In un mondo in continua evoluzione e in una società multietnica come la nostra, non è raro incontrare nei diversi ordini di scuola alunni con disabilità, alunni immigrati di prima o seconda generazione. Più volte in questo elaborato ho utilizzato l’espressione “bambini con disabilità provenienti da contesti migratori”, poiché intendo fare riferimento a soggetti di età compresa tra i tre e gli undici anni affetti da una disabilità e con una differente appartenenza culturale. L’espressione “bambini con disabilità” riprende la terminologia che utilizza la convenzione Onu quando affronta il tema dei diritti delle persone con disabilità poiché rispettosamente evidenzia l’individuo e non lo connota in maniera negativa ma vede lo svantaggio come un aspetto che caratterizza la sua esistenza. Invece ho utilizzato la locuzione “provenienti da contesti migratori” poiché il termine “stranieri” a mio avviso è troppo generico. È ancora limitata l’attenzione scientifica che si rivolge a questo fenomeno, per esempio nel nostro Paese sono stati effettuati studi sulla condizione di disabilità legata all’interculturalità ma il legame tra questi due fenomeni viene azzerato quando essi si incontrano. Solo negli ultimi tre o quattro anni è stata posta l’attenzione a tale tematica con ricerche che nascono dalla necessità pratica di istituzioni educative, scolastiche e sociosanitarie di capire quali possano essere i dibattiti che scaturiscono quando si presentano soggetti immigrati con disabilità, la cui presenza è sempre più evidente nei contesti istituzionali. Per la scuola e la società può delinearsi una doppia sfida: queste persone, oltre a presentare difficoltà connesse alle loro disabilità, manifestano ovvie difficoltà ad integrarsi poiché nella loro anima risiedono traumi legati al proprio vissuto e al trauma migratorio. L’obiettivo di questo lavoro, considerando l’esistenza di soggetti minorenni nelle nostre scuole e nei centri sociosanitari ed educativi, risulta essere l’analisi delle prospettive che si creano per coinvolgere questi bambini con disabilità, senza tralasciare le questioni migratorie e le visioni culturali in termini di salute/malattia e di disabilità. Analizzando il tema della cultura, del fenomeno migratorio e del binomio di salute/malattia mondiale, ho voluto approfondire il tema che riguarda la salute, la malattia e la disabilità di questi soggetti che arrivano nel nostro Paese. Il mio obiettivo è sensibilizzare chiunque sul potere che la moderna società e la scuola ricoprono e che devono garantire il riconoscimento del prossimo e della diversità, vista come una risorsa per l’intera società, questo può avvenire attraverso il dialogo e la reciproca conoscenza. La mia attenzione si concentra partendo dal dibattito inerente all’integrazione scolastica fino ad arrivare al tema centrale che riguarda la condizione sociale di bambino con disabilità proveniente da contesti migratori. La mia tesi si struttura in cinque capitoli, si affrontano le diverse tematiche in forma compilativa, cioè utilizzando dati ed informazioni già esistenti, ma rielaborando i concetti in chiave personale per poi concludere con un’intervista dove racconterò la storia di M., un bambino straniero proveniente dalla Romania, residente in Italia soltanto da due anni, affetto dallo spettro autistico che seguo come insegnante di sostegno e che mi ha accompagnato durante questo anno scolastico.
L’IMMIGRAZIONE E LA DISABILITÀ: UN VIAGGIO PER COMPRENDERE LA DISCRIMINAZIONE DUALE
SCOLERI, DIPTI
2021/2022
Abstract
In un mondo in continua evoluzione e in una società multietnica come la nostra, non è raro incontrare nei diversi ordini di scuola alunni con disabilità, alunni immigrati di prima o seconda generazione. Più volte in questo elaborato ho utilizzato l’espressione “bambini con disabilità provenienti da contesti migratori”, poiché intendo fare riferimento a soggetti di età compresa tra i tre e gli undici anni affetti da una disabilità e con una differente appartenenza culturale. L’espressione “bambini con disabilità” riprende la terminologia che utilizza la convenzione Onu quando affronta il tema dei diritti delle persone con disabilità poiché rispettosamente evidenzia l’individuo e non lo connota in maniera negativa ma vede lo svantaggio come un aspetto che caratterizza la sua esistenza. Invece ho utilizzato la locuzione “provenienti da contesti migratori” poiché il termine “stranieri” a mio avviso è troppo generico. È ancora limitata l’attenzione scientifica che si rivolge a questo fenomeno, per esempio nel nostro Paese sono stati effettuati studi sulla condizione di disabilità legata all’interculturalità ma il legame tra questi due fenomeni viene azzerato quando essi si incontrano. Solo negli ultimi tre o quattro anni è stata posta l’attenzione a tale tematica con ricerche che nascono dalla necessità pratica di istituzioni educative, scolastiche e sociosanitarie di capire quali possano essere i dibattiti che scaturiscono quando si presentano soggetti immigrati con disabilità, la cui presenza è sempre più evidente nei contesti istituzionali. Per la scuola e la società può delinearsi una doppia sfida: queste persone, oltre a presentare difficoltà connesse alle loro disabilità, manifestano ovvie difficoltà ad integrarsi poiché nella loro anima risiedono traumi legati al proprio vissuto e al trauma migratorio. L’obiettivo di questo lavoro, considerando l’esistenza di soggetti minorenni nelle nostre scuole e nei centri sociosanitari ed educativi, risulta essere l’analisi delle prospettive che si creano per coinvolgere questi bambini con disabilità, senza tralasciare le questioni migratorie e le visioni culturali in termini di salute/malattia e di disabilità. Analizzando il tema della cultura, del fenomeno migratorio e del binomio di salute/malattia mondiale, ho voluto approfondire il tema che riguarda la salute, la malattia e la disabilità di questi soggetti che arrivano nel nostro Paese. Il mio obiettivo è sensibilizzare chiunque sul potere che la moderna società e la scuola ricoprono e che devono garantire il riconoscimento del prossimo e della diversità, vista come una risorsa per l’intera società, questo può avvenire attraverso il dialogo e la reciproca conoscenza. La mia attenzione si concentra partendo dal dibattito inerente all’integrazione scolastica fino ad arrivare al tema centrale che riguarda la condizione sociale di bambino con disabilità proveniente da contesti migratori. La mia tesi si struttura in cinque capitoli, si affrontano le diverse tematiche in forma compilativa, cioè utilizzando dati ed informazioni già esistenti, ma rielaborando i concetti in chiave personale per poi concludere con un’intervista dove racconterò la storia di M., un bambino straniero proveniente dalla Romania, residente in Italia soltanto da due anni, affetto dallo spettro autistico che seguo come insegnante di sostegno e che mi ha accompagnato durante questo anno scolastico.File | Dimensione | Formato | |
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