BACKGROUND: La dieta chetogenica è costituita da una forte riduzione dell'apporto glucidico di high carbohydrate (HC). Tale dieta prevede l'assunzione di circa 20-60 g/die di carboidrati, con un relativo aumento percentuale della quota di proteine e lipidi. In carenza di glucosio esogeno avviene uno switch del metabolismo con aumento degli acidi grassi endogeni ottenuti dalla lipolisi del tessuto adiposo. Dopo la ß-ossidazione degli acidi grassi, a livello epatico avviene la sintesi dei corpi chetonici (KB) utilizzabili a scopo energetico. La dieta chetogenica (VLCKD) viene attualmente applicata alla sola obesità di III grado. OBIETTIVI: Lo scopo dello studio è quello di verificare il reale ruolo che la dieta chetogenica può ricoprire nel trattamento dell'obesità di grado intermedio, attraverso il confronto con uno schema dietetico ipocalorico tradizionale (LCD). MATERIALI E METODI: sono stati inclusi nello studio 275 pazienti inviati all'ambulatorio di nutrizione del presidio sanitario Humanitas Gradenigo di Torino, con età compresa tra i 18 e i 70 anni, obesità di I e II grado e assenza di gravi comorbidità. Di questi 133 hanno seguito una dieta LCD mentre i rimanenti 142 quella VLCKD. I due gruppi del nostro campione sono risultati essere omogenei per quanto riguarda età e peso. Il protocollo della dieta chetogenica ha previsto una fase terapeutica di durata variabile, da uno a più mesi consecutivi, un mese di fase di transizione e i restanti mesi di fase di mantenimento, per un totale di tempo di un anno. I parametri valutati nei gruppi di confronti sono stati i seguenti: peso e BMI, compliance al percorso dietoterapico indicato, drop-out e attività fisica. RISULTATI: sono stati messi a confronto i dati analizzati per i due gruppi di studio suddividendoli nei tempi stabiliti: T1 (1 mese), T2 (3 mesi), T3 (6 mesi), T4 (9 mesi) e T5 (12 mesi). I gruppi del nostro campione al T0 presentavano un BMI mediano di 33 kg/m² circa. Lo studio evidenzia che il gruppo VLCKD presenta una mediana di BMI al T2 di 29 kg/m² e mantiene il calo ponderale ottenuto fino al T5. Il gruppo LCD, invece, non raggiunge un BMI < 30 kg/m² e passa da un BMI mediano di 30.8 kg/m² al T2 a 31.2 kg/m² al T4; p-value statisticamente significativo fino al T4. Per ogni tempo considerato, la percentuale dei pazienti complianti alla dieta VLCKD è significativamente superiore rispetto a quella dei pazienti in LCD. Nel dettaglio il 91.8 % al T1 e il 92.8 % al T2 del gruppo VLCKD vs 79.3% e 60.8% rispettivamente del gruppo LCD sono complianti. Inoltre il 34.5 % e il 44.3 % dei pazienti in dieta LCD ha interrotto il programma nutrizionale, rispettivamente al T1 e T2 vs una percentuale di drop-out pari al 14.0 % e al 30.9% nel gruppo in VLCKD. Lo stesso andamento emerge nei tempi successivi. Entrambi questi due ultimi parametri sono risultati statisticamente significativi, fatta eccezione per il T4. Analizzando la percentuale dei soggetti che praticano attività fisica, emerge che in entrambi i gruppi si è osservato un cambiamento dello stile di vita confermato dalla riduzione dei soggetti sedentari dal tempo T0 a T4, con riduzione maggiore per il gruppo VLCKD; p-value non significativo. Nel confronto dello stesso parametro dal T0 al T5, in entrambi i gruppi si è osservato invece un incremento statisticamente significativo. CONCLUSIONI: In conclusione, la dieta chetogenica VLCKD può considerarsi una terapia alternativa agli attuali approcci terapeutici al paziente obeso, in accordo con i dati della letteratura più recente. La natura retrospettiva di questo studio non ha consentito l'utilizzo di indicatori clinici e metabolici di rischio cardiovascolare, ma supporta fortemente la programmazione di studi prospettici che possano dimostrare se la dieta chetogenica sia in grado di ridurre realmente il rischio cardiovascolare non solo nel grande obeso ma anche nei gradi lievi e medi di obesità.
Dieta chetogenica: terapia alternativa per la riduzione del rischio cardiovascolare nel paziente obeso?
CIUFFREDA, SILVIA
2018/2019
Abstract
BACKGROUND: La dieta chetogenica è costituita da una forte riduzione dell'apporto glucidico di high carbohydrate (HC). Tale dieta prevede l'assunzione di circa 20-60 g/die di carboidrati, con un relativo aumento percentuale della quota di proteine e lipidi. In carenza di glucosio esogeno avviene uno switch del metabolismo con aumento degli acidi grassi endogeni ottenuti dalla lipolisi del tessuto adiposo. Dopo la ß-ossidazione degli acidi grassi, a livello epatico avviene la sintesi dei corpi chetonici (KB) utilizzabili a scopo energetico. La dieta chetogenica (VLCKD) viene attualmente applicata alla sola obesità di III grado. OBIETTIVI: Lo scopo dello studio è quello di verificare il reale ruolo che la dieta chetogenica può ricoprire nel trattamento dell'obesità di grado intermedio, attraverso il confronto con uno schema dietetico ipocalorico tradizionale (LCD). MATERIALI E METODI: sono stati inclusi nello studio 275 pazienti inviati all'ambulatorio di nutrizione del presidio sanitario Humanitas Gradenigo di Torino, con età compresa tra i 18 e i 70 anni, obesità di I e II grado e assenza di gravi comorbidità. Di questi 133 hanno seguito una dieta LCD mentre i rimanenti 142 quella VLCKD. I due gruppi del nostro campione sono risultati essere omogenei per quanto riguarda età e peso. Il protocollo della dieta chetogenica ha previsto una fase terapeutica di durata variabile, da uno a più mesi consecutivi, un mese di fase di transizione e i restanti mesi di fase di mantenimento, per un totale di tempo di un anno. I parametri valutati nei gruppi di confronti sono stati i seguenti: peso e BMI, compliance al percorso dietoterapico indicato, drop-out e attività fisica. RISULTATI: sono stati messi a confronto i dati analizzati per i due gruppi di studio suddividendoli nei tempi stabiliti: T1 (1 mese), T2 (3 mesi), T3 (6 mesi), T4 (9 mesi) e T5 (12 mesi). I gruppi del nostro campione al T0 presentavano un BMI mediano di 33 kg/m² circa. Lo studio evidenzia che il gruppo VLCKD presenta una mediana di BMI al T2 di 29 kg/m² e mantiene il calo ponderale ottenuto fino al T5. Il gruppo LCD, invece, non raggiunge un BMI < 30 kg/m² e passa da un BMI mediano di 30.8 kg/m² al T2 a 31.2 kg/m² al T4; p-value statisticamente significativo fino al T4. Per ogni tempo considerato, la percentuale dei pazienti complianti alla dieta VLCKD è significativamente superiore rispetto a quella dei pazienti in LCD. Nel dettaglio il 91.8 % al T1 e il 92.8 % al T2 del gruppo VLCKD vs 79.3% e 60.8% rispettivamente del gruppo LCD sono complianti. Inoltre il 34.5 % e il 44.3 % dei pazienti in dieta LCD ha interrotto il programma nutrizionale, rispettivamente al T1 e T2 vs una percentuale di drop-out pari al 14.0 % e al 30.9% nel gruppo in VLCKD. Lo stesso andamento emerge nei tempi successivi. Entrambi questi due ultimi parametri sono risultati statisticamente significativi, fatta eccezione per il T4. Analizzando la percentuale dei soggetti che praticano attività fisica, emerge che in entrambi i gruppi si è osservato un cambiamento dello stile di vita confermato dalla riduzione dei soggetti sedentari dal tempo T0 a T4, con riduzione maggiore per il gruppo VLCKD; p-value non significativo. Nel confronto dello stesso parametro dal T0 al T5, in entrambi i gruppi si è osservato invece un incremento statisticamente significativo. CONCLUSIONI: In conclusione, la dieta chetogenica VLCKD può considerarsi una terapia alternativa agli attuali approcci terapeutici al paziente obeso, in accordo con i dati della letteratura più recente. La natura retrospettiva di questo studio non ha consentito l'utilizzo di indicatori clinici e metabolici di rischio cardiovascolare, ma supporta fortemente la programmazione di studi prospettici che possano dimostrare se la dieta chetogenica sia in grado di ridurre realmente il rischio cardiovascolare non solo nel grande obeso ma anche nei gradi lievi e medi di obesità.File | Dimensione | Formato | |
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