchie Regioni di nuovi strumenti urbanistici che vanno sostanzialmente a sdoppiare il ¿vecchio¿ PRG in due strumenti: il Piano Strutturale (PS) con valenza strategica/strutturale e con effetto conformativo del territorio ed il Piano Operativo (PO) con valenza operativa ed effetto conformativo delle proprietà. Nel terzo capitolo verranno esaminate le Regioni che hanno adottato il modello PS-PO, facendo un'analisi delle singole leggi regionali in materia.

Il Piano Regolatore: profili evolutivi

BOCCO, SEBASTIANO
2017/2018

Abstract

La scienza urbanistica nacque per individuare le regole giuridiche idonee a disciplinare l'assetto e lo sviluppo degli agglomerati urbani, in particolare le città. Nel tempo l'oggetto della disciplina ha subito una notevole evoluzione, soprattutto per l'emersione di aspetti nuovi e complessi connessi all'ampliamento degli insediamenti urbani e per la presa di coscienza che le scelte relative al territorio hanno inevitabilmente delle ricadute sociali ed economiche. L'elaborato mira ad analizzare il percorso evolutivo della pianificazione territoriale in Italia, in particolare per quanto riguarda il territorio comunale. Nel primo capitolo si farà un'analisi del Piano regolatore generale (PRG) come regolato dalla L.U. n. 1150/1942, legge urbanistica fondamentale con il quale il legislatore diede vita ad una organica e completa disciplina della materia; l'analisi si concentrerà in particolar modo sui contenuti e ambito di competenza del PRG, sui principi di zonizzazione e localizzazione e sul procedimento di formazione del piano. Il modello delineato dalla L.U. del 1942 si fonda su un sistema di piani, differenziati tra loro in relazione all'estensione territoriale di riferimento, legati da un rapporto gerarchico/piramidale nel quale i piani urbanistici di vertice (piani territoriali di coordinamento, PTC) individuano le linee guida dello sviluppo territoriale tramite indirizzi che i PRG devono recepire e portare ad attuazione direttamente o tramite un ulteriore livello di pianificazione costituito dai piani particolareggiati. Questo sistema di pianificazione gerarchico "a cascata" rappresenta tuttora il modello generale vigente nel nostro ordinamento. Tuttavia, nel secondo capitolo si esaminerà il fatto che tale sistema risulta essere ampiamente superato, in particolare dopo la riforma del Titolo V della Costituzione avvenuta nel 2001 che ha portato ad una cooperazione tra enti soprattutto per quanto riguarda la pianificazione territoriale (copianificazione). Sempre nel secondo capitolo si analizzeranno le cause che hanno portato alla crisi della pianificazione delineata dalla L.U. del 1942, con la conseguente adozione da parte di parecchie Regioni di nuovi strumenti urbanistici che vanno sostanzialmente a sdoppiare il ¿vecchio¿ PRG in due strumenti: il Piano Strutturale (PS) con valenza strategica/strutturale e con effetto conformativo del territorio ed il Piano Operativo (PO) con valenza operativa ed effetto conformativo delle proprietà. Nel terzo capitolo verranno esaminate le Regioni che hanno adottato il modello PS-PO, facendo un'analisi delle singole leggi regionali in materia.
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