By means of studies and research about the Royal Porcelain Factory active in Vinovo during the Sabaudian states in the second half of the Eighteenth Century, the analysis of ancient legal documents found in the archives in Turin and the deepening of the historical, political, economic and sociological context in which the manufactory worked, the thesis aims to describe how the typical protectionist system of the Ancien Régime found in porcelain production its maximum expression. Indeed, it will be shown that, while at the same time other industrial sectors tend at least partially, slowly and laboriously, towards innovative, primordial forms of liberalism, the porcelain factory, for its very essence, was anchored to old relations between State and Entrepreneurship. The entire history of porcelain shows that it was indissolubly tied to the passion that arose among the rulers, the nobles, the rich and the powerful people, who funded the research, the creation of the manufacturing, the extraction of the raw material, the artistic finishes in order to increase their prestige and consequently they were well inclined to grant protections, exemptions, privileges and monopolies. By means of the historical analysis of the Vinovo factory, the study of the original texts of petitions submitted to the sovereign by the members and of the letters patents granted, the testimonies of the continued subsidies conceded by the government even in the face of bankruptcy managements, the thesis has the further objective to show how porcelain represented for Sabaudian rulers a symbol to be defended and supported. This work is divided into four chapters. In the first one a general picture of Piedmontese economic policy in the Eighteenth Century is painted, its protectionist features are analyzed showing how they were present in the various factory types present in the territory. In the second chapter, we enter the history of Vinovo factory, from the initiative of Giovanni Brodel, a Piedmontese dealer and Pierre Antoine Hannong, an arcanist from Strasbourg, who were the founders, to early artistic achievements of the factory and its economic difficulties, until its decadence and bankruptcy, as witnessed in a very detailed way by the lawsuit documents preserved in Palazzo Madama in Turin. The third chapter describes the Royal Porcelain Factory rebirth in the work of Vittorio Amedeo Gioanetti, who by means of its attentive management kept it alive for more than thirty years even during the domination of French. In the fourth chapter the period of Lomello is recounted, he replaced Gioanetti after his death, but failed to achieve positive artistic and economic results by leading the historic manufactory towards its end.
Attraverso studi e ricerche relative alla Reale Fabbrica di Porcellana attiva in Vinovo durante il regno Sabaudo nella seconda metà del secolo XVIII, l'analisi di antichi documenti di diritto reperiti negli archivi torinesi e l'approfondimento del contesto storico, politico, economico e sociologico nel quale operò la manifattura, la tesi si prefigge l'obiettivo di descrivere come il sistema protezionistico tipico dell'Ancien Régime trovasse proprio nella produzione della porcellana la sua massima espressione. Infatti si dimostrerà che mentre, nello stesso periodo, altri settori industriali tendevano almeno in parte, lentamente e faticosamente, verso innovative, primordiali forme di liberismo, la fabbrica di porcellana, per la sua stessa essenza, rimase ancorata ad antichi rapporti tra Stato e imprenditoria. L'intera storia della porcellana mostra come essa fosse indissolubilmente legata alla passione che suscitava tra i regnanti, i nobili, i ricchi e i potenti, i quali finanziarono le ricerche, la creazione delle manifatture, l'estrazione del materiale grezzo, le finiture artistiche soprattutto per accrescere il proprio prestigio e di conseguenza furono ben propensi a concedere protezioni, esenzioni, privilegi e monopoli. Attraverso l'analisi storica della fabbrica di Vinovo, lo studio dei testi originali delle suppliche presentate al sovrano da parte dei soci e delle regie patenti concesse, le testimonianze riguardanti le continue sovvenzioni elargite dal governo anche a fronte di gestioni fallimentari, la tesi si pone l'ulteriore obiettivo di dimostrare come anche per i regnanti sabaudi la porcellana rappresentasse un simbolo da difendere e sostenere. L'opera è divisa in quattro capitoli. Nel primo viene dipinto un quadro generale della politica economica piemontese del Settecento, vengono analizzate le sue caratteristiche di stampo protezionistico e come esse si riscontrassero nelle varie tipologie di fabbrica presenti sul territorio. Partendo dall'industria nella quale questi caratteri erano meno riscontrabili, proprio perché sempre più prossima a un'ottica liberale, ossia quella serica, analizzando poi le manifatture di lana, canapa, lino e cotone e l'attività mineraria, giungendo alla fabbrica del vetro e dei cristalli la quale, producendo prodotti di lusso, quindi principalmente creati per la corte sabauda, presentava appieno le principali caratteristiche del protezionismo, il percorso si conclude con l'industria della porcellana, nella quale tali peculiarità furono all'apice, come si evince da uno studio proposto dal professor Giovanni Favero su tale manifattura. Nel secondo capitolo ci si addentra nella storia della fabbrica di Vinovo, dall'iniziativa di Giovanni Brodel, sensale piemontese e di Pierre Antoine Hannong, arcanista di Strasburgo, che furono gli artefici dell'avviamento, ai primi successi artistici e alle prime difficoltà economiche, fino alla decadenza e al fallimento testimoniati in modo molto dettagliato dagli Atti di Lite custoditi a Palazzo Madama in Torino. Nel terzo capitolo viene descritta la rinascita della Reale Fabbrica di Porcellana ad opera di Vittorio Amedeo Gioanetti, che con un'aculata gestione riuscì a mantenerla in vita per più di trent'anni, anche durante la dominazione francese. Nel quarto capitolo viene narrato il periodo di Lomello, subentrato a Gioanetti dopo la sua morte, il quale non riuscì a raggiungere risultati artistici ed economici positivi conducendo la storica manifattura verso la sua fine.
La Reale Fabbrica di Porcellane di Vinovo Monopolio, privilegi ed esenzioni della manifattura, espressione della politica economica protezionistica del Regno Sabaudo in Ancient Régime.
CROLLE, ROBERTA
2016/2017
Abstract
Attraverso studi e ricerche relative alla Reale Fabbrica di Porcellana attiva in Vinovo durante il regno Sabaudo nella seconda metà del secolo XVIII, l'analisi di antichi documenti di diritto reperiti negli archivi torinesi e l'approfondimento del contesto storico, politico, economico e sociologico nel quale operò la manifattura, la tesi si prefigge l'obiettivo di descrivere come il sistema protezionistico tipico dell'Ancien Régime trovasse proprio nella produzione della porcellana la sua massima espressione. Infatti si dimostrerà che mentre, nello stesso periodo, altri settori industriali tendevano almeno in parte, lentamente e faticosamente, verso innovative, primordiali forme di liberismo, la fabbrica di porcellana, per la sua stessa essenza, rimase ancorata ad antichi rapporti tra Stato e imprenditoria. L'intera storia della porcellana mostra come essa fosse indissolubilmente legata alla passione che suscitava tra i regnanti, i nobili, i ricchi e i potenti, i quali finanziarono le ricerche, la creazione delle manifatture, l'estrazione del materiale grezzo, le finiture artistiche soprattutto per accrescere il proprio prestigio e di conseguenza furono ben propensi a concedere protezioni, esenzioni, privilegi e monopoli. Attraverso l'analisi storica della fabbrica di Vinovo, lo studio dei testi originali delle suppliche presentate al sovrano da parte dei soci e delle regie patenti concesse, le testimonianze riguardanti le continue sovvenzioni elargite dal governo anche a fronte di gestioni fallimentari, la tesi si pone l'ulteriore obiettivo di dimostrare come anche per i regnanti sabaudi la porcellana rappresentasse un simbolo da difendere e sostenere. L'opera è divisa in quattro capitoli. Nel primo viene dipinto un quadro generale della politica economica piemontese del Settecento, vengono analizzate le sue caratteristiche di stampo protezionistico e come esse si riscontrassero nelle varie tipologie di fabbrica presenti sul territorio. Partendo dall'industria nella quale questi caratteri erano meno riscontrabili, proprio perché sempre più prossima a un'ottica liberale, ossia quella serica, analizzando poi le manifatture di lana, canapa, lino e cotone e l'attività mineraria, giungendo alla fabbrica del vetro e dei cristalli la quale, producendo prodotti di lusso, quindi principalmente creati per la corte sabauda, presentava appieno le principali caratteristiche del protezionismo, il percorso si conclude con l'industria della porcellana, nella quale tali peculiarità furono all'apice, come si evince da uno studio proposto dal professor Giovanni Favero su tale manifattura. Nel secondo capitolo ci si addentra nella storia della fabbrica di Vinovo, dall'iniziativa di Giovanni Brodel, sensale piemontese e di Pierre Antoine Hannong, arcanista di Strasburgo, che furono gli artefici dell'avviamento, ai primi successi artistici e alle prime difficoltà economiche, fino alla decadenza e al fallimento testimoniati in modo molto dettagliato dagli Atti di Lite custoditi a Palazzo Madama in Torino. Nel terzo capitolo viene descritta la rinascita della Reale Fabbrica di Porcellana ad opera di Vittorio Amedeo Gioanetti, che con un'aculata gestione riuscì a mantenerla in vita per più di trent'anni, anche durante la dominazione francese. Nel quarto capitolo viene narrato il periodo di Lomello, subentrato a Gioanetti dopo la sua morte, il quale non riuscì a raggiungere risultati artistici ed economici positivi conducendo la storica manifattura verso la sua fine.File | Dimensione | Formato | |
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