The aim of this work was to analyse, the evolution that has accompanied the customary international rule on immunity from civil jurisdiction of foreign States, particularly in relation to the commission of international crimes. The intention has been to identify a possible “humanitarian exception” to this rule that would allow, in the case of the violation of human rights, a limit to therecognition of immunity for the State that has committed such a crime. After a brief introduction with reference to general international law, the first chapter was devoted to an analysis of the origin of the rule providing for the immunity of States from jurisdiction. Initially conceived to safeguard the inter-State order by virtue of the principle of par in parem non habet iudicium and the fact that the States party to the international community were sovereign entities superiorem non reconoscens, it meant that the domestic courts of one State could not in any way judge another sovereign State, since it held immunity from jurisdiction. However, this rule, around the beginning of the 20th century, underwent an initial transformation mainly thanks to the contribution of the Italian and Belgian Courts, which limited the recognition of immunity only to acts iure imperii, i.e. those performed in the exercise of the State's governmental powers. There was a shift from "absolute" immunity to "relative" immunity. In the second chapter, the discussion was devoted to the transformation brought about by the Court of Cassation's judgment on the Ferrini case, no. 5044/2004, which identified a limit to the recognition of immunity in the light of the violation of fundamental human rights. However, this judgment, although welcomed by Italian judges, was not followed up by the judges of the other States, who continued to remain anchored to a primitive view of the immunity custom. The third chapter then examined the judgment of the International Court of Justice of 3 February 2012, which clearly set out the position of international law on this issue, and, once the implications of this judgment in terms of legislation and case law had been presented, the analysis continued with a study of the judgment of the Italian Constitutional Court no. 238/2014. The latter, in addition to having, for the first time, opposed the theory of "counter-limits" against a judgment of the ICJ, giving prevalence in the balance between the recognition of the jurisdictional immunity of States and the right of access to justice to the latter, placed Italy in a position of inevitable violation of international law. Finally, in the fourth and last chapter, the effects that the above-mentioned judgment of the Constitutional Court has had, not only in our legal system but also in other States, such as Brazil, the United States and South Korea, were presented. To conclude, the ultimate aim of this work was to first identify the critical issues related to the customary rule under analysis, and then to draw conclusions in relation to its evolution.

Con il seguente lavoro di tesi si è voluto analizzare, sia a livello nazionale sia internazionale, l'evoluzione che ha accompagnato la norma internazionale consuetudinaria in materia di immunità dalla giurisdizione civile degli Stati esteri, in particolare in relazione alla commissione di crimini internazionali. La volontà è stata quella di individuare una possibile “eccezione umanitaria” a tale norma che consentirebbe di porre, nel caso della violazione dei diritti umani, un limite al riconoscimento dell'immunità in capo allo Stato che abbia commesso un simile crimine. Dopo un breve incipit con riferimento al diritto internazionale generale, il primo capitolo è stato dedicato all’analisi sull'origine della norma che prevede l’immunità degli Stati dalla giurisdizione. Inizialmente, essendo stata concepita per salvaguardare l'ordine interstatale, a partire dalla Pace di Westfalia del 1648, in virtù del principio del par in parem non habet iudicium e del fatto che gli Stati parte della comunità internazionale fossero entità sovrane superiorem non reconoscens, faceva sì che i giudici interni di uno Stato non potessero in alcun modo giudicare un altro Stato sovrano, poiché titolare dell’immunità dalla giurisdizione. Tuttavia, tale norma, intorno agli inizi del XX secolo, ebbe una prima trasformazione soprattutto grazie al contributo delle Corti italiane e belghe, le quali limitarono il riconoscimento dell'immunità ai soli atti iure imperii, ossia quelli compiuti nell'esercizio dei poteri di governo dello Stato. Si è assistito al passaggio dall'immunità "assoluta" all'immunità "relativa". Nel secondo capitolo, la trattazione è stata dedicata alla trasformazione dovuta dalla sentenza della Corte di Cassazione sul caso Ferrini, n. 5044/2004, la quale ha individuato un limite al riconoscimento dell'immunità alla luce della violazione dei diritti fondamentali della persona umana. Tuttavia, tale sentenza, sebbene sia stata accolta con favore dai giudici italiani, non trovò seguito nelle pronunce adottate dai giudici degli altri Stati, i quali continuavano a rimanere ancorati ad una visione primitiva della consuetudine immunitaria. Successivamente, nel terzo capitolo è stata esaminata la sentenza della Corte internazionale di giustizia del 3 febbraio 2012 la quale ha evidenziato con chiarezza la posizione del diritto internazionale sulla questione, e, una volta presentati i risvolti che essa ha avuto sul piano normativo e giurisprudenziale, l'analisi è proseguita attraverso lo studio della sentenza della nostra Corte costituzionale n. 238/2014. Quest'ultima, oltre ad aver, per la prima volta, opposto la teoria dei “controlimiti” nei confronti di una sentenza della CIG, dando prevalenza nel bilanciamento tra riconoscimento dell’immunità giurisdizionale degli Stati e diritto di accesso alla giustizia a quest’ultimo, collocava l’Italia in una posizione di inevitabile violazione del diritto internazionale. Infine, il quarto e ultimo capitolo, sono stati presentati gli effetti che la sopra citata sentenza della Corte costituzionale ha avuto, non solo nel nostro ordinamento ma anche in altri Stati, come il Brasile, gli Stati Uniti e la Corea del Sud. Per concludere, il fine ultimo di questo lavoro è stato quello di individuare dapprima le criticità legate alla regola consuetudinaria oggetto di analisi, e poi successivamente trarre delle conclusioni in relazione alla sua evoluzione.

L'immunità degli Stati dalla giurisdizione civile: criticità e trasformazione della consuetudine internazionale

LANZILOTTI, PAOLA
2020/2021

Abstract

Con il seguente lavoro di tesi si è voluto analizzare, sia a livello nazionale sia internazionale, l'evoluzione che ha accompagnato la norma internazionale consuetudinaria in materia di immunità dalla giurisdizione civile degli Stati esteri, in particolare in relazione alla commissione di crimini internazionali. La volontà è stata quella di individuare una possibile “eccezione umanitaria” a tale norma che consentirebbe di porre, nel caso della violazione dei diritti umani, un limite al riconoscimento dell'immunità in capo allo Stato che abbia commesso un simile crimine. Dopo un breve incipit con riferimento al diritto internazionale generale, il primo capitolo è stato dedicato all’analisi sull'origine della norma che prevede l’immunità degli Stati dalla giurisdizione. Inizialmente, essendo stata concepita per salvaguardare l'ordine interstatale, a partire dalla Pace di Westfalia del 1648, in virtù del principio del par in parem non habet iudicium e del fatto che gli Stati parte della comunità internazionale fossero entità sovrane superiorem non reconoscens, faceva sì che i giudici interni di uno Stato non potessero in alcun modo giudicare un altro Stato sovrano, poiché titolare dell’immunità dalla giurisdizione. Tuttavia, tale norma, intorno agli inizi del XX secolo, ebbe una prima trasformazione soprattutto grazie al contributo delle Corti italiane e belghe, le quali limitarono il riconoscimento dell'immunità ai soli atti iure imperii, ossia quelli compiuti nell'esercizio dei poteri di governo dello Stato. Si è assistito al passaggio dall'immunità "assoluta" all'immunità "relativa". Nel secondo capitolo, la trattazione è stata dedicata alla trasformazione dovuta dalla sentenza della Corte di Cassazione sul caso Ferrini, n. 5044/2004, la quale ha individuato un limite al riconoscimento dell'immunità alla luce della violazione dei diritti fondamentali della persona umana. Tuttavia, tale sentenza, sebbene sia stata accolta con favore dai giudici italiani, non trovò seguito nelle pronunce adottate dai giudici degli altri Stati, i quali continuavano a rimanere ancorati ad una visione primitiva della consuetudine immunitaria. Successivamente, nel terzo capitolo è stata esaminata la sentenza della Corte internazionale di giustizia del 3 febbraio 2012 la quale ha evidenziato con chiarezza la posizione del diritto internazionale sulla questione, e, una volta presentati i risvolti che essa ha avuto sul piano normativo e giurisprudenziale, l'analisi è proseguita attraverso lo studio della sentenza della nostra Corte costituzionale n. 238/2014. Quest'ultima, oltre ad aver, per la prima volta, opposto la teoria dei “controlimiti” nei confronti di una sentenza della CIG, dando prevalenza nel bilanciamento tra riconoscimento dell’immunità giurisdizionale degli Stati e diritto di accesso alla giustizia a quest’ultimo, collocava l’Italia in una posizione di inevitabile violazione del diritto internazionale. Infine, il quarto e ultimo capitolo, sono stati presentati gli effetti che la sopra citata sentenza della Corte costituzionale ha avuto, non solo nel nostro ordinamento ma anche in altri Stati, come il Brasile, gli Stati Uniti e la Corea del Sud. Per concludere, il fine ultimo di questo lavoro è stato quello di individuare dapprima le criticità legate alla regola consuetudinaria oggetto di analisi, e poi successivamente trarre delle conclusioni in relazione alla sua evoluzione.
ITA
The aim of this work was to analyse, the evolution that has accompanied the customary international rule on immunity from civil jurisdiction of foreign States, particularly in relation to the commission of international crimes. The intention has been to identify a possible “humanitarian exception” to this rule that would allow, in the case of the violation of human rights, a limit to therecognition of immunity for the State that has committed such a crime. After a brief introduction with reference to general international law, the first chapter was devoted to an analysis of the origin of the rule providing for the immunity of States from jurisdiction. Initially conceived to safeguard the inter-State order by virtue of the principle of par in parem non habet iudicium and the fact that the States party to the international community were sovereign entities superiorem non reconoscens, it meant that the domestic courts of one State could not in any way judge another sovereign State, since it held immunity from jurisdiction. However, this rule, around the beginning of the 20th century, underwent an initial transformation mainly thanks to the contribution of the Italian and Belgian Courts, which limited the recognition of immunity only to acts iure imperii, i.e. those performed in the exercise of the State's governmental powers. There was a shift from "absolute" immunity to "relative" immunity. In the second chapter, the discussion was devoted to the transformation brought about by the Court of Cassation's judgment on the Ferrini case, no. 5044/2004, which identified a limit to the recognition of immunity in the light of the violation of fundamental human rights. However, this judgment, although welcomed by Italian judges, was not followed up by the judges of the other States, who continued to remain anchored to a primitive view of the immunity custom. The third chapter then examined the judgment of the International Court of Justice of 3 February 2012, which clearly set out the position of international law on this issue, and, once the implications of this judgment in terms of legislation and case law had been presented, the analysis continued with a study of the judgment of the Italian Constitutional Court no. 238/2014. The latter, in addition to having, for the first time, opposed the theory of "counter-limits" against a judgment of the ICJ, giving prevalence in the balance between the recognition of the jurisdictional immunity of States and the right of access to justice to the latter, placed Italy in a position of inevitable violation of international law. Finally, in the fourth and last chapter, the effects that the above-mentioned judgment of the Constitutional Court has had, not only in our legal system but also in other States, such as Brazil, the United States and South Korea, were presented. To conclude, the ultimate aim of this work was to first identify the critical issues related to the customary rule under analysis, and then to draw conclusions in relation to its evolution.
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
833954_limmunitadeglistatidallagiurisdizionecivilecriticitaetrasformazionedellaconsuetudineinternazionale.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 1.55 MB
Formato Adobe PDF
1.55 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/39390