Lo scopo di questa relazione finale è quello di riassumere le implicazioni che ha avuto l'entrata in vigore della Direttiva 2009/128/CE nel comparto agricolo, descrivendo gli obiettivi del Piano di Azione Nazionale da essa introdotto e i principi generali della difesa integrata e biologica. Nello specifico viene analizzata la coltivazione del riso e le possibili tecniche alternative al sistema colturale tradizionale. La Direttiva ha portato una serie di cambiamenti molto importanti nel modo di fare agricoltura in Europa, introducendo norme per la regolamentazione delle modalità di vendita e utilizzo dei prodotti fitosanitari. Il suo obiettivo principale è quello di portare ad una riduzione dell'impatto dei fitofarmaci sull'ambiente e sulla popolazione, attraverso la promozione di forme di agricoltura a basso apporto di prodotti fitosanitari, come la difesa integrata e l'agricoltura biologica. Nel contesto agricolo italiano il riso è una delle colture con più impatti sull'ambiente, in particolare sulla qualità delle acque. In risicoltura i prodotti fitosanitari sono alla base della difesa, soprattutto dalle piante infestanti, e il loro utilizzo ripetuto nel corso degli anni, ha provocato un aumento della frequenza con cui vengono fatti rilevare residui degli stessi nelle acque, oltre a generare fenomeni di resistenza nelle malerbe. In questo contesto risulta quindi fondamentale garantire la riduzione e l'ottimizzazione dell'utilizzo dei fitofarmaci, attraverso una rigorosa applicazione dei principi della Direttiva, che prevede tra le altre cose l'introduzione obbligatoria della difesa integrata delle colture. La necessità di ridurre l'impatto dei prodotti chimici di sintesi e portare ad una razionalizzazione nell'impiego dei fattori produttivi, ha portato i ricercatori italiani allo sviluppo di nuove tecniche di coltivazione del riso, alternative a quelle tradizionali. Questi metodi colturali, derivati da tecniche applicate su altre colture o nella risicoltura di altri paesi, prevedono l'utilizzo di mezzi meccanici e fisici in sostituzione o integrazione ai prodotti fitosanitari. Le lavorazioni conservative, il trapianto meccanico e la pacciamatura con film plastici abbinata alla subirrigazione, sono alcune delle tecniche in sperimentazione negli areali risicoli italiani nel corso degli ultimi anni. I risultati ottenuti dalle prove effettuate hanno evidenziato come queste tecniche consentano di ottenere buoni livelli produttivi, paragonabili a quelli realizzati con i metodi di coltivazione biologica attualmente impiegati, e in alcuni casi di raggiungere produzioni simili alla risicoltura convenzionale. Attualmente nella realtà risicola italiana, il loro impiego è ancora limitato e presente a livello sperimentale, a causa di alcune problematiche operative emerse nel corso delle sperimentazioni e della grande influenza che ha la tradizione nella scelta delle pratiche agronomiche. La prosecuzione delle ricerche, supportate dalle continue innovazioni tecnologiche, ha permesso nel corso degli anni l'affinamento di queste tecniche migliorando le soluzioni operative impiegate. In conclusione, l'entrata in vigore della Direttiva e delle norme ad essa collegate hanno segnato un cambiamento epocale, ponendo come obiettivo centrale dell'agricoltura non solo il raggiungimento di elevati livelli produttivi e qualitativi, ma anche il rispetto dell'ambiente, degli operatori e della popolazione. La prospettiva futura è quindi quella di un ulteriore sviluppo dei nuovi sistemi colturali e di una loro graduale introduzione su larga scala, nell'ottica di un miglioramento della sostenibilità ambientale dell'agricoltura.

La Direttiva 2009/128/CE e le sue implicazioni nella risicoltura italiana

ALLEMANDI, ENRICO MARIA
2017/2018

Abstract

Lo scopo di questa relazione finale è quello di riassumere le implicazioni che ha avuto l'entrata in vigore della Direttiva 2009/128/CE nel comparto agricolo, descrivendo gli obiettivi del Piano di Azione Nazionale da essa introdotto e i principi generali della difesa integrata e biologica. Nello specifico viene analizzata la coltivazione del riso e le possibili tecniche alternative al sistema colturale tradizionale. La Direttiva ha portato una serie di cambiamenti molto importanti nel modo di fare agricoltura in Europa, introducendo norme per la regolamentazione delle modalità di vendita e utilizzo dei prodotti fitosanitari. Il suo obiettivo principale è quello di portare ad una riduzione dell'impatto dei fitofarmaci sull'ambiente e sulla popolazione, attraverso la promozione di forme di agricoltura a basso apporto di prodotti fitosanitari, come la difesa integrata e l'agricoltura biologica. Nel contesto agricolo italiano il riso è una delle colture con più impatti sull'ambiente, in particolare sulla qualità delle acque. In risicoltura i prodotti fitosanitari sono alla base della difesa, soprattutto dalle piante infestanti, e il loro utilizzo ripetuto nel corso degli anni, ha provocato un aumento della frequenza con cui vengono fatti rilevare residui degli stessi nelle acque, oltre a generare fenomeni di resistenza nelle malerbe. In questo contesto risulta quindi fondamentale garantire la riduzione e l'ottimizzazione dell'utilizzo dei fitofarmaci, attraverso una rigorosa applicazione dei principi della Direttiva, che prevede tra le altre cose l'introduzione obbligatoria della difesa integrata delle colture. La necessità di ridurre l'impatto dei prodotti chimici di sintesi e portare ad una razionalizzazione nell'impiego dei fattori produttivi, ha portato i ricercatori italiani allo sviluppo di nuove tecniche di coltivazione del riso, alternative a quelle tradizionali. Questi metodi colturali, derivati da tecniche applicate su altre colture o nella risicoltura di altri paesi, prevedono l'utilizzo di mezzi meccanici e fisici in sostituzione o integrazione ai prodotti fitosanitari. Le lavorazioni conservative, il trapianto meccanico e la pacciamatura con film plastici abbinata alla subirrigazione, sono alcune delle tecniche in sperimentazione negli areali risicoli italiani nel corso degli ultimi anni. I risultati ottenuti dalle prove effettuate hanno evidenziato come queste tecniche consentano di ottenere buoni livelli produttivi, paragonabili a quelli realizzati con i metodi di coltivazione biologica attualmente impiegati, e in alcuni casi di raggiungere produzioni simili alla risicoltura convenzionale. Attualmente nella realtà risicola italiana, il loro impiego è ancora limitato e presente a livello sperimentale, a causa di alcune problematiche operative emerse nel corso delle sperimentazioni e della grande influenza che ha la tradizione nella scelta delle pratiche agronomiche. La prosecuzione delle ricerche, supportate dalle continue innovazioni tecnologiche, ha permesso nel corso degli anni l'affinamento di queste tecniche migliorando le soluzioni operative impiegate. In conclusione, l'entrata in vigore della Direttiva e delle norme ad essa collegate hanno segnato un cambiamento epocale, ponendo come obiettivo centrale dell'agricoltura non solo il raggiungimento di elevati livelli produttivi e qualitativi, ma anche il rispetto dell'ambiente, degli operatori e della popolazione. La prospettiva futura è quindi quella di un ulteriore sviluppo dei nuovi sistemi colturali e di una loro graduale introduzione su larga scala, nell'ottica di un miglioramento della sostenibilità ambientale dell'agricoltura.
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